Blonde Redhead: due italiani (e una giapponese) a New York
‘Non siamo no wave, né tantomeno avant-pop. La nostra musica tende a raggiungere lo stato di bellezza e di estasi’
Di Giancarlo Fornasier
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
SUONI & RUMORI
Blonde Redhead – In An Expression Of The Inexpressible (1998)
Nella New York della metà anni Ottanta/inizio Novanta il gruppo di riferimento per gli ardimentosi della chitarra e delle cavalcate sonore si chiama Sonic Youth. Tra i cuori spezzati da Thurston Moore e Lee Ranaldo ci sono anche quattro ragazzi (poi rimasti in tre) da poco arrivati a Brooklyn. Siamo nel 1993: Amedeo e Simone Pace – fratelli milanesi trasferiti in Canada ancora adolescenti e poi a Boston per studiare jazz –, conoscono la cantante/chitarrista Kazu Makino. Pubblicano un paio di singoli, che catturano l’attenzione di Steve Shelley (batterista dei SY, appunto), incontro che li porterà a pubblicare il primo omonimo album (1995), a cui seguirà il notevole La mia vita violenta, lavoro dedicato a Pier Paolo Pasolini… E non sarà il solo riferimento culturale italico che i Pace (batteria e chitarra) porteranno nel gruppo, come vedremo.
Accasatisi già col precedente e maturo Fake Can Be Just as Good (1997) all’etichetta Touch & Go di Chicago – una garanzia per chi cercava un certo suono indie già dalla metà degli anni Ottanta –, nel 1998 esce In An Expression Of The Inexpressible. Forse non il migliore del trio (son gusti, si sa), l’album si snoda tra delicate partiture e urticanti cavalcate noise-rock, e segna soprattutto l’inizio della collaborazione con Guy Picciotto dei Fugazi (chi ha orecchie per intendere ha già capito). Chi la sa lunga scriverà: “Le chitarre stridule di Makino e di Amedeo, i ritmi sghembi di Simone costruiscono un vortice di tensione, in cui però si infilano anche riferimenti a colonne sonore anni Sessanta, sprazzi da cocktail lounge, temi western rivisitati in salsa progressive”. La stessa Makino dichiarerà: “Non siamo no wave, né tantomeno avant-pop. La nostra musica tende a raggiungere lo stato di bellezza e di estasi. Partendo dal punk-rock, tracciamo delle linee melodiche dolci che esplodono in irruzioni di violenza. Sia la musica che l’uso della mia voce tendono a enfatizzare la nostra ricerca del bello, senza le barriere dei generi”.
Come, per esempio, la musica d’autore francese e italiana (si veda l’originale EP Melodie Citronique del 2000). E su tutti Serge Gainsbourg e Lucio Battisti, che i Pace citeranno in almeno un paio di brani: ‘Pier Paolo’ (1997) che ricorda molto da vicino ‘La mia canzone per Maria’ del 1968; e la geniale ‘Le tre verità’ del 1971, che compare qui e lì nella semi-strumentale ‘Futurism vs Passeism’ (parti 1 e 2; tracce uscite tra il 1997 e il ’98). Passati alla 4AD col patinato Misery Is a Butterfly (2004), i Blonde Redhead non si vedono (stando al loro sito) ufficialmente in tour in Europa dal 2018. Il loro ultimo lavoro esteso (Baragán) risale al 2014.