25 anni di Kam For Sud. La Felicità Interna Lorda in Nepal
Un viaggio nel cuore del Paese alla scoperta delle attività umanitarie a favore dei più deboli promosse dalla nota associazione nata in Ticino
Di Flavia Zucchetti e Alessandro Crinari
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
La Felicità Interna Lorda (Fil) non è una mera locuzione frutto di un idealismo utopico, ma un indice di progresso sociale e morale che ha visto la luce in Bhutan all’inizio degli anni Settanta come alternativa al Prodotto Interno Lordo, indicatore puramente economico del benessere di una nazione. Ed è nell’intento dichiarato di accrescere la Felicità Interna Lorda del pianeta attraverso progetti di sviluppo sostenibile, che 25 anni fa è stata fondata in Ticino Kam For Sud, un’associazione svizzera che opera in Nepal come ponte tra due culture.
© Alessandro Crinari
Silvia Lafranchi Pittet davanti al bazar di Kam For Sud a Locarno
Quando le arti si incontrano
La coordinatrice e cofondatrice dell’associazione Ticino Kam For Sud è Silvia Lafranchi Pittet, che incontriamo a inizio marzo a Locarno. Con entusiasmo ci racconta di alcuni dei progetti avviati e portati avanti con successo dall’Ong ticinese assieme al team nepalese, incuriosendoci. Pochi giorni dopo siamo in Nepal e subito entriamo in contatto diretto con quello che pochi giorni prima Silvia ci descriveva. Partiamo da Patan, conosciuta anche come Lalitpur, letteralmente “la città della bellezza”, dove la nostra storia inizia e finisce. Il nostro campo base è il Newa Chen Guest House, una struttura alberghiera “impresa sociale” che trova spazio all’interno di un edificio storico selezionato dall’Unesco nel 2006 come meritevole di conservazione. Nato da un’iniziativa di Kam For Sud, è gestito in maniera impeccabile da Shanti Shrestha, Pratyush Dangol e Anil Tamang, tre giovani cresciuti e formati grazie al supporto ricevuto sotto diverse forme dall’associazione svizzero-nepalese. Non solo padrinati e sostegno economico agli studi, ma anche case-famiglia e luoghi di accoglienza diurni. Shanti, che con la laurea di economia in tasca si è presa l’incarico di gestire il Newa Chen, è orfana dall’età di cinque anni, ma grazie a Kam For Sud ha potuto crescere serenamente e studiare. E ora, oltre a essere la manager della struttura, contribuisce all’inserimento professionale di Anil, che si occupa della cucina, e di Pratyush, impegnato alla reception, due giovani con una storia di vita simile alla sua.
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Giovani rapper negli spazi antistanti allo Swayambhunath, il tempio delle scimmie, antico complesso religioso buddista situato in cima a una collina a ovest di Kathmandu
Una zona protetta
A pochi chilometri, separata dal fiume Bagmati, c’è Kathmandu. In uno dei quartieri popolari della periferia, poco dopo le sei, immersi nella luce dell’alba, incontriamo Rajan Shrestha, il responsabile operativo nepalese dell’associazione, che ci accompagna a conoscere la realtà di Premika e Samjhana, due sorelline di 9 e 4 anni. In una stanza con terrazzo adiacente, all’ultimo piano di uno dei numerosi edifici ammassati l’uno sull’altro a perdita d’occhio, la madre Prabita Bika prepara amorevolmente le figlie prima di accompagnarle al centro diurno Rodec, dove saranno accudite prima e dopo la scuola. Prabita ha così la possibilità di raggiungere il cantiere dove per l’intera giornata lavorerà come operaia edile. Premika e Samjhana, grazie all’intervento di Kam For Sud, non solo possono trascorrere in sicurezza le ore passate senza la madre, ma hanno la possibilità di accedere a una formazione scolastica di qualità, invece di trascorrere la giornata in strada. Rajan, che con il suo luminoso e coinvolgente sorriso ci guida alla scoperta di questo progetto, ci spiega che i requisiti di inserimento dei bambini nel centro Rodec sono attentamente vagliati dal comitato nepalese, che valuta ogni richiesta visitando e conoscendo di persona le diverse situazioni da cui la domanda di aiuto arriva.
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Le case-famiglia di Tathali
Crescite personali
Non tutti hanno però una famiglia in cui crescere. Ci sono bambini che per svariate circostanze si trovano senza genitori o familiari in grado di occuparsi di loro. Situazioni in crescente numero a cui Kam For Sud ha reagito creando nel 2009 tre case-famiglia a Tathali, località situata nelle campagne a est di Bhaktapur, la terza città della Valle di Kathmandu distante una decina di chilometri dalla capitale. L’armonia che respiriamo sulla sommità della collina dove gli edifici sorgono, ci consente di concludere nel migliore dei modi il nostro viaggio. Siamo accolti come vecchi amici e con fiducia e calore siamo accompagnati a conoscere il luogo e le persone che ci vivono attualmente, due famiglie composte ognuna dai due genitori e dai rispettivi figli adottivi, in totale 35 tra bambini e ragazzi di età compresa tra i 2 e i 17 anni. La terza casa, già abitata per 13 anni, è ora in attesa di accogliere una nuova coppia e una nuova grande famiglia. Bambini e ragazzi che crescono come fratelli e che rimangono in famiglia sino al raggiungimento della maggiore età. Con loro trascorriamo una giornata colma di gioia e leggerezza, scambiandoci domande e sorrisi e divertendoci, infine, in un corso improvvisato di fotografia. Conosciamo anche Maurus Leimbacher, ventiduenne studente di fisica presso il Politecnico di Zurigo, giunto in Nepal per assolvere parte del Servizio Civile. Arrivato solo tre settimane prima e già ben integrato nelle case-famiglia, ci racconta della grande possibilità di crescita personale che Kam For Sud gli ha concesso in cambio del suo prezioso impegno, costituito dagli insegnamenti di matematica e scienze che impartisce ai ragazzi che ne hanno bisogno, ma non solo.
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Premika e Samjhana con la loro mamma Prabita mentre si preparano prima di recarsi al centro diurno Rodec
Voglia di vivere
Il breve viaggio intrapreso alla scoperta della Valle di Kathmandu, oltre che a conoscere il prezioso lavoro di Rajan, Silvia e di Kam For Sud, ci ha immerso in una realtà variegata in cui si mescolano in un’apparente armonia suoni, rumori, profumi, riti religiosi, tradizioni secolari e modernità. Un universo multicolore in cui la vita fluisce in un movimento ininterrotto lungo le strade, nei templi e nelle piazze. E dove non solo uno stesso luogo di culto si presta a manifestazioni di fede diverse, ma può accogliere dei giovani che, mischiati a devoti e turisti, trovano spazio per fare rap improvvisando rime in uno spigliato freestyle.
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Giovani uniscono le loro forze per trascinare il carro che trasporta l’immagine di Seto Machhendranath lungo le vie di Kathmandu
Un balsamo rigenerante
Non si rimane indifferenti a tanta complessità. L’avere avuto la possibilità di incontrare le persone anziché passare loro semplicemente accanto, ci ha permesso di superare lo smarrimento e la diffidenza iniziali, facendoci abbassare le difese innalzate di fronte al diverso e conducendoci alla meraviglia della sua conoscenza. E la commistione di gentilezza, spiritualità e armonia ci ha infine avvolti come un delicato balsamo rigenerante, preparandoci con delicatezza al ritorno a casa. Nella nostra camera al Newa Chen, mentre ci avviamo a concludere gli appunti e sistemare gli zaini prima del rientro in Ticino, pensiamo all’impegno di tutte le Ong internazionali che operano per la ripresa del piccolo grande Nepal. Ne abbiamo conosciuta una e di questa vi abbiamo voluto parlare, ma in Ticino non è la sola a operare a ridosso dell’imponente catena himalayana: attratte da questo amorevole popolo tutte, e ognuna a suo modo, cercano di ridare quanto di meraviglioso hanno ricevuto da questa nazione, tanto diversa e lontana dalla nostra.
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Rajan Shrestha, responsabile operativo nepalese di Kam For Sud
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Patan, piazza Durbar: operai impegnati nella ricostruzione dei templi danneggiati dal terremoto del 2015
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Bandiere di preghiera al tramonto
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