Sulle note (solari) di Vanessa Hunt Russell
Dal 2021 è violoncellista titolare nell’Orchestra della Svizzera italiana. Una giovane donna con un futuro che promette riconoscimenti e successi
Di Gino Driussi
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
È nata nel 1990 a Montréal da una famiglia di musicisti professionisti. Nel 2011 si è trasferita in Svizzera per studiare alla Hochschule für Musik di Basilea, dove ha completato un Bachelor degree in cello performance. Ha poi continuato i suoi studi alla Zürcher Hochschule der Künste, dove ha ottenuto un Master in soloist performance. Violoncellista, nel 2018 ha iniziato a suonare anche la viola da gamba. Dopo la sua laurea nel 2020, con questo strumento prosegue privatamente i suoi studi con Paolo Pandolfo a Basilea. Vanessa ha vinto il Primo premio e il Premio del pubblico al prestigioso Concorso internazionale di viola da gamba Bach-Abel 2021 a Köthen, in Germania. Dal 2014 si esibisce anche come solista ed è regolarmente invitata a suonare con prestigiose orchestre, tra cui la Tonhalle di Zurigo e la Mahler Chamber Orchestra.
Per utilizzare un gergo sportivo, Vanessa Hunt Russell è uno degli ultimi “acquisti” dell’OSI, l’Orchestra della Svizzera italiana, e anche tra i componenti che vengono da più lontano, addirittura dal Canada. Quando la incontro a Lugano Besso, durante una delle prove dell’OSI, mi dice che questa è la prima intervista della sua carriera. Allora partiamo subito con la più classica delle domande, cioè quando e perché ha incominciato a fare musica. “Avevo 5 anni quando iniziai a suonare il pianoforte con mia mamma pianista. Due anni dopo passai al violoncello, uno strumento che mi era molto familiare in quanto mio padre suonava questo strumento nell’Orchestra sinfonica di Montreal e volevo assolutamente emularlo. Imparai con il metodo Suzuki, particolarmente adatto ai bambini. Il suo ideatore, il giapponese Shinichi Suzuki, aveva capito che l’imitazione è alla base del processo di apprendimento del bambino, che già a partire dai 3 anni poteva imparare a suonare, così come impara a parlare. Come apprende ascoltando e ripetendo le parole dei genitori, succede la stessa cosa suonando, ascoltando e ripetendo un frammento musicale, un ritmo, una melodia. Il violoncello mi è piaciuto moltissimo e, dopo 6 anni di metodo Suzuki, studiai un anno con mio papà per prepararmi all’esame di entrata al Conservatorio di Montreal, dove trascorsi tre anni e mi diplomai”.
© OSI / Filippo Fratoni
Al concerto del 16 giugno 2022 nella chiesa di San Biagio a Bellinzona.
L’arrivo in Svizzera
Una svolta importante nella vita di Vanessa avviene nel 2011, quando lascia il Canada per trasferirsi in Svizzera: “Le cose sono andate così: in quel periodo mio padre stava suonando un brano del compositore francese Pierre Boulez intitolato Messagesquisse, scritto per un violoncello solo e sei violoncelli. Ne avevo ascoltate con lui diverse registrazioni e quella che mi piacque di più fu quella eseguita dallo svizzero Thomas Demenga. Venni in Svizzera per incontrarlo e decisi di studiare con lui alla Hochschule für Musik di Basilea. Era specialista sia del repertorio barocco sia di quello contemporaneo e questo era veramente l’ideale per me. Con lui feci un anno di Bachelor e due di Master. Successivamente, fu lui a consigliarmi di proseguire i miei studi alla Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo con il violoncellista belga Roel Dieltiens. Fu un’esperienza incredibile, ottenni un Master da solista e uno pedagogico e fu lui a prepararmi per le audizioni con diverse orchestre”. Tra queste, anche l’OSI. Però, prima, con una parentesi a Berlino… “Mi ero appena trasferita nella capitale tedesca per seguire il mio compagno, il trombonista basso vallesano Rudolf Hermann, ingaggiato dall’Orchestra della polizia della capitale tedesca, quando scoppiò la pandemia, nel febbraio 2020. Alcuni mesi dopo, in ottobre, partecipai a Lugano a un’audizione dell’OSI per un posto di violoncellista. Eravamo in 23 e scelsero me. Essendo io canadese, trascorse un po’ di tempo per ottenere tutti i permessi necessari per il mio trasferimento in Svizzera, che avvenne nel gennaio 2021, quando esordii, proprio qui all’Auditorio Stelio Molo, con la mia nuova orchestra”.
Sola e isolata a causa della pandemia
Vorrei anche sapere dalla mia interlocutrice come si trova in Ticino. “Mi sono ambientata subito, grazie soprattutto alla gentilezza dei miei colleghi e di tutto lo staff dell’orchestra. Certo, non sono mancate le difficoltà, perché non sapevo una parola di italiano (ora invece lo parla bene, nda) e poi c’era l’obbligo di portare la mascherina, il che non facilitava le relazioni. Inoltre i bar e i ristoranti erano chiusi e i nostri concerti erano limitati e senza pubblico, trasmessi prevalentemente in streaming. Per un po’ di tempo sono rimasta quindi sola e praticamente isolata, fino a quando, nel settembre dello scorso anno, non mi ha raggiunta da Berlino il mio compagno, il quale desiderava avvicinarsi ai suoi genitori. Adesso lui suona nella Basel Sinfonietta, viviamo a Lugano e lui fa il pendolare tra qui e Basilea”.
Vanessa non mi nasconde il suo entusiasmo per Lugano: “Per me è una delle più belle città del mondo, c’è molto sole e i colori della natura sono bellissimi. È vero che non ho molti contatti con la gente, ma con il mio italiano che sta migliorando, anche questo aspetto sarà facilitato”. Ma le manca qualcosa del Canada? “Be’, Montréal, con i suoi due milioni di abitanti, è una metropoli, molto internazionale, con i suoi numerosi ristoranti etnici, che qui, evidentemente, sono pochi. Ma va bene lo stesso, perché le specialità italiane – come la pizza – e svizzere – in primis il formaggio, tra cui la fondue e la raclette – mi piacciono parecchio”.
È il momento di tornare alle prove, per cui mi congedo da Vanessa non senza essere stato colpito, nel corso della nostra piacevole conversazione, dall’entusiasmo, dalla solarità, dal sorriso e dalla positività di questa giovane musicista, che ha tutte le carte in regola per fare una carriera piena di successi.
© OSI / Kaupo Kikkas