Dagli Steely Dan a Donald Fagen (o il contrario, se vi pare)

Quanti sono gli album che avete consumato a forza di ascoltarli? Qui ve ne proponiamo un paio, dischi “senza tempo” da ascoltare prendendovi del tempo

Di Alessandro ‘Tondo’ Bassanini / Beppe Donadio

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

I MIEI MIGLIORI CENTO – di Alessandro’ Tondo’ Bassanini
Steely Dan, Aja (1977)

Questo disco ha 45 anni ed è riconosciuto in tutto il mondo come un classico senza tempo, e una gioia da ascoltare dall’inizio alla fine. Il maniacale duo formato da Donald Fagen e Walter Becker è arrivato a questo disco come i Pink Floyd a Dark Side of The Moon, il che significa un continuo crescendo di incredibili album in studio a cominciare da Can’t Buy a Thrill a Countdown to Ecstasy, Pretzel Logic, Katy Lied e, infine, Royal Scam. Questo viaggio musicale ha raggiunto il culmine con Aja, appunto, in cui oltre 12 musicisti da master class sono stati utilizzati per riempire sezioni del disco appositamente scelte, portando alla perfezione in ogni sezione dello stesso. Ma a parte la famigerata meticolosità e complessità musicale degli Steely Dan, Aja è un disco facile da sorseggiare dall’inizio alla fine e non ti stancherai mai di ascoltarlo, con le sue linee fusion, jazzy, blues, pop rock, tempi fuori tempo, la batteria incredibilmente serrata di Steve Gadd e compagnia bella. L’unica domanda che rimane, ovviamente, è se questo disco dovrebbe mai essere suonato al di fuori di un giradischi, e anche se il sottoscritto è un purista analogico, devo ammettere che ho ascoltato questo album in ogni possibile impostazione e non mi ha mai deluso. Ricordo un viaggio in treno nel 1982 fino alla base militare statunitense di Sigonella per una partita di basket, con Aja su un Boombox Panasonic e abbiamo letteralmente consumato la cassetta. Nel 1987, durante un volo per Chicago attraverso l’Islanda con un lettore di dischi Sony e, anche lì, consumammo il disco. Un viaggio da incubo di fine estate 2002 da Des Moines a Oklahoma City sulla mia Ford Econoline ha prodotto più o meno lo stesso risultato, e ovviamente ogni volta che a casa appoggio il vinile sulla mia Rega Planar, dove è sempre motivo di gioia. Infine, un lato B può iniziare meglio e più felicemente di “Peg”? Penso di no. Un must.

FIGLI DELLE STELLE (VINTAGE EDITION) – di Beppe Donadio
Donald Fagen, The Nightfly (1982)

Non è un disco degli Steely Dan, però suona come un disco degli Steely Dan ma nessuno ci fa più caso. Il primo ottobre di quarant’anni fa, Donald Fagen senza Walter Becker (co-fondatore della band, morto nel 2017) pubblicava il suo primo album solista, The Nightfly, disco con il quale per decenni il fonico dei concerti è stato solito testare l’impianto di amplificazione (qualcuno ancora lo fa). La preferenza è dovuta solo in parte al suo essere una delle prime opere discografiche registrate in digitale, perché la grandezza dell’album viene anche dagli ispiratissimi contenuti melodico-armonici e dalla precisione d’esecuzione da sempre pretesa da Fagen anche quando al fianco di Becker, assicurata dalla consueta messe di strumentisti all’opera: Jeff Porcaro, James Gadson e Steve Jordan tra i batteristi; Rob Mounsey, Michael Omartian e Greg Philliganes tra i tastieristi; Anthony Jackson, Marcus Miller, Abraham Laboriel, Will Lee e Chuck Rainey tra i bassisti; Dean Parks, Steve Khan e Larry Carlton (che fece il grosso) tra i chitarristi, e i fratelli Randy e Michael Brecker ai fiati.

Ricordi di gioventù

Prodotto da Gary Katz, con gli Steely Dan da Can’t Buy a Thrill (1972) a Gaucho (1980), The Nightfly è album autobiografico immerso nei ricordi degli anni 50 e 60, la gioventù di Fagen. Si apre con “I.G.Y. (What a Beautiful World)”, la regina dei soundcheck, ma i tributi diretti al tempo che fu sono “Ruby Baby” scritta dalla celebre coppia di autori Leiber e Stoller, cover del singolo dei Drifters, e “Maxine”, uno slow electro-jazz con le armonie tipiche degli storici gruppi vocali statunitensi. Sempre attuale è “New Frontier”, storia di teenager che organizzano un party dentro un rifugio antiatomico, così come “The Nightfly”, la title-track, storia del DJ Lester che trasmette dalla WJAZ, emittente indipendente di Baton Rouge, Louisiana, con testo e copertina del disco che si rimbalzano i contenuti.

Anche la Chiesa conferma

Con gli Steely Dan scioltisi un anno prima e che non sarebbero tornati insieme prima del Duemila per lo splendido Two Against Nature, a Fagen e Katz servirono otto mesi di registrazioni tra New York e Los Angeles con trentuno dei migliori session men statunitensi – più un topo morto in studio, per l’aneddoto si rimanda all’Enciclopedia Digitale – per sfornare uno dei 1001 album da ascoltare prima di morire (libro di Robert Dimery in continuo aggiornamento). A proposito di morire, informazione per chi confida nell’aldilà: The Nightfly è tra i migliori dieci album di sempre per l’Osservatore Romano.

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