La pigna: simboli, significati, leggende e atmosfere natalizie
Con un po’ di fantasia e un pizzico di manualità questi elementi vegetali, raccolti per tempo nel sottobosco, possono dare vita a suggestive decorazioni
Di Marisa Gorza
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Profumata di aromi boschivi e dalla armoniosa forma conica sfaccettata, siamo soliti considerarla il frutto di diverse conifere, come il pino e l’abete. Tuttavia, secondo gli esperti botanici, la pigna sarebbe una ricca infiorescenza lignificata composta di innumerevoli brattee (i petali?) che ne avvolgono i semi, ovvero i fragranti pinoli. Insieme a essi racchiude significati profondi e un arcaico, poetico simbolismo. Rappresenta la forza vitale, l’immortalità, la vitalità, la prosperità, la fecondità. La si associa perfino all’uovo cosmico e quindi alla nascita e alla creazione del genere umano. E, come se non bastasse, la sua forma ricorda il triangolo equilatero, figura geometrica strettamente legata al numero tre con tutte le implicazioni filosofiche e credenze che esso comporta.
Proprio perché generata da alberi sempreverdi che in autunno non perdono le foglie, né diventano brulli neanche sotto un manto di neve, per la credenza popolare la pigna ha assunto il mito di divinità e vita perpetua. Pregna come è nel suo cuore di tanti ‘figli’, oltre che sinonimo di fertilità, lo è pure di una vita florida e di ricchezza. E, dato che il Natale è la festa della Natività per antonomasia, è pure associata alle celebrazioni di fine d’anno. Festa della Cristianità, di nascita e rinascita pure secondo i riti celtici del solstizio d’inverno, ovvero dello Yule, precursore delle nostre festività natalizie.
Simbolo antico diventato arte
Anche se la pigna è un emblema tipico della montagna e dei boschi del nord d’Europa, la ritroviamo come immagine del divino e di elevazione spirituale pure nelle antiche civiltà, dall’Egitto alla Babilonia, dai popoli precolombiani alla Grecia. Ed è proprio dalla Magna Grecia che i suoi valori sono stati traslati in vari siti del Mediterraneo. In particolare in Sicilia. Il frutto delle conifere, riprodotto in artistiche sculture, qui si trova un po’ ovunque: sopra i pilastri dei cancelli d’ingresso di vetuste dimore, orna balconi e terrazze come pure le facciate delle chiese o contorna i troni dei regnanti e dei pontefici. Ancora una volta a simboleggiare l’unione profonda tra il terreno e il divino, quasi a continuare il pensiero dei filosofi dell’antica Ellade. Oltre agli esemplari architettonici, a volte di notevoli dimensioni, ci sono le pigne in ceramica e in maiolica, oggetti d’arte di diverse misure e di diversi colori smaltati. Pezzi unici, decorati e modellati completamente a mano. “Ogni piccola o grande pigna passa attraverso ben 6 fasi di lavorazione artigianale, tipica di Caltagirone – spiega Nicola Intonato, titolare di un’azienda che produce oggetti in ceramica –. Da notare che le brattee vengono scolpite una alla volta esclusivamente con i polpastrelli delle dita. Meticolosa è pure la scelta del colore che varia dal verde smeraldo al rosso amaranto, dal bianco antico al giallo ocra… tinte luminose e ben auguranti”. Tutte ottime ragioni per farne un apprezzato dono natalizio.
SETTE IDEE PER TUTTE LE MANI
1. Gli gnomi del bosco
Si veste ogni esemplare con un cappello a cono ottenuto da un triangolo di panno lenci. Si applica un naso rubizzo fatto di una pallina colorata, mentre la folta barba non è che un pon- pon di lana. Non per forza di cose bianca, perché i nostri nanetti hanno gusti molto pop…
2. Il presepe
Bastano tre pigne di diverse misure. La più piccola diventa il Bambin Gesù, la più grande il buon Giuseppe, la media sarà mamma Maria. A ognuna si incolla sulla cima una pallina di legno per fare la testa e si vestono rispettivamente con un brindello di stoffa bianca, poi un rettangolo di panno marrone e uno azzurro entrambi a mo’ di mantello. Adagiato il bambinello su un po’ di paglia, l’atmosfera sarà perfetta.
3. L’alberello
Stufi degli abeti finti e di quelli veri che sopravvivono a malapena fino all’Epifania? Ne possiamo creare uno tutto naturale dal profumo di resina e pinoli. Su un cono di cartone si attaccano le pigne con la colla a caldo, partendo dalla base con quelle più grandi e procedendo fino alla cima con quelle via via più piccine. Basta procurarsene una certa quantità…
4. Le candele
Ma che feste natalizie sarebbero senza la presenza di qualche candela a illuminare la tavolata? Realizzare qualche bugia con le pigne è semplicissimo. Con una pinza si tolgono le brattee superiori e con una cesoia si elimina il moncone centrale ed eccole, pronte per accogliervi, le candele da posizionare perfettamente verticali.
5. Il centrotavola
Manco a dirlo, posando su un vassoio alcune bugie/pigna con candele di altezza diversa, si può ottenere un centrotavola in tema. Da rifinire contornandole di altre pigne, rametti di pino, fette di arancia e di mela essiccate e piccole bacche… secondo la vostra fantasia.
6. Le ali dell’angelo
Questo progetto (scippato a ‘DIY ideas’) è un pochino impegnativo, ma di un effetto entusiasmante. Si comincia disegnando un paio d’ali alte 70 centimetri su un robusto cartone, si ritagliano e si cospargono di vernice argentata. Su tutta la loro superficie si incollano delle pigne già accuratamente dipinte di bianco. Una volta applicate le ali sulla porta di ingresso, ai vostri ospiti sembrerà di spiccare un bel volo!
7. La ghirlanda
Meno importante, ma anche molto più facile da realizzare, è la ghirlanda da porre sulla porta, sempre perfetta per dare il benvenuto a chi varca la soglia di casa. Eccola fatta con le pigne lasciate al naturale e incollate tutt’intorno un cerchio di cartone. Basta aggiungere un fiocco rosso e qualche bacca e il Buon Natale è così espresso.
LE PIGNE FATATE
La pigna è un elemento naturale legato all’inverno nordico, al freddo, al comfort dei focolari, alle leggende tramandate dal mondo celtico. Ecco una delle più conosciute: “Tanto, tanto tempo fa a Harz (Germania) viveva una famiglia poverissima. Un giorno, prossimo al Natale, la mamma, non avendo nulla da mettere in tavola, decise di andare nel bosco per raccogliere le pigne. Alcune le avrebbe usate per accendere il camino e riscaldare la casa, con le altre, dopo averle vendute, avrebbe comprato da mangiare e sfamato i suoi bambini. Mentre si accingeva a raccoglierle udì una voce sottile: ‘Perché rubi il mio cibo?’. Le si avvicinò un piccolo elfo e la poverella gli raccontò la sua storia. Allora la creatura del bosco le suggerì di spostarsi in un’altra area perché colà ne avrebbe trovate di speciali. La donna accettò il suggerimento e venne sommersa da una pioggia di belle pigne che raccolse numerose. E, sulla via del ritorno, notò che queste erano diventate d’argento scintillante. Stupita e felice corse subito a venderle e da quel giorno la sua famiglia non soffrì più né fame né freddo. Da allora tra le montagne di Harz, ma anche nel resto del mondo, è diventato d’uso tenere in casa una pigna come fatato portafortuna…”.