Alcol e salute: una scelta di vite
A partire dal maggio 2026, l’Irlanda adotterà un’etichetta sugli alcolici con avvertenze per la salute. Come sui pacchetti di sigarette, per capirci…
Di Alba Minadeo
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, inserto allegato a laRegione
“Hai bevuto il peccato! Nient’affatto, ho bevuto ciò che sarebbe peccato abbandonare! (…) Non vi è vita in questo mondo per chi è sobrio, chi muore senza aver provato l’ebbrezza ha vissuto invano”
(Ibn Al-Farid, poeta sufi del secolo XII, dai versi de ‘Il vino mistico’).
Con la decisione irlandese, in tutta Europa cresce il fermento. Svizzera inclusa. In Irlanda il consumo di alcol è un’emergenza sanitaria nazionale, per questo lo scorso maggio il Ministro della Salute, Stephen Donnelly, ha convertito in legge il regolamento che prevede l’etichettatura delle bevande alcoliche, con un avvertimento sui danni del consumo di alcol e il legame diretto con tumori mortali, con la quantità di alcol in grammi (anziché in percentuale), le calorie, un pittogramma sui rischi per la gravidanza e un link a un sito web su alcol e salute. Questa misura ha sollevato le critiche soprattutto di Francia, Spagna e Italia (il cui antico nome è Enotria, dal greco ôinos, vino).
“Mezz e mezz”
Come sempre, la ragione sta nel mezzo. È emerso anche nella puntata del 3 marzo 2023 di ‘Controcorrente’ della RSI, dal confronto del dr. Alberto Moriggia, epatologo, e Andrea Conconi, direttore di Ticinowine, con i radioascoltatori. Tutti d’accordo sul dire che bere un bicchiere di vino al giorno faccia bene alla salute (lo consigliano anche i medici). L’alcol è cancerogeno: l’etanolo fa male, non il vino in sé. C’è poi chi sostiene che l’etichettatura sia una deriva proibizionista e chi un’informazione necessaria. Si tratta sempre di contestualizzare: c’è differenza tra chi beve al mattino alle 9 o chi dopo il lavoro, un rituale che riduce lo stress: privarsene farebbe peggio. Infine, qualcuno dice che bisognerebbe adottare altri strumenti di prevenzione, guardando ai problemi sociali, all’aumento della depressione e degli antidepressivi. Responsabile è anche chi vende ai minori di diciotto anni.
La questione riguarda la tutela della salute pubblica, ma anche gli interessi economici e culturali legati alla produzione e alla vendita di vino (3’000 vitigni, 70 cantine in Ticino), birra e superalcolici. Tutti dubbiosi sull’efficacia dell’etichetta: allora bisognerebbe metterla anche sulle merendine, le bevande zuccherate, il caffè, il cioccolato. Anche l’aria è cancerogena, le polveri sottili… “In Irlanda fa freddo, l’uva non matura”. “È diseducativo vedere nelle serie tv donne che aprono una bottiglia e si riempiono il calice di rosso” , i commenti di altri radioascoltatori.
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Bien boire, bien vivre
Come scriveva Marco Jeitziner su queste pagine il 15 ottobre dello scorso anno, la nicchia dei vini naturali in Svizzera cresce, tra coltivazione biologica e biodinamica: con l’avvento anche di vigne sinergiche (niente lavorazione del terreno, concime chimico, diserbo, insetticidi o altri fitofarmaci) e permacultura (ripristino di un equilibrio tra uomo e ambiente) è possibile produrre vini vitali. Sull’etichetta è d’obbligo riportare la scritta “contiene solfiti” nei vini con anidride solforosa oltre i 10 mg per litro, prodotta naturalmente durante la fermentazione.
Far ossigenare il vino prima di berlo permette di eliminare il 40% di questa sostanza. I vini senza solfiti sono il frutto di una vinificazione fatta con uve sane e prive di muffe, eccellenti di gusto e ricchi di sostanze benefiche: gli antiossidanti sono fino a cinque volte superiori agli altri vini e il bouquet conserva gli aromi naturali dell’uva e del vitigno. Costano in media il 20% in più, ma si centellinano. Il vino chiama le proteine, compresi i legumi: dunque i vegetariani lo bevono, ma vegano.
Nel processo di vinificazione dei vini commerciali, durante la sfecciatura e la filtrazione, sono utilizzati additivi non puramente vegetali. La chiarificazione viene fatta con l’albume d’uovo, la caseina o la gelatina, per rimuovere l’amaro del tannino, il colore ossidato e gli aromi sgradevoli. Se usati bene, non lasciano residui nel vino e i sedimenti si depositano sul fondo della botte. Le alternative sono le proteine del pisello, la bentonite (polvere di roccia di origine vulcanica) o l’estratto di alghe. Oppure la sedimentazione naturale: lasciando maturare il vino più a lungo, senza additivi, si chiarifica da solo. Vegano non vuol dire biologico, e viceversa. Nella viticoltura biodinamica, ad esempio, si usano preparati di cornoletame e cornosilice, contenenti numerosi piccoli organismi viventi. Per i vini biologici, quello che conta è ciò che viene praticato nel vigneto, ovvero la protezione delle piante, la gestione del suolo e la concimazione, per assicurare la tutela dell’ambiente e la biodiversità, mentre in cantina possono essere adottati metodi tradizionali. Nel caso dei vini vegani, è il contrario.
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LA SOBRIA EBBREZZA
Il consumo di alcol si misura in unità alcoliche. Una corrisponde a 12 grammi di etanolo, contenuti in una lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) o un bicchierino di liquore (40 ml), alle proprie gradazioni tipiche. Le istituzioni sanitarie internazionali individuano livelli di consumo sotto i quali i rischi per la salute non sono rilevabili, aggiornandoli coerentemente con i progressi della ricerca. Attualmente, la soglia per gli uomini è uguale a due unità alcoliche al giorno; per le donne, una. I consumi medi al di sopra sono considerati eccessivi e gli individui che bevono abitualmente di più sono definiti “forti bevitori”.
Tenendo conto degli ultimi trenta giorni, un bevitore è chi ha consumato bevande alcoliche almeno una volta. Un forte bevitore è un uomo che ha consumato tre o più unità alcoliche al giorno o una donna che ne ha bevute due o più. Un bevitore binge è un uomo che ha consumato, almeno una volta, cinque o più unità alcoliche in una sola occasione o una donna che ne ha bevute quattro o più. Un bevitore fuori pasto è chi ha consumato bevande alcoliche solo o prevalentemente fuori pasto. Un bevitore a rischio è chi si comporta come bevitore forte e/o binge e/o fuori pasto. Un bevitore moderato non è un bevitore a rischio, cioè un uomo che beve solo o prevalentemente durante i pasti, al massimo due unità alcoliche in media al giorno, o una donna che beve prevalentemente o solo mangiando una unità in media quotidiana, senza eccessi occasionali.