Uno, e un po’

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Di laRegione

Dalle vicende bibliche di Caino e Abele alle sorelle (e gemelle) Kessler, le storie e gli aneddoti sul rapporto di amore/odio tra fratelli o sorelle certo non mancano nella storia della civiltà. E se Gesù disse «ama tuo fratello come la tua anima e vigila su di lui come sulla pupilla del tuo occhio» (Vangelo di Tommaso), la saggezza popolare ribatte con l’intramontabile «parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli». Il profondo legame di sangue che vincola sorelle e fratelli propone dunque il classico «o li ami o li odi», oppure di volta in volta «cogli ciò che ti fa più comodo». Un’alternativa che la scienza statistica ha sdoganato da tempo (almeno in Svizzera), presentando un «tasso di fecondità totale» di 1,5 figli per donna: come dire, per ogni ragazzo ve n’è a disposizione un’altra metà, soluzione che evita quantomeno scontri di gelosia (e preferenze) in famiglia, vista l’impossibilità di porre i due soggetti sullo stesso piano. Al di là delle facili ironie, questo valore presenta non pochi problemi sociali, essendo in molti paesi industrializzati inferiore alla quota necessaria per mantenere costante la popolazione senza l’ausilio della migrazione (ovvero 2 figli per donna). Siamo naturalmente lontani dai 7 figli del Niger o dai 4 di Egitto e Iraq, solo per citarne alcuni, paesi dove problemi di ben altra natura impediscono oggi di vivere in pace e nella prosperità.

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