Avere è bello ma desiderare è meglio

Siamo noi che governiamo i desideri o sono i desideri che ci manipolano a loro piacimento?

Di Giovanni Luise

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione

Hai per caso scovato sul tuo sito e-commerce di fiducia una spugna da cucina a forma di gatto siamese che ritieni cruciale nella spasmodica ricerca della felicità, ma appena ti è arrivata a casa hai d’improvviso perso interesse, tanto che ora più che un felino ti sembra abbia le sembianze di un topo? Non preoccuparti perché non sei viziato. O meglio lo sei, ma in perfetta sintonia con la logica consumistica della società capitalista in cui anneghiamo più o meno tutti perché così va il mondo. Anche se, detto tra noi, non è proprio un bell’andare.

Lo schema sopra descritto, e che sovente si verifica nelle nostre capricciose vite, è paradossale nella sua banalità perché alla fine hai semplicemente desiderato una cosa che non avevi e poi purtroppo… l’hai avuta.

Chi comanda?

Ma andiamo con ordine e partiamo da lontano, anzi da molto lontano e precisamente dai Dieci comandamenti, perché sono addirittura due quelli dedicati al peccato del desiderio: il nono recita di non desiderare la donna degli altri e il decimo di non desiderare la roba degli altri. Confesso di trasgredire entrambi i precetti che secondo la Bibbia furono consegnati da Dio a Mosè, per cui forse non rappresento il cristiano moralmente irreprensibile per antonomasia. Però credo sia utile (oltre che da paraculi) domandarsi se l’essere umano possa scegliere di non desiderare.

Siamo noi che governiamo i desideri o sono i desideri che ci manipolano a loro piacimento? La risposta che fornisce gran parte della psicologia attuale è salvifica da un lato ma ingannevole dall’altro; il desiderio, infatti, non dipenderebbe direttamente da noi.

Tale affermazione è rassicurante, perché se il desiderio non nasce dalla volontà possiamo liberarci dal fastidioso senso di colpa percepito ogniqualvolta bramiamo qualcosa (o qualcuno) che, secondo le regole della morale o della voce della coscienza, non dovremmo agognare così ardentemente; d’altro canto è una bella fregatura perché, non dipendendo da noi, non possiamo esercitare sul desiderio un rapporto di padronanza, facendo nascere quel concetto capace di mettere in crisi intere generazioni e che possiamo zoticamente riassumere in: “Ma che cavolo di vita… non sono padrone nemmeno del mio desiderio!”.


Jacques Lacan

La lancetta del desiderio

Negli anni Sessanta lo psicoterapeuta francese Jacques Lacan – che non credo immaginasse la dipendenza dell’uomo moderno dalla spugna da cucina a forma di gatto siamese – affermò che l’essere umano desidera qualcosa solo quando l’oggetto si trova in un regime di lontananza, e nel momento in cui viene ottenuto, la lancetta del desiderio si sposta automaticamente verso qualcos’altro.

In pratica, ciò che prima non avevamo a disposizione, una volta entrato a nostra disposizione… vorremmo fosse a disposizione di qualcun altro perché per noi è già diventato conosciuto, familiare, quasi “domestico”. E siamo in grado di applicare tale processo mentale tanto al frigorifero appena acquistato quanto al nuovo partner appena non è più così nuovo; ecco spiegato perché il gatto dopo cinque secondi assomiglia a una pantegana.

Un altro interessante spunto di riflessione sul tema lo fornisce Madonna. La cantante. Precisazione ovvia ma necessaria avendo citato Bibbia e comandamenti. All’apice del suo successo, la rockstar mondiale disse che “il vero potere è non realizzare i propri desideri e non uscirne per questo distrutti”, citando indirettamente un dogma basilare nella psicologia perché, magari, non dipenderanno da noi, ma solo noi possiamo decidere di non soffrire per un desiderio che non ha trovato la luce.

Indubbiamente sarebbe più facile se non vivessimo in una società governata dal principio del dovere che tende a farci percepire la vita un perenne sacrificio, eppure basterebbe provare a considerare il desiderio non come una necessità da raggiungere a ogni costo, ma come una forma di divertimento, evitando così di trasformarlo nell’ennesima dipendenza cui aggrapparsi e allontanando anche quella malsana tendenza umana a trasformare ogni cosa bella in una specie di schiavitù.

Scopi & desideri

In antichità gli Dei, quando volevano punire gli esseri umani, soddisfacevano tutti i loro desideri. Perché quando non hai più desideri, non hai più scopi nella vita. Oggi farebbero molta fatica considerando che la nostra wish list è praticamente infinita e che, grazie all’evoluzione (?), abbiamo perfino sviluppato la capacità di desiderare cose di cui ignoriamo l’effettiva esistenza.

Per esempio, adesso non sarebbe bellissimo possedere una spugna da cucina a forma di Zeus adirato che scaglia saette?

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