Squid Game e il solito allarmismo di noi vecchi

Il ciclo dei media sulle mode giovanili è sempre lo stesso: non le capiamo, quindi decidiamo che son pericolose e ci mettiamo a sparare titoloni

Di Lorenzo Erroi

Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione.

Funziona sempre così, con le mode giovanili: prima prendono piede senza che noi vecchi ce ne accorgiamo; poi ce ne accorgiamo e cerchiamo di capirle; siccome non le capiamo, decidiamo che sono pericolose. Infine, mentre ci stiamo ancora lamentando come umarelli malmostosi di fronte a un cantiere – “si son rincretiniti tutti!”, “si comincia così e poi…” – i ragazzi passano ad altro. Ora succede con Squid Game, la serie Netflix sudcoreana che racconta di una competizione piuttosto violenta e sta spopolando tra ‘igggiovani’.
Niente di meglio per la pigrizia di noi giornalisti che possiamo ancora una volta titolare ‘pericolosa per i ragazzi’, ‘nelle scuole è già allarme’ e via terrorizzando. L’esperienza dice che non sarà una serie a far di qualcuno un carnefice: chi si mena imitando Squid Game lo farebbe anche se al posto del telecomando gli si mettesse in mano Delitto e Castigo, i suoi problemi stanno altrove. Però vuoi mettere com’eravamo più educati noi, dagggiovani?

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