X, Y, Z, @, # (e tutto quello che sarà)
Sì, è vero: le cose non stanno andando proprio benissimo. Ma non scoraggiamoci, dai…
Di Redazione/T7
Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione
I nomi hanno la loro importanza, e bene rappresentano i valori e le cariche simboliche che diamo a cose e persone. Lo ricordava il noto sociologo di origini polacche Zygmunt Bauman (morto nel 2017), che in una conferenza tenutasi a Gorizia nel 2015 contrapponeva la vitalità e la spinta propulsiva dei giovani della generazione ‘baby boom’ del Dopoguerra alle sterili etichette date oggi, ragazzi definiti “con delle lettere, x o y (in seguito arriverà anche la ‘z’, ndr), ignoti matematici che stanno a indicare proprio l’ignoto di un futuro che non risponde più alle potenzialità impiegate dai singoli individui”. Lo diceva e lo scriveva nei suoi libri quando i social erano ben poca cosa rispetto all’esplosione avvenuta in seguito; secondo Bauman questi “surrogati della collettività” (di cui internet è stato il volano) avrebbero semplicemente nascosto, ma non risolto, il senso d’impotenza, d’inadeguatezza e soprattutto di esclusione dei giovani. Oggi che anche per un esercito di adulti le piattaforme sono diventate il rifugio e la bolla protetta dove poter esprimere solitudine, odio, frustrazioni e qualunquismo, pensa te che salti mortali starà facendo nella sua tomba il povero Zygmunt. E chissà come i giovani di oggi chiameranno quelli di domani.