Accoglienza e integrazione

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Di laRegione

Invece di farsi discussione pragmatica e orientata a soluzioni realistiche, il dibattito sui migranti rischia di essere sopraffatto da opposti estremismi: emergenza sì emergenza no, risorse sì risorse no, tutti fuori tutti dentro… Certo, l’imparzialità su temi del genere è una pia illusione: esperienze personali, opinioni e pregiudizi condizionano inevitabilmente, perfino inconsciamente, lo sguardo di ognuno di noi. Anche la scelta di orientare tale sguardo su storie di successo, come facciamo in questo numero, presta il fianco all’accusa di fornire una trattazione parziale del tema. Ma mentre le cronache tendono spesso a restituirci gli aspetti più problematici, noi abbiamo ritenuto costruttivo proporre, a loro complemento, un esempio incoraggiante. Esempio che non può ovviamente essere generalizzato, anche per rispetto dei singoli individui pur accomunati da un analogo destino: persone con storie diverse, che scappano da trascorsi e minacce diverse. Esempio che può tuttavia darci qualche spunto sugli elementi che determinano la riuscita dell’accoglienza: da una parte la capacità di adattamento, la disponibilità ad abbracciare determinati usi e costumi sociali del territorio; dall’altra la realizzazione di strutture in grado non solo di fornire un primo rifugio, ma anche di agevolare l’inserimento nella società e nel mondo del lavoro. In questo senso il Ticino – che serba al contempo lunghe memorie d’accoglienza e d’emigrazione – ha mostrato grande impegno.
E questo fa ben sperare.

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