Viviana Gysin e il teatro: andata senza ritorno
Sul palco, ’ho compreso che l’arte può diventare un supporto e un sostegno in situazioni di fragilità’
Di Natascia Bandecchi
Pubblichiamo un contributo apparso su ticino7, allegato a laRegione
Viviana è nata vicino a Zurigo, da papà ticinese e mamma ceca, il 9 aprile ’81, sotto il segno dell’Ariete. Da buon segno di fuoco, afferma con determinazione che il teatro è la sua vita. Ha un diploma nel settore sociosanitario, ma la passione per il mondo artistico scoperta grazie a Vania Luraschi – anima del teatro ticinese – la chiama nel 2000. Negli anni scopre che fare l’attrice la completa: per lei stare su un palcoscenico e donare emozioni al pubblico è la cosa più meravigliosa che esista, nonostante le difficoltà del mestiere. Adora nuotare nelle acque salate del mare, vivrebbe in ciabatte tutto l’anno, ama passeggiare e apprezza molto i momenti di solitudine che si gusta leggendo pile di libri.
Forse è insolito aprire casa propria a qualcuno per raccogliere un’intervista ma, non avendo un ufficio mio e volendo un luogo intimo, abbraccio il proverbio latino Mater artium necessitas ovvero “la necessità è la madre delle abilità” e, a proposito di sorprese, Mia, la gatta guardinga che vive con noi, è stata tutto il tempo della nostra conversazione sulle gambe di Viviana sprigionando fusa a tutto spiano.
Restando nell’ambito di espressione di gioia anche Viviana mentre parla di sé esprime calma, serenità, si percepisce il suo senso di appagamento da quello che fa, quello che oggi è. “Il mio percorso artistico è sbocciato a Roma grazie al metodo Lecoq (Jacques Lecoq definito il genio della pedagogia teatrale del XX secolo): è stato amore a prima vista, si entrava in sala a piedi nudi, gli spazi erano piccoli, la scuola si trovava in un parco dietro il Colosseo, a due passi dal cuore della città eterna”.
Vai e non fermarti
Erano gli anni Novanta e, prima di comprendere che il teatro sarebbe stato la sua vita, Viviana desidera diventare educatrice o assistente sociale così da poter fornire un sostegno a persone con particolari necessità, ma la vita, si sa, è imprevedibile e può scompigliare progetti e idee. “Conosco Vania Luraschi – pioniera del teatro in Ticino e Premio svizzero di teatro nel 2019 – che mi spalanca la porta sul mondo dell’arte drammatica, è stato un colpo di fulmine. Dopo aver preso il diploma targato ‘Prope’ mi catapulto da lei chiedendole se avessi le carte in regola per frequentare una scuola di teatro. La sua risposta? Vai e non fermarti!”. Roma aspetta Viviana, lì studia alla Scuola internazionale di teatro ‘Circo a Vapore’ dove si diploma nel 2003.
Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Creare bellezza
Pensando alla formazione sociosanitaria che Viviana ha imboccato da ragazza le chiedo quale sia il denominatore comune con la sua attività artistica oggi: “L’ho scoperto più approfonditamente quando ho incontrato la Compagnia Teatro Danzabile che si impegna nella produzione e progettazione culturale inclusiva e accessibile. In quel momento ho compreso che l’arte può diventare un supporto e un sostegno in situazioni di fragilità”. Viviana aggiunge che ognuno di noi può attraversare momenti di fragilità e che il teatro e la danza possono sostenere e creare bellezza, un percorso che porta chi li vive a scoprire e scoprirsi trovando strategie per stare bene e fiorire… insieme.
Scambio
Inutile dire che per molte persone che lavorano nel mondo dell’arte sbarcare il lunario, soprattutto in un territorio piccino come quello del Ticino, non sia scontato e che quindi il disincanto sia in agguato, pronto a polverizzare la fiamma che ha acceso la passione. “La passione non si è mai sopita, ma mi sono chiesta più volte perché io abbia scelto questa professione. Ci sono stati momenti con grandi difficoltà economiche e lì mi dicevo ‘ma non potevi sceglierti un mestiere con uno stipendio fisso e più stabilità?’.
I dubbi e le incertezze ogni volta venivano spazzati via da ciò che sentivo mentre ero sul palcoscenico: sentire la relazione con il pubblico che mi riempie il cuore, percepire lo scambio di emozioni e di bellezza che avviene in quell’unico momento. Per me è vita!”.
Inclusività
Viviana negli anni ha collaborato con il Teatro Pan e il Teatro delle Radici (entrambi di Lugano). Esperienze che le hanno dato l’opportunità di approfondire sia la ricerca che la sperimentazione e il lavoro con bambini e ragazzi. “Quando sono arrivata a Teatro Danzabile questi due tasselli si sono uniti alla mia formazione scolastica e hanno creato un unico mosaico a cui ho potuto dar voce realizzando progetti inclusivi e accessibili”. Viviana sempre più comprende quanto sia importante stare in ascolto delle necessità di tutti e andare oltre gli stereotipi. “In passato credevo che la via fosse quella di sacrificarmi per la persona disabile, ma con il tempo ho capito che non è così, perché l’inclusione è un incontro a metà strada. Lì nasce qualcosa di unico. Da quell’incontro può fiorire un rapporto, uno spettacolo”.
Ti-Press / Pablo Gianinazzi
Specchio
Un’attrice con che occhi guarda sé stessa seduta in prima fila all’interno del suo teatro esistenziale? “Ci sono delle volte in cui guardo il mio percorso con orgoglio, altre in cui mi metto le mani nei capelli chiedendomi perché abbia scelto una vita così tortuosa. Confesso che quando sono sul palcoscenico mi sento benissimo, totalmente sicura di me… poi, quando scendo da lì, divento insicura e la mente mi porta una miriade di dubbi e paranoie. Se osservo queste due me da lontano mi rendo conto che dovrebbe essere il contrario, ma… non è così”. Viviana aggiunge di aver capito recentemente come queste due parti di lei possano coesistere e aiutarsi vicendevolmente. “La consapevolezza di poter combinare questi due aspetti di me e poterli integrare mi fa capire che le ‘cose’ le conosco e dall’altra parte mi aiuta a mantenere quel friccico quando salgo sul palco, essenziale per coltivare l’attenzione.
Oggi quindi mi guardo allo specchio e mi dico: questa è la strada che hai scelto e di sicuro è la strada giusta per te”.
Maggiori informazioni: www.teatrodanzabile.ch