Murat Pelit, altro che ‘poverino’!

Dalla sedia a rotelle alla Nazionale Paralimpica di sci alpino. Una storia di coraggio e un inno alla voglia di vivere (e di divertirsi).

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Confesso che ero emozionata nell’incontrare Murat. Da qualche parte le mie cellule sentivano che sarebbe stato un incontro che mi avrebbe toccata molto. No, non parlo di cose del tipo «poverino, lui sì che è sfortunato, la vita è stata meschina con lui»; intendo la vitalità e la forza che riesce a trasmettere un essere umano come lui. Dopo alcuni minuti di chiacchierata, Murat esordisce: «Se dovessi descrivermi in una parola sola ti direi: felicità». Sarà il caso, o sarà che i suoi genitori ci vedevano lungo, il suo nome in turco significa: felice.
«Già da piccolo adoravo stare tra la gente, era vitale per me godermi ogni singolo istante. Questo modo di essere, credo abbia forgiato indissolubilmente il mio carattere. Il passato mi ha aiutato a rendere ogni giorno migliore». La vita, si sa, è imprevedibile nel suo flusso naturale e Murat annuisce mentre mi guarda. «È strano da dire ma è come se avessi vinto alla lotteria, tutto d’un tratto, mi sono ritrovato con la vita radicalmente cambiata, il conto in banca non è cambiato di una virgola ma il mio fisico mi ha fatto un’enorme sorpresa». Murat aveva 22 anni, all’epoca, faceva il servizio militare – il suo desiderio era di seguire la carriera militare fra le truppe di salvataggio – quando gli venne diagnosticato un tumore rarissimo all’osso sacro. 

Nuovo libro e sorriso contagioso

Ad oggi sono stati riscontrati 10 casi al mondo del condrosarcoma sacrale che ha colpito Murat. «Tornando a parlare di lotteria, avrei avuto più possibilità di essere milionario che di ammalarmi di questo tipo di tumore. Sono stato fortunato però, sono qui e ne posso parlare. Non ho semplicemente voltato pagina ma ho cambiato il libro della mia vita, partendo da zero». Da quel nastro di partenza, Murat è ripartito senza più contare sulla presenza delle sue gambe ma alimentando un fuoco sacro che l’ha sempre acceso: trasformare la sofferenza e trovare la strada per stare bene. «Non mi sono dovuto sforzare molto, non volevo soffrire e far stare male i miei cari e quindi ho coltivato il mio amor proprio attraverso quello che mi nutriva. Pensare che in ospedale – ci sono stato 9 anni – mi dicevano che non avrei mai potuto tornare sugli sci».
È proprio dell’animo umano dispiacersi per gli altri, anche se può capitare di farsi condizionare da un errato stereotipo del tipo: disabilità = infelicità. «Tutto quello che faccio distoglie le persone a pensare, anche solo per un attimo, ‘poverino’. Mi capita di incrociare sguardi imbarazzati, quasi dispiaciuti per me, in un attimo rompo il disagio e con un sorriso trasmetto la mia felicità. Penso che abbiamo una risorsa pazzesca che possiamo disegnare con la nostra bocca e che davvero può trasformare situazioni apparentemente scomode in incontri indimenticabili».

Volando sulla neve

«Piedi, perché li voglio se ho ali per volare?», così diceva la pittrice messicana Frida Kahlo – anche lei come Murat segnata da una disabilità fisica. «Sugli sci mi sento libero, in contatto con la montagna, che amo profondamente; lì mi ritrovo, è uno sport che sento mio e attraverso cui posso esprimere la mia creatività e la ricerca continua di emozioni». Esistono limiti nello sport per Murat? «Con quello che offre la tecnologia oggi penso che i limiti siano più mentali che fisici. Sci, wakeboard, skateboard, parapendio, mountain bike, non mi faccio mancare nulla». Il sito è tirex.ch.
Avendo argento vivo addosso, Murat non poteva starsene con le mani in mano: nel 2018 ha dato vita a un’associazione che potesse trasmettere grinta e stimolare il maggior numero di persone con disabilità motoria alla pratica di sport incredibili. «Ti-Rex Sport vuole creare momenti fuori dalla normalità per persone disabili e non. L’intento è quello di abbattere qualsiasi barriera e creare unione e aggregazione tra tutti indistintamente, normodotati e non». 

Sportivo per vocazione

La prima volta di Murat alle Paralimpiadi del 2018 di Pyeongchang (Corea del Sud) è indelebile nella sua memoria nonostante un polso rotto guadagnato un mese prima di partire per la Corea del Sud. «Pensavo di non poter partecipare ma ce l’ho fatta, ero elettrizzato, rappresentavo la Svizzera ed ero onorato di poterlo fare. Ero «ubriaco» di gioia. Questa esperienza mi ha convinto a partecipare alle Paralimpiadi in Cina nel 2022 e non vedo l’ora». Nell’attesa Murat sogna di mettere a segno una medaglia ai Mondiali paralimpici in Finlandia nel 2021». Hop hop hop Murat, siamo con te!

IL PERSONAGGIO
Murat Pelit vive tra Stabio e la sua adorata Nante, in Leventina. La Turchia è il suo Paese di origine, ma parla meglio il dialetto ticinese che la lingua dei suoi genitori. Nato nel 1982 sotto il segno dei pesci, segno zodiacale davvero controverso (dice lui ridendo). Atleta della Nazionale Paralimpica di sci alpino, ambasciatore VF International, presidente dell’Associazione sportiva Ti-Rex Sport e vicepresidente dell’Associazione umanitaria Espérance Acti. Ha una miriade di hobby tra i quali: mountain bike, wakeboard, pesca, caccia. Tutto quello che è declinato al divertimento fa parte del suo essere. È innamorato del suo cane Yuki – e anche della sua morosa (se non lo dice rischia grosso), ha una famiglia numerosa e dei nipotini che gli danno una carica infinita e lo seguono sempre.

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