Indecifrabili universi immaginari
Creatore di un’enciclopedia che ancora oggi meraviglia, Luigi Serafini è stato ospite del Festival Babel per parlare di enigmi e codici
Di laRegione
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Il Codex Seraphinianus è un’enciclopedia visionaria, uno straordinario connubio di scrittura e immagini uscite dalla fantasia e dalla matita di Luigi Serafini. Fu realizzato alla fine degli anni Settanta nella Roma del Borromini, all’ombra dei suoi sterminati capolavori, dove l’autore e poliedrico artista vive e lavora. Lo scorso 14 settembre Serafini è stato protagonista con Paolo Albani dell’incontro «L’indecifrabile. Gli enigmi, i codici» al Teatro Sociale di Bellinzona, nell’ambito di Babel (babelfestival.com) che quest’anno rifletteva col pubblico sulle lingue inaccessibili. Lo abbiamo incontrato.
Signor Serafini, ci ricorda la genesi del suo Codex?
«La scrittura, come i disegni, sono parte di un sogno, una fantasia. Quando ho iniziato a disegnare le tavole, senza neanche sapere cosa stessi facendo, volevo addomesticare queste strane creature. Invece di raccontare una storia è venuta fuori una sorta di scrittura automatica, come quella dei sensitivi. Ci sono molte componenti di lingue diverse che vanno dal greco al latino con l’alfabeto e le grazie delle maiuscole. Non parliamo poi dell’arabo».
Cosa ha rappresentato?
«È stato uno slancio vitale, una necessità ineludibile, ma anche il risultato delle mie esperienze. Negli anni Settanta ero in America, on the road, nel momento clou della generazione che avrebbe inventato internet; quella dei figli di chi aveva fatto la guerra, il Codice Enigma e negato la comunicazione».
Un tripudio di barocco ha vegliato sul Codex, regno di metamorfosi. Parliamo di genius loci…
«Ho pensato il Codex a Pedaso, nelle Marche, tra il faro e la villa in collina dei miei zii, che era una Wunderkammer. Poi l’ho realizzato in via Sant’Andrea delle Fratte, a Roma, all’ombra dell’omonima chiesa con il tiburio e il campanile del Borromini. Oggi il mio studio è vicino a Sant’Ivo alla Sapienza, con la lanterna dell’architetto ticinese il cui progetto era riportato sulla vecchia banconota da 100 franchi».
Come è stato accolto in Cina?
«A una conferenza a Pechino per l’edizione cinese del Codex mi chiesero cosa pensassi della contraffazione in quantità dell’opera venduta online. Risposi che ero stupito che la mia fantaenciclopedia potesse essere apprezzata come una borsa di Louis Vuitton…».
Ci sono dei paralleli tra la sua opera e il noto (e misterioso) Manoscritto di Voynich del XV secolo?
«No, per niente. Ho sempre pensato che il libro che Rodolfo II d’Asburgo, appassionato d’alchimia, acquistò a caro prezzo avesse un’indecifrabilità finalizzata alla truffa».
Ha visto i tatuaggi serafiniani riportati su Instagram?
«Sì, e ho immaginato una grande festa in uno stadio dove riunire i tatuati da tutto il mondo».
Tra gli estimatori del Codex c’è il regista Tim Burton…
«È tutta colpa di Danny Elfman, il compositore prediletto da Tim Burton, che tra l’altro ha realizzato la colonna sonora di una mia personale a Milano».
E anche Federico Fellini…
«Ci frequentavamo e realizzai la locandina del film La voce della luna. Entrambi avevamo vissuto lo stupore di vedere il sorgere all’orizzonte della Luna sull’Adriatico».
PROFILO D’ARTISTA
Luigi Serafini, artista poliedrico, nasce a Roma nel 1949. Nel suo affascinante percorso ha declinato di volta in volta le sue varie anime di instancabile disegnatore, architetto, pittore, scultore, designer, scenografo e scrittore. Nel 1981 pubblica con Franco Maria Ricci il Codex Seraphinianus, enciclopedia di alfabeti inventati e creature inesistenti che ripercorre tutti i campi dello scibile. Un libro d’arte entrato nella storia dell’editoria e oggi giunto alla sua undicesima edizione (Rizzoli). Tra gli estimatori dell’opera si ricordano Azzedine Alaia, Roland Barthes, Tim Burton, Italo Calvino, Federico Fellini, Douglas Hofstadter, Leonardo Sciascia e Vittorio Sgarbi. Nel 2014 a rendergli omaggio è il film Luigi Serafini, Grand rectum de l’Université de Foulosophie per la regia di François Gourd e Mélanie Ladouceur. Tra gli altri libri pubblicati da questo artista visionario segnaliamo Pulcinellopaedia (1984) e Il coniglio d’oro (2015). Fra le sue opere spicca Balançoires sans frontières, l’installazione temporanea «in stile fantasegnaletico e antixenofobo» realizzata nel 2008 sul confine tra l’Italia e la Svizzera, tra Castasegna e Villa di Chiavenna, per la manifestazione Arte Bregaglia. La surreale altalena, che rifletteva sul «tema del confine e della frontiera» e sulla «forza rivoluzionaria dei bambini», aveva preceduto di anni quella più recente di Ronald Rael e Virginia San Fratello posizionata tra il muro che divide Messico e Stati Uniti d’America.