Narcisa, parole di burro (due mesi con la manipolatrice)
Era biondissima, sensualissima, profondissima, simpaticissima, divertentissima. Non mi sembrava vero, e infatti non lo era.
Di Roberto Scarcella
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
“I rapporti intimi arricchiscono sempre, dentro. Che cosa le ha lasciato questa ragazza?”. “Una pelliccia”, rispondeva il ‘Piccolo Diavolo’ Roberto Benigni alla signora perbene che provava a fare conversazione. Io avrei potuto rispondere: “Il segno del morso del suo cane sul braccio”. Che è ancora lì, in bella vista, anche se ormai è passato un po’ di tempo.
Dopo quel morso ho anche chiamato un amico che addestra cani per capire un po’. Ma ho sbagliato, avrei dovuto chiamare qualcuno che addestrasse la padrona. Quella persona – psicologo o esorcista che sia – però, probabilmente nemmeno esiste, e se esiste non è detto che lei la voglia incontrare. Niente di nuovo perché lei, che ha avuto molti uomini, alla fine, non vuole davvero nessuno. Come a strappi non ha voluto più me, dopo avermi voluto talmente tanto da buttare lì l’idea di una convivenza dopo un incontro e mezzo e quella di un figlio dopo due: o ancora un viaggio lungo e lontano esattamente dove volevo io, più un sacco di altre cose, piccole ed enormi, come sentirsi già la “zia” di mio nipote senza nemmeno averlo mai visto. Era tutto un “Faremo, andremo, compreremo, partiremo…” rigorosamente coniugato al futuro: si chiama “future faking” ed è uno dei segnali che avrei dovuto vedere facilmente se solo non avessi avuto occhi solo per lei.
-issima
Perché sì, bisogna dirlo: era bellissima, era biondissima, sensualissima, profondissima, simpaticissima, divertentissima: tutte cose che finiscono in -issima (anche le peggiori, ma quelle le scoprirò solo dopo). Quasi coetanea, lavoro simile al mio, qualche conoscenza in comune, era uno spasso mattina, pomeriggio e sera, al telefono, via messaggio e dal vivo, in cucina e in camera da letto, soli e in mezzo agli amici o agli sconosciuti. Non mi sembrava vero, e infatti non lo era.
A 40 anni suonati, con talmente tante delusioni date e prese negli anni da non farsi più illusioni, l’avevo trovata, quella giusta. Lei, che chiameremo K, era tutto quel che desideravo quando parlavamo, quando non parlavamo, quando dormivamo abbracciati tutta la notte, durante il sesso e anche subito dopo, quando spesso, tra adulti, si scappa: invece si restava appiccicati – tenendoci per la pelle e per gli occhi – ad accarezzarsi in un modo che nemmeno ricordavo esistesse. Stavamo lì, sospesi da qualche parte, a parlare di qualcosa da fare insieme e che poi non abbiamo fatto mai.
Era come se riuscisse a leggermi dentro, scavando dove nessuno era mai arrivato, nemmeno le fidanzate di lungo corso, gli amici, i familiari più stretti. Una cosa stile Semola con la Spada nella Roccia: in tanti avevano provato a estrarre la spada con fatica, lei ci era riuscita senza nemmeno apparentemente sforzarsi. Si chiama “mirroring” e, per farla breve, è un’abilità nel capire l’anima altrui e rifletterla di modo che l’amato si senta compreso come non mai. In quei momenti ti senti una specie di supereroe invincibile, con lei accanto. Ovviamente il “mirroring” è un’altra di quelle cose che avrei dovuto vedere se non avessi avuto occhi solo per eccetera eccetera.
Sabbie mobili
Non ho visto un sacco di altre cose per circa due mesi, che poi non erano altro che bugie declinate in tanti modi, alcuni ripetitivi, altri fantasiosi. Non ho visto nemmeno lei, pur guardandola sempre, continuamente, da lontano e da un millimetro. Ma io la guardavo fuori illudendomi anche di vedere dentro: quel che vedevo però era una donna idealizzata, non lei. Lei era una manipolatrice, una bambina mai cresciuta “con un lato emotivo totalmente disintegrato” (come dice la mia psicologa) o peggio – se c’è un peggio quando si finisce in questi meandri psichici – una narcisista patologica, probabilmente somatica: vale a dire una di quelle persone estroverse che cercano sempre di essere al centro dell’attenzione e che manipolano, tra le altre cose, gli uomini con il sesso, perché queste persone di uomini che le idolatrano non ne hanno mai abbastanza.
Lei, d’altronde, si vantava delle sue doti a letto e del suo lungo curriculum di conquiste; non mancando di sottolineare le avances continue di capi, colleghi, baristi, passanti, vicini di casa, fidanzati e amanti di amiche, ma anche donne, colf compresa. Al primo appuntamento, che mi era parso perfetto, ha raccontato di una specie di processione di grandi manager davanti alla sua camera d’hotel alla fine di un grande evento aziendale.
Per fare il giro del mondo Phileas Fogg ci mise 80 giorni, io ne ho impiegati 60 per fare tutto il giro e guardare, finalmente, la narcisista per quel che era: una fregatura, per me, per sé stessa, per chiunque ci sia rimasto invischiato dentro: un magma di bugie e omissioni più pericoloso di una traversata delle sabbie mobili.
Ho letto di gente che li sposa, che se li tiene anni, ci fa dei figli, sopporta l’indicibile (fino a veri e propri abusi psichici e fisici): di solito le cosiddette vittime sono persone con dipendenze affettive. In pratica ci si annulla all’interno della coppia per dedicarsi in tutto e per tutto al narcisista, che dispone come vuole del partner. I propri bisogni non esistono più per andare dietro ai suoi capricci: d’altronde il narcisista è affetto da senso di grandiosità, un eterno bisogno di ammirazione e mancanza di empatia verso gli altri (soprattutto verso chi dovrebbero amare), mentre chi lo accudisce è fatto esattamente al contrario. L’incastro, malato, è perfetto.
Una pallottola schivata
Di narcisisti ce ne sono di tutti i tipi: il timido (“covert”), il violento (“maligno”), l’estroverso (“overt”), il cerebrale… Se si entra in quel mondo e si scava c’è una mappa di sottocategorie da cui si rischia di non uscire più: affascinante, a suo modo, come tutta la psiche umana.
Ma qui parliamo di K, la mia narcisista non più mia. Parliamo di K perché per parlare del narcisismo sulla carta ci sono psicologi, psichiatri, libri e una carrellata di video (dall’illuminante al cialtronesco) di YouTube di cui ignoravo l’esistenza, più una comunità su Quora perfino più agguerrita di quella degli impallinati di Star Wars.
Lì ci sono le risposte a tante domande ed è un po’ come studiare per il test di guida: tutta teoria. Ma io mi sono ritrovato a fare pratica, a guidarla quella macchina con dentro una manipolatrice che provava a fare schiantare il nostro rapporto dappertutto. Questa è la storia di come ho abbandonato lei, il rapporto, la macchina e tutti gli altri (chissà quanti) che c’erano dentro e che all’inizio non avevo visto o avevo fatto finta di non vedere.
Tra le cose che non sapevo e ora so ci sono le tre fasi del narcisista: love-bombing, svalutazione e scarto. Lo scarto arriva alla fine, quando non le servi più, sempre che tu non te ne sia andato prima.
Il love-bombing è invece la fase iniziale, quella che poi ti resta appiccicata addosso anche dopo, quando tutto è finito che peggio non poteva. Lei ti fa gli occhi dolci, c’è in tutto e per tutto, ti dice che era in “estasi” e altre cose così. A volte il love-bombing del narcisista dura mesi prima che la preda capitoli, nel mio caso – lo ammetto – è durato poco: lei era irresistibile, pareva uscita da un programma in cui avevo messo le coordinate per la donna ideale. Lì, quando il narcisista ti aggancia e sa di averti all’amo iniziano i dolori, ovvero i giochi psicologici per cui – per spiegarmeli – ho dovuto imparare altre parole nuove: triangolazione, hoovering, dissonanza cognitiva, no contact.
All’inizio sembrava la classica relazione stereotipata con una donna (Colonna sonora: “Cara ti amo” degli Elio e le Storie Tese): “se non mi scrivi la mattina però non va bene” seguito da “se mi scrivi troppo poi mi stai addosso”. “Fermati un po’ di più da me” e proprio quando pensi di cenare assieme ti dice bruscamente che è l’ora di andartene. Lì per lì l’ho presa per quel che è di solito, e cioè un prendersi le misure, ma azzeccare le misure qui era impossibile. Infatti c’era altro.
Camminare sulle uova
I narcisisti, quando hanno capito di avere potere nella relazione, iniziano a mettere indizi di possibili tresche o tradimenti (le “triangolazioni”): saltano fuori chiamate notturne e un paio di ex, misteriose cene di lavoro la sera di San Valentino, foto di regali esibiti sui social (e poi, per essere sicura li vedessi, inoltrati su WhatsApp), cene di gruppo dove il gruppo non c’è e in foto si intravede un tavolo da due seguito da una sparizione dal telefono e da ogni social fino al pomeriggio dopo: tutto apparecchiato per farsi gli affari propri e poi rigirarti contro l’eventuale scenata di gelosia. Appena ti permetti di dire qualcosa, passi per quello che fa le sceneggiate. Risultato, come poi leggi e senti dappertutto, non sei più felice e hai “la sensazione di camminare sulle uova”. Non sai più cosa dire, cosa scrivere, come rispondere. Un momento ti ricorda di viziarla quando sarà incinta, quello dopo ti dice “corri troppo, non siamo una coppia”. Tutto, ovviamente, può essere usato contro di te. Anzi, il narcisista non vede l’ora che tu cada in trappola per rinfacciarti la tua insicurezza (instillata da lui, nel mio caso da lei).
Dopo “24 ore meravigliose passate insieme” (copyright K) si progetta di rivedersi appena possibile, ma c’è un misterioso weekend di mezzo “con un’amica”. Alla fine di quel weekend, K mi chiama e dal nulla dice che è confusa, che non sa se abbiamo un futuro, parliamo ore, mi dice “ti richiamo stasera”: non lo fa. Sparisce (ecco il “ghosting”, in cui spesso i narcisisti applicano il love-bombing con qualcun altro, perché i narcisisti non restano soli mai): non un messaggio, una chiamata, niente.
Riappare dopo 12 giorni di silenzio, chiede di vedermi, fa due ore di treno per venire da me dicendo che le manco, che non ha senso buttare via tutte quelle cose in comune, più le solite smancerie che si dicono in quei casi.
Vittima dell’“hoovering” (da Hoover, non il presidente, l’aspirapolvere), vengo risucchiato e la storia riparte, eppure mi resta il tarlo. Torniamo a casa sua e c’è una tazza sul comodino dal mio lato del letto: lei tira fuori una scusa poco credibile e non richiesta (com’era? Excusatio non petita, accusatio manifesta), io, tonto, le do fiducia.
Sembra andare tutto bene, ma restano i silenzi, il futuro con il “noi” che diventa “tu” , “io” , le scuse al limite dell’improbabile, narcolessie improvvise ad orari bizzarri, impegni di lavoro poi miracolosamente rientrati in tempo per permetterle di fare altro, ma che fanno saltare appuntamenti e serate insieme.
Dopo un altro weekend apparentemente perfetto, cancella due incontri, cerca la rissa telefonica, impone un altro stop di una settimana e dice che passerà un weekend con la madre in un rifugio. Mi manderà delle foto dalla montagna con delle amiche che si sarebbero sostituite al volo alla madre che “aveva cambiato idea”: alla fine viene fuori che le due amiche erano due sconosciute, due figuranti di questo teatrino senza fine, che era là con un altro e che non era nemmeno l’unico che ha frequentato in questi 60 giorni (ed ecco l’harem narcisistico, altra definizione nemmeno da spiegare).
Amore e guerra
La mando al diavolo: fosse stata solo la “solita stronza” (chi non ne ha avuto almeno uno o una nella vita? O magari lo è stato, anche solo una volta, e qui alzo la mano anch’io) me ne sarei fatto una ragione in fretta, ma la fase iniziale, quella perfetta, mi si è incastrata dentro. Loro, i narcisisti, sanno come si fa: si staccano (fase di “scarto”) e ricominciano altrove, ma tu mica riesci a comando a fare come loro. Parte la dissonanza cognitiva: possibile che la persona che mi ha capito e amato meglio di tutti è anche quella che mi fa stare più male? Sì, possibile. E il peggio è che nemmeno ti ha mai amato davvero.
Scatta l’ora del “No contact”: la blocchi sui social e sul telefono. Resta l’unica cosa sana da fare. Non devi più vederla né sentirla anche se una parte di te, lontana dall’amor proprio, la rivorrebbe: se vai a indagare su come funziona il nostro cervello – tra rilascio di endorfine, ossitocina e adrenalina – impari che quelle montagne russe che ti ha costruito dentro agiscono con gli stessi meccanismi di una droga.
Il mio istinto mi diceva di non fidarmi già al secondo incontro, ma l’ho messo a tacere quel rompiballe che non mi faceva godere quel che pensavo finalmente di meritarmi: una storia d’amore da film. Il film, però – come ha scritto su internet un altro attore protagonista inconsapevole di una narcisista alla regia – era “‘Ricomincio da capo’ , ma girato da Tim Burton”.
Certo, resta il dolore per quel che è stato e sembrava poter essere, resta l’incredulità; e anche qui devo prendere in prestito una frase altrui (di Ozren Kebo), che però parla di guerra e non d’amore: “Il dolore è più facile da gestire dell’incertezza”. Quindi, nel mio caso, meglio andarsene e soffrire un po’ , tanto poi passa (perché tutto passa), che rimanere lì al lazo – felice due giorni e infelice cinque, dieci, quindici, una vita – a camminare eternamente sulle uova.
Appendice
Stando alle ultime ricerche, circa l’1 per cento della popolazione è da considerarsi narcisista patologico. Il 75% di chi è affetto da narcisismo patologico è maschio.
L’articolo è stato redatto in seguito a una serie di colloqui con due psicologi. Uno dei due, Fabio Mazza, ha un canale YouTube (@fabiomazzapsicoterapeuta) in cui tratta e approfondisce argomenti relativi al narcisismo patologico e non solo. Di seguito, l’intervista al dottor Mazza in cui spiega i tratti del narcisismo patologico e come difendersi dalle manipolazioni:
—
Glossario
Narcisismo patologico
Il narcisismo sano, forma d’amore per sé stessi che porta all’autostima e a dare la giusta attenzione alle proprie esigenze, è non solo normale, ma anche auspicabile. Nel narcisismo patologico, egocentrismo e mancanza di empatia complicano le relazioni. Il narcisista patologico esagera la propria importanza e svaluta chi lo circonda. Cerca una continua conferma della propria grandiosità chiedendo ammirazione incondizionata, senza mai dare nulla in cambio.
Future faking
Durante il love-bombing, il narcisista inizia a parlare di un futuro prossimo o più lontano, introducendo temi importanti come la convivenza, un figlio o il matrimonio. Se proponi un viaggio, un weekend, una cosa da fare assieme, ti dirà sempre di sì, ma nella maggior parte dei casi la procrastinerà sino – spesso – a non portarla a termine. Come dice lo psicoterapeuta Fabio Mazza, “un tipo di vacanza che farai con il narcisista è quella che non farai mai”.
Mirroring
Nella prima fase della relazione, il narcisista ti fa da specchio, mostrandoti esattamente quel che vuoi vedere: si appiattisce sui tuoi valori, sui tuoi desideri, i tuoi hobby, il tuo modo di vedere il mondo. Ti studia e ti rimanda indietro l’immagine della persona ideale che stai cercando per farti innamorare.
Gaslighting
È una tecnica di manipolazione che il narcisista usa per far dubitare la vittima delle proprie percezioni, arrivando ad annullarne progressivamente la capacità di giudizio. Bugie, omissioni e distorsione della realtà portano la vittima a sentirsi confusa e ogni tentativo di chiarimento viene manipolato dal narcisista che piega la realtà ai suoi comodi. Frasi tipiche di questa fase sono “te lo sarai immaginato”, “non l’ho mai detto”, “l’hai detto tu, non io”, “stavo scherzando”, “ti stai inventando tutto”. Da piccoli fraintendimenti, spesso voluti e cercati dal narcisista, si arriva a negare la realtà con la condiscendenza del partner che diventa dipendente dal comportamento abusivo del narcisista.
Love-bombing
Fase 1 del narcisista, il “bombardamento d’amore”, fase in cui la persona agganciata viene subissata di complimenti, attenzioni, regali, promesse. Può durare giorni, settimane o mesi a seconda della “resistenza” del partner. Finito quel momento inizia la fase di svalutazione.
Svalutazione
Fase 2 del ciclo manipolatorio. Il narcisista si rende conto che il nuovo partner non è perfetto, ha difetti e può criticare o non capire i suoi bisogni. Quello che sembra l’amore ideale non lo è più e allora inizia una fase di svalutazione più o meno palese, in cui il partner viene criticato, anche aspramente, o snobbato.
Scarto
Fase conclusiva del ciclo manipolatorio, dalla durata variabile (dopo 6-9 mesi dal love bombing, ma non c’è nulla di matematico). Stanco della sua preda, il narcisista fa di tutto per liberarsene, creando uno scarto indotto, ovvero comportandosi talmente male da farsi lasciare, oppure lasciando lui stesso, spesso scomparendo, o dando poche o nessuna spiegazione al partner che resta con mille domande. Viene preceduto dal trattamento caldo/freddo, in cui la vittima può essere trattata bene e poi male o viceversa nel giro di pochi giorni, ore o perfino secondi.
Triangolazione
È una tecnica di manipolazione che si caratterizza per l’introduzione di un terzo elemento all’interno della coppia con intenti destabilizzanti, citato in modo sottile e allusivo e mai diretto e dirompente, in modo da instillare continui dubbi nel partner: possono essere foto innocenti, messaggi, frase buttate lì riguardanti un ex o una persona avvenente, appuntamenti di cui non vengono rivelati dettagli. Spesso le relazioni, anche più di due, sono portate avanti parallelamente.
Ghosting
Il narcisista sparisce nel nulla dopo frasi più o meno sibilline o addirittura senza preavviso, non risponde ai messaggi né alle telefonate lasciando un senso di “mancanza di chiusura” che terrà agganciata la vittima, ignorata senza un perché. Spesso in questi periodi, il narcisista sta frequentando altri e non vuole essere disturbato, ma poi torna riattivando un’altra fase, più breve, di love-bombing.
Silenzio punitivo
Il narcisista talvolta sparisce per ore, giorni, settimane o anche mesi senza un motivo. Il silenzio è una forma di abuso psicologico con cui il narcisista punisce il partner per qualcosa di cui nemmeno si rende conto (una frase, un atteggiamento, a volte perfino una cosa che fino a poco prima, in fase di love-bombing, faceva star bene il narcisista). La vittima non si sentirà più sicura di sé, si chiederà cosa ha sbagliato e non vedrà l’ora di ricevere un segnale di vita dal partner, che così facendo lo legherà a sé dando il via a un rapporto sbilanciato.
Hoovering
La fase in cui si viene risucchiati nella relazione che ormai sembrava compromessa. Il narcisista usa tecniche di manipolazione per riavere l’attenzione del partner. A volte dopo una risposta positiva ed entusiasta della vittima, il narcisista si fa bastare quello e riscompare, in altri casi torna a frequentare la persona per poi sparire nuovamente.
Dissonanza cognitiva
Comincia a svilupparsi nella fase di svalutazione, cioè quando il partner non si sforza più di apparire ciò che non è: bugie, tradimenti e inganni sono sempre più evidenti ma la persona non riesce a crederci. Perché avviene questo? Perché la sua mente è stata manipolata e lei non riesce ad accettarlo. La domanda che continua a farsi è: com’è possibile che si comporti in modo così crudele, abusante e falso se prima era una persona perfetta? Lo stesso accade alla fine della relazione, quando si cerca di abbandonare la persona che ci ha fatto soffrire.
Dipendenza affettiva
Stato in cui la relazione di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza. All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare sé stessi e non ascoltare i propri bisogni. Spesso il dipendente affettivo ha problemi irrisolti fin dalla giovane età; al contrario del narcisista che pensa di meritare ogni attenzione, teme di non meritarne alcuna, e bastano le briciole di attenzione altrui. Il dipendente affettivo può essere anche la vittima agganciata in un momento difficile: un lutto, una malattia, perdita del lavoro o altri eventi traumatici.
No contact
L’ancora di salvezza per chi si trova invischiato in un rapporto con un narcisista. Ovvero interrompere ogni contatto (se necessario, blocco social e telefonico del partner). L’ideale sarebbe disinteressarsi alla vita dell’altra persona, smettendo di guardare foto vecchie e nuove o messaggi scambiati in precedenza. Meglio togliere dalla propria vista anche regali e oggetti che ricordano il partner, anche i luoghi frequentati e la musica ascoltata insieme, fino a che non si ristabilisce un equilibrio emotivo. Solitamente i tempi di recupero sono più lunghi rispetto a una relazione normale proprio per l’intensità delle emozioni vissute nella fase iniziale e per l’effetto montagne russe di quella intermedia e finale.