Amma, gli abbracci e il cinismo

A proposito della “leader” indiana Mata Amritanandamayi: esempio di vita, marketing efficace o c’è dell’altro?

Di laRegione

Nell’articolo di apertura del numero di Ticino7 da oggi in edicola, Simonetta Caratti propone un vivido reportage su quel giorno nel quale la Fiera di Milano si trasformò nel Kerala. La città dell’alacre scetticismo – del «qui c’è gente che lavora» e dello «uè, pistola!» – divenne per un attimo una sorta di ashram dell’amore cosmico. Con Amma – donna dallo sguardo buono a metà fra il guru e il leader umanitario – pronta ad abbracciare ciascuno per liberarlo dall’odio e dalle frustrazioni. Poi certo, il cinico che è in me pensa subito che negli anni del boom, a Milano, «contro il logorio della vita moderna» sarebbe bastato un Cynar. Pensa anche che certi movimenti ammantati di irrazionalità rischiano a ogni passo di diventare sette. E l’idea degli abbracci meneghini gli fa immaginare, chessò, un Cusani e un Di Pietro che reduci da Tangentopoli si fanno cingere da Amma, e ne escono amiconi.
Ma sono perfido io. E poi anche noi illuministi, agnostici ed eurocentrici ogni tanto dobbiamo pur lasciare le ghiande per le ali, come ammonisce Guccini. O anche solo ricordarci del «miracolo» montaliano, e che non sempre occorrono «le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede». Coi suoi abbracci, Amma raccoglie fondi enormi per progetti umanitari. Questo si direbbe il vero miracolo. Per il resto, ben venga l’equilibrio di una sana spiritualità, specie se aperta al sostegno del prossimo. Purché non diventi un culto della personalità: ché di quelli ne abbiamo già visti anche in Europa, e non sono mai finiti granché bene.

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