Elisa Robledo fa certo ridere, ma anche pensare
Che ci fa una ragazza colombiana a Ludiano? Sì, c’entra l’amore (va da sé)… ma anche la voglia di costruire progetti solidi, quelli che guardano lontano
Di Sara Rossi Guidicelli
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.
Si chiama Elisa, è sposata con un Milani della Valle di Blenio, lavora a Bellinzona come geologa e ha due bambini. Di lei mi ha sempre colpito la capacità di ridere, far ridere e sfoderare cinismo in maniera incantevole. E oggi che posso intervistarla scopro anche una sua parte di ombre e fragilità...
“Sono nata in una famiglia modesta, in una cittadina della Colombia. I miei genitori volevano emigrare in Venezuela, ma non lo hanno mai fatto. Io volevo viaggiare, conoscere le lingue e scoprire cosa si mangia nel mondo… ed eccomi qui”. Elisa Robledo vive a Ludiano, in una splendida casa del Milleseicento, grande e luminosa, tutta fatta di scale, legno e pietre; un grande camino, tanti corridoi, soppalchi, volte e porticine. La casa che tutti noi avremmo voluto esplorare di nascosto da bambini.
Curiosare il pianeta
“Dopo il Liceo ho fatto un apprendistato per diventare segretaria, ma invece di lavorare avevo voglia di fare il giro dei parenti che avevo negli Stati Uniti, in Germania e in Svizzera, a Friborgo. Proprio lì mi sono trovata particolarmente bene e ho imparato il francese; per un anno e mezzo sono stata in una famiglia come baby-sitter. Credo che il primo anno ho divorato io metà della produzione di mele, pere e fragole di tutto il cantone: per me era frutta esotica, per mesi ne ho abusato tanto che adesso non riesco più a mangiarne neppure uno spicchio. I salumi invece…”.
Si definisce golosa, Elisa, e da sempre interessata a geografia e materie affini. Per lei, il senso dell’umorismo è “l’unica forma di comunicazione che conosco. Mi serve come ponte linguistico e allo stesso tempo come meccanismo di difesa, perché in realtà sarei piuttosto schiva”. Quando era a Friborgo, all’inizio non aveva i documenti validi per soggiornare in Svizzera; poi una vicina di casa ha minacciato di denunciarla, lei ha smesso di lavorare e si è iscritta all’Università, in geologia, ottenendo così il permesso da studente.
“Mi piace molto studiare paleontologia e dinosauri. Sono meno interessata all’essere umano, anche se oggi in qualche modo mi occupo di persone…”. Infatti da alcuni anni lavora al Dipartimento del Territorio, a Bellinzona, dove si occupa di protezione delle acque sotterranee. “In pratica aiuto i Comuni a proteggere le loro acque; sono quella che dice alla gente dove non può costruire…”.
© Ti-Press / Alessandro Crinari
Da piccola aveva sognato
Voleva diventare maestra, pilota di elicotteri, sarta, disegnatrice di moda, giramondo. E poi a un certo punto, durante gli studi al Politecnico di Losanna, ha conosciuto Gustavo. Nel frattempo lei si era già sposata, aveva divorziato e si era integrata benissimo nella cultura romanda. Era dunque tempo di spostarsi nella Svizzera tedesca perché… “adoro il tedesco. Lo parlo un po’ ma volevo praticarlo e poi là avrei avuto più opportunità professionali. Invece, quando non vedevo Gustavo per un po’ di tempo, mi mancava. Eravamo molto amici, eravamo quelli che cucinavano per tutti i nostri compagni, ci siamo trovati così: golosi e ridanciani, entrambi iscritti al Master di Ingegneria ambientale… Diciamo che mi ha conquistata con un indimenticabile piatto di pasta e fagioli”.
Gustavo è bleniese, e quando anche lei ha ricevuto un’offerta di lavoro in Ticino, hanno deciso di vivere qui. “Per anni abbiamo vissuto a Lugano, come due eterni giovani pieni di amici, viaggi e aperitivi… poi ci siamo accorti che non volevamo continuare per sempre quella vita, ma che avevamo voglia di fondare una famiglia. Era lui quello che spingeva di più. Ci siamo detti che avremmo provato ad avere dei bambini; e che se non funzionava li avremmo adottati. Non vedevamo alternative, non le abbiamo prese in considerazione. Quando abbiamo scoperto che da soli non riuscivamo a concepire un figlio, per noi la scelta più naturale è stata adottare due bambini colombiani. Era un desiderio preciso e lo abbiamo seguito”.
Una preparazione impossibile
Sono iniziati i tre anni di formazione che spettano a chi diventa “genitore di cuore”. Un lungo percorso di test psicologici, sedute con lo psichiatra, formulari, riunioni, corsi… “È una formazione che consiglierei a tutti, perché si toccano principalmente punti che riguardano ogni figlio, anche quelli ‘di pancia’. Comunque, non c’è niente che ti prepari a essere genitore. L’inizio è stato durissimo. Eravamo terrorizzati, i due bimbi e noi. È stato molto bello e molto difficile; si deve decostruire tutta un’aspettativa di facile gioia, amore, armonia e continuamente ripartire da quello che c’è”.
© Ti-Press / Alessandro Crinari
Parliamo di maternità
Delle mamme che piangono dalla stanchezza e pensano di essere le uniche al mondo che non sono in grado. Parliamo di come “le altre” sembrano sempre perfette, mentre a noi mancano proprio le qualità che ci vogliono… ma quali qualità? Elisa ha le cicatrici sulle braccia, dai morsi che ha ricevuto. “Siamo cresciuti insieme, abbiamo accordato il passo e continuiamo a farlo. All’inizio non mi autorizzavo a essere la loro mamma, avevo paura di sbagliare ed ero estremamente esigente con me stessa. Ora penso che posso essere imperfetta e che sono la migliore mamma che possono avere in questo momento, perché qui ora ci sono io. È la cosa più difficile che ho mai fatto, diventare mamma, ma è anche una delle più belle e sicuramente la più intensa…”.
Da Lugano si sono spostati a Ludiano. “Qui abbiamo più spazio in casa e in paese c’è una dimensione di vicinanza che mi piace molto; mi sembra tutto più semplice e fluido, i rapporti con la gente sono amichevoli, è tranquillo, per le famiglie è il luogo ideale. È un paese ovattato e caloroso, e non da ultimo… si mangia bene e tanto”.