Fra scienza e coscienza, la vita secondo Claudio Cianca

Elettrotecnico di origini romane, il sessantenne vive da anni a Losone dove si dedica a tai chi, musica e all’associazione Basta Poco

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, inserto allegato a laRegione.

Claudio Cianca, nato nell’agosto del 1963, la boa dei sessanta l’ha già superata, ma per lui è un numero piuttosto relativo perché, a fare la differenza, è il come te li senti addosso. La sua professione di elettrotecnico l’ha fatto spostare varie volte: da “Roma capoccia” – come cantava Venditti –, si è trasferito a Genova per poi andare verso la città della Madonnina: Milano. Il suo lavoro lo porta a viaggiare assai, ma continua a proporgli di ricominciare daccapo e cambiare casa più volte, fino ad approdare in Svizzera una trentina di anni fa. Prima di fermarsi a Losone – dove vive – passa per Lugano, Sorengo e Vacallo. Alle spalle ha 4 storie importanti di cui tre matrimoni. Oggi con sua moglie, si sente profondamente bene: per la prima volta percepisce di vivere una relazione bilanciata e rispettosa. Tra le sue passioni la tecnologia, quella più introspettiva (poi capiremo perché), il tai chi, la musica (sia suonarla che ascoltarla) e tutto ciò che alimenta consapevolezza intorno al rispetto dell’equilibrio naturale del pianeta. Non sopporta la stupidità intesa come atteggiamento di superiorità e gli piace entrare in empatia con le persone.

Curioso, almeno per me, come potessero coesistere nella stessa persona la passione per la tecnologia – quella che ti fa aprire un aspirapolvere guasto per capire cosa c’è che non funziona e ripararlo – e il tai chi (antica arte marziale cinese da molti descritta come una meditazione in movimento). Claudio mi aiuta a comprendere quale sia il denominatore comune tra questi due mondi apparentemente agli antipodi: “Mi piace vedere come sono fatte le cose da dentro (un computer, uno smartphone o un tostapane), ma d’altronde mi piace pure vedere le persone come “sono fatte dentro”, non mi soffermo mai all’apparenza. Le “cose” più belle sono dentro, quelle che non si vedono, quei difetti che rendono tutte le persone, ma anche gli oggetti particolari, interessanti… unici”. Il tai chi è un modo di essere, è una filosofia di vita e proviene dal TAO: un percorso, un sentiero, una via di liberazione personale. “Apparentemente tecnologia e crescita personale sembrano non c’entrare nulla l’una con l’altra, ma è proprio questo che mi affascina: il bilanciamento tra scienza e coscienza”.

Qualità di vita

“Sono nato e cresciuto a Roma e negli anni in cui ho vissuto lì mi sentivo insofferente. Nessuno mette in dubbio che sia una città ricca di storia e bellezza, ma vorrei sfidare chi vive in Ticino a vivere un anno nella città eterna dove lo stress spesso impera, e dove la qualità di vita non risuona con la mia frequenza”. Claudio ha avuto la fortuna di imparare molto, ma quello che ha trovato qui non ha eguali: contatto con la natura, tranquillità, rispetto maggiore verso il prossimo e la possibilità di lasciare da parte quella sensazione di guardarsi le spalle in continuazione. “Qui ho potuto iniziare a insegnare tai chi e mettermi in contatto con una rete di persone che cavalcano la mia stessa onda”.

Non è mai troppo tardi

Claudio non è mai stato un fan di Bruce Lee o di altre arti marziali, ma, un giorno non sospetto, un suo vicino di casa – era il 1993 – gli propone di partecipare a una sua lezione di tai chi. “Per una decina di anni l’ho praticato come pura attività fisica, sentivo che mi faceva bene, ma non sono mai andato oltre il fisico”. Quando si ha più tempo per sé – dono prezioso che la vita ci può fare –, è come uscire da un incantesimo che ci permette di poggiare l’attenzione su cosa ci possa nutrire più in profondità… come è successo a Claudio quando, mollato il suo lavoro da dipendente, crea la sua attività professionale da indipendente. “In quel periodo la mia pratica si è sviluppata, ho seguito vari maestri, ho frequentato dei corsi e sono diventato insegnante di tai chi”.


© Ti-Press / Samuel Golay

Claudio prevalentemente collabora con associazioni che accolgono persone anziane: “È meraviglioso vedere in alcune di loro la consapevolezza di accogliere la propria fragilità, visti gli anni che passano, e allo stesso tempo accorgersi di avere la loro vita in mano e di poter far qualcosa per il proprio benessere”. La maggior parte delle persone che Claudio incontra ha avuto un passato in cui la vita era proiettata fuori (marito, moglie, figli, lavoro…), ma ora può fare qualcosa di diverso: ricordarsi di esistere. “Non è mai troppo tardi per occuparsi di sé stessi”.

Basta Poco

Una delle missioni di vita di Claudio è quella di vivere coscienziosamente in questo mondo un po’ bistrattato da molti, partendo dalla sensibilizzazione su non sprecare: dalle risorse al cibo, passando per gli oggetti a cui dona nuova vita grazie all’arte della riparazione. “Seguendo le orme di Maurizio Pallante e del suo Movimento per la decrescita felice, abbiamo creato in Ticino l’Associazione Basta Poco che vuole valorizzare una vita più sobria. È possibile vivere in modo più equilibrato la ‘casa’ che ci ospita”.

“Basta poco, e intanto il mondo rotola” come canta Vasco Rossi, ma prima che sia troppo tardi è possibile vivere in modalità più oculata, basata sulla sobrietà e non sul troppo, che spesso stroppia? “Quello che mi dà più fastidio è questo atteggiamento rassegnato, del tipo ‘non si può far nulla’, trovo che si possa fare molto e che il cambiamento possa partire solo e unicamente da ognuno di noi. Non sono un utopista, penso sia più utopico pensare di costruire e consumare all’infinito quando le risorse non sono infinite.
Il pozzo da cui stiamo attingendo prima o poi si esaurirà”.

Imperfezione

Tra il suo lavoro di riparatore elettronico e informatico, il tai chi e l’Associazione Basta Poco, Claudio cerca di essere la preziosa goccia nel mare che può fare la differenza. “Da solo non posso fare molto, ma sono certo che grazie all’incontro di più persone sia possibile andare nella stessa direzione e creare un cambiamento”. Per trasformare un sogno in realtà però bisogna che il sogno sia grande: “Sono felice di essere riuscito ad accendere un piccolo motorino che vuole portare umilmente una prospettiva alternativa su come si può rimanere in equilibrio con sé stessi, con gli altri e con la terra che ci ospita. Ho i miei difetti e le mie incoerenze, come tutti noi, ma ci provo sempre sinceramente. Lo dico anche ai miei allievi: siate sinceramente quello che siete e come potete, nessuno è perfetto, l’imperfezione è la bellezza della vita”.

www.bastapoco.ch

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