Il Natale visto da Milco Margaroli

“In una Svizzera sempre più secolarizzata” è importante riscoprire le radici cristiane. Che sono alla base di molti momenti di festa nei quali riflettere

Di Gino Driussi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Nato a Locarno il 20 ottobre 1965, è sposato dal 1998 con Daniela, è padre di tre figli di 22, 20 e 16 anni. All’età di 24 anni, dopo un trascorso da panettiere pasticciere, ha iniziato la formazione di infermiere in psichiatria, seguita dopo tre anni da quella di infermiere in salute pubblica. Dopo 26 anni di lavoro in due servizi territoriali, dal giugno di quest’anno è infermiere psichiatrico indipendente. Accanto al percorso professionale, dal 1996 ha iniziato un cammino di fede che lo ha portato, dopo un periodo di formazione biblica, a fondare e gestire, nel 2000 insieme con sua moglie, una comunità evangelica per 15 anni. Successivamente si è dedicato ad ambiti più specifici, in particolare alle relazioni con le altre denominazioni cristiane del Cantone e della Confederazione e al sostegno di persone disagiate. Oltre alla sua attività professionale, è responsabile della Fondazione di ispirazione cristiana DEMIAP di Cugnasco, da lui costituita nel 2017.

Si può senz’altro affermare che la vita di Milco Margaroli trascorre su due binari principali, non paralleli ma che si intersecano, quello della sua professione di infermiere psichiatrico e quello della sua fede evangelica. Allora, mi interessa subito sapere come si collegano e come eventualmente si influenzano. “Il mio lavoro nell’ambito sociale, nel mio caso prettamente psichiatrico, è per me un modo per mettere in pratica quello che ci dice il Signore, cioè di aiutare il povero, il disagiato. Però attenzione, soprattutto quando lavoravo per il Cantone ho sempre tenuto a separare il mio impegno cristiano dalla mia professione, perché evidentemente e giustamente era da escludere qualsiasi tipo di proselitismo. Questo non mi ha però impedito di applicare quei principi etici che sono contenuti nella fede, cioè il perdono, l’amore, l’accettazione, l’accoglienza, che sono peraltro ben lungi dall’appartenere solo a chi si professa cristiano”.

Il segno delle incertezze

Restiamo per un momento sulla sua attività professionale, perché non è difficile immaginare che sia stata messa a dura prova da due anni di Covid. “In quel periodo mi occupavo soprattutto di tossicodipendenti, i quali, durante il lockdown, non potevano venire nelle nostre strutture, di modo che uscivamo noi a portar loro il metadone. Ebbene, è stato durissimo e massacrante, perché eravamo in due e dovevamo essere operativi due settimane a testa e senza poterci incontrare (per evitare qualsiasi rischio di contagio). Eravamo gli unici ad avere un contatto diretto con i pazienti, in quanto i loro altri operatori di riferimento dovevano rimanere a casa o in ufficio. Purtroppo, non avevamo neanche il tempo per fermarci a fare quattro chiacchiere con loro e devo dire che mi piangeva il cuore, davanti al bisogno di ciascuno di parlare, di confidarsi con noi”. Adesso, Milco Margaroli segue come indipendente pazienti prevalentemente over 50 e constata come la pandemia abbia lasciato il segno: “Sono rimaste un’incredibile paura della morte, molte incertezze e tante insicurezze, fisiche e mentali, inerenti soprattutto alla libertà e alla salute, tanto più che quasi tutti hanno preso il Covid”.


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L’importanza della fede

Come già detto, la fede ha una grande importanza nella vita del mio interlocutore, ma non è sempre stato così. “Vengo da una famiglia cattolica, poco praticante, per cui ho seguito il classico percorso di un bambino ticinese fino a quando – avrò avuto 7 o 8 anni – nel corso di una messa nella mia parrocchia il prete mi portò in sacrestia e mi diede due schiaffi per motivi tutto sommato futili. Ebbene, ne rimasi talmente male che decisi di non mettere più piede in chiesa, con l’approvazione peraltro di mia mamma!”. Seguirà una lunga traversata del deserto, pur non avendo mai abbandonato la ricerca del soprannaturale, fino al 1996. “Quell’anno conobbi Daniela, quella che sarebbe diventata mia moglie, che era credente e praticante in una chiesa evangelica libera. Mi parlò di Gesù, della salvezza, ma sebbene mi avessero subito colpito la sua relazione, veramente autentica, con il Signore e il suo modo di pregare, non volevo saperne di seguirla, per cui, dopo sei mesi di discussioni a non finire (una vera e propria battaglia), optammo per una specie di tregua. Fu allora che feci un viaggio in Egitto, programmato da tempo, durante il quale ebbi una specie di visione, non saprei bene come definirla. Ero assopito, guardavo il cielo e vidi un foglio di carta accartocciato, che si apriva piano piano e che conteneva tutte le risposte ai miei dubbi di fede, insomma una rivelazione. Rientrato da quel viaggio, ne parlai con Daniela, che evidentemente rimase molto meravigliata. E da lì sono partiti il mio percorso di fede e la mia decisione di servire il Signore”.

Una comunità e una fondazione

Milco Margaroli e sua moglie lo faranno costituendo nel 2000 una comunità evangelica libera chiamata “Chiesa Ticino”, che gestiranno per una quindicina d’anni prima di orientarsi verso più ampi orizzonti, soprattutto intra-protestanti e poi anche ecumenici, con la costituzione, a Cugnasco, della fondazione DEMIAP. “Se decodifichiamo questo strano acronimo, ne scopriamo gli scopi: DE= divulgazione dell’evangelo, MI=momenti di incontro, AP= aiuto alle persone”. Tra le iniziative promosse da questa fondazione, mi colpiscono quelle che intraprende ogni anno, in collaborazione con altri organismi evangelici di tutto il Paese, con il titolo “Preghiera per la Svizzera”, in occasione del Primo agosto e della Festa federale di ringraziamento, penitenza e preghiera (detta anche Digiuno federale), che cade la terza domenica di settembre. “In una Svizzera sempre più secolarizzata, è importante che se ne riscoprano le radici cristiane, che sono alla base – ma ormai chi se lo ricorda? – di queste ricorrenze. È interessante notare come il Digiuno federale abbia origini non religiose, ma politiche. E a questo proposito, faccio parte di un gruppo interconfessionale di quattro persone che si prende a carico in modo molto discreto l’assistenza spirituale (anche se questo termine è un po’ altisonante) dei parlamentari federali a Berna, in particolare con la preghiera. E devo dire che è un servizio sicuramente apprezzato”.

Il Natale commercializzato

Manca ormai poco al Natale, per cui, al termine di questa interessante chiacchierata con un uomo di sincera fede, non posso non chiedere a Milco Margaroli che cosa rappresenta questa ricorrenza per lui… “Per me è innanzitutto una certa sofferenza nel vedere come questa festa cristiana sia stata freneticamente commercializzata e abbia perso ogni sua connotazione religiosa. Si celebra un compleanno senza il festeggiato. Detto questo, per me dovrebbe essere Natale tutti i giorni, cioè il ricordarsi della nascita del Salvatore del mondo. Ma ovviamente ben vengano le celebrazioni del 25 dicembre!”.


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