Sorelle di sogni. C’era una volta (e anche oggi)

L’ultimo romanzo breve di Daniele Dell’Agnola è un confronto generazionale, attraverso i ricordi, gli incontri ma anche le rinunce di due donne della Bregaglia

Di Lorena Scettrini

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

‘Noi ottantenni abbiamo un bel futuro davanti. Come minimo cinquemilaottocentoquaranta giorni, ancora, di cose da fare. Poi, una volta compiuti i novantasei anni, si sta un po’ tranquilli ad ascoltare e a farsi servire fino ai cento. Dopo vediamo’.

Autore, compositore recentemente in scena con Margherita Saltamacchia nel Fondo del sacco (di Plinio Martini) o con Ioana Butu in Natasha ha preso il bus (di Sara Rossi Guidicelli) diretto da Laura Curino, docente alla Supsi-Dfa dove si occupa di letteratura, narrazione e didattica nella formazione delle future e dei futuri insegnanti della scuola elementare: Daniele Dell’Agnola, classe 1976, la noia non sa proprio cosa sia. La luna nel baule, edito dalla Pro Grigioni Italiano in coedizione con Armando Dadò, è un lavoro nato dall’ascolto e dall’oralità. Frammenti di vita di due sorelle che l’autore ha cucito con sensibilità e delicatezza regalandoci un prodotto letterario curato in ogni dettaglio.
Tutto inizia dalla necessità di Jolanda di lasciare una traccia del proprio vissuto. Avrebbero dovuto essere solo due paginette di cose che non ha mai avuto tempo di dire. Solo che ha iniziato a parlare, parlare… Daniele ascoltava e Jolanda parlava. E la storia non finiva più. E le due pagine si sono trasformate in un libro pubblicato anche in tedesco (Der Mond in der Truhe) e in romancio (La glina en l’arcun) grazie al prezioso lavoro di Chasper Pult e Anna-Alice Dazzi Gross. Le protagoniste del racconto sono due sorelle cresciute in Val Bregaglia, “a chilometro zero”, come dice Jolanda. Due vite molto diverse fatte di incontri, eventi tragici, scelte a volte imposte, rinunce e piccole grandi rivincite. Jolanda, nata nel 1940, voleva fare l’infermiera. Aprirà invece con suo marito l’Albergo Val d’Arca e ci lavorerà per 54 anni. Vera invece converte il sogno di diventare impiegata postale nella realtà da contadina e mamma di sette figli. Per le donne una sorte di dittatura, nessuna scelta possibile.

Piccoli grandi eventi

Attraverso il romanzo Daniele ci riporta ai tempi in cui si giocava con quello che si trovava. Vivere con i nonni era la normalità: “I vecchi stavano in casa con tutti gli altri, oggi ce ne dobbiamo invece liberare, perché non c’è tempo per loro in un mondo dove si vive sempre più a lungo. Parlo dei vecchi, non dei nonni; poiché oggi se togli i nonni ad affondare sono molti genitori, loro e i loro ritmi di lavoro”. La profondità nel tempo nel romanzo è dettata da avvenimenti personali che viaggiano in parallelo con i grandi eventi storici. Quando nel 1961 Jolanda e suo marito Elveto si sposano i genitori propongono come viaggio di nozze il giro della casa. Nello stesso anno Jurij Gagarin viaggia sulla Vostok. Nel 1989 Jolanda, grazie al quotidiano Blick, vince un viaggio. Elveto propone di tramutare la vincita in contanti per costruire un nuovo muro al Val d’Arca. Nello stesso anno crolla il muro di Berlino.


Il villaggio di Stampa (Valle Bregaglia) a inizio Novecento.

Scelte e opportunità

Una vita fatta di incontri importanti e significativi, quella di Jolanda. A partire dal vicino di casa Alberto Giacometti. Da bambine le due sorelle andavano a giocare nel suo atelier e, a volte, urtavano per sbaglio dei capolavori in corso d’opera, rovinandoli o rompendoli. Durante il giorno, per permettere a Giacometti di riposare, le bambine mettevano il fieno nei campanacci delle mucche per non disturbarlo durante le ore di sonno. A Jolanda era stato anche proposto di posare per l’artista… ma ha dovuto rifiutare. Non è diventata una statua del Giacometti bensì un’opera di Dell’Agnola, racconta scherzando.

La censura delle fiabe

Il gioco tra finzione e realtà rende impossibile al lettore la percezione di questo delicato confine. Le spinte narrative delle protagoniste permettono all’autore di toccare temi a lui molto cari, come l’importanza di lavorare sulle emozioni con i ragazzi e i bambini. Attraverso il racconto della storia della malora (rievocazione boccaccesca) o dei bambini ebrei catapultati in aria come piattelli e presi a fucilate dai nazisti, Jolanda sembra parlarci dell’empatia che le permetteva di vivere paura, coraggio, tragedia, morte in un ambiente protetto. “Un allenamento per il cervello, così i bambini fanno esercizi con la paura”. Le fiabe non vanno censurate bensì utilizzate quale mezzo di accompagnamento in un percorso di scoperta dell’alfabeto emotivo, guidati da una voce amica e conosciuta, dove nulla di brutto può accadere.


© L. Scettrini

PROGETTI DIDATTICI E APPUNTAMENTI

La luna nel baule è stata per Daniele un’esperienza molto appagante. Imparare ad ascoltare, elaborare le idee, inventare scene, personaggi, elementi simbolici, dare una forma letteraria tenendo conto del fatto che le protagoniste, Vera e Jolanda, devono potersi riconoscere. Il risultato è una storia che parla di nonni e nipoti in dialogo. Al romanzo viene affiancato anche un progetto didattico curato dalla commissione letteraria della Pro Grigioni Italiano, con il sostegno tecnico dell’Alta scuola pedagogica di Coira: è creato appositamente per le scuole secondarie di primo e secondo grado. Otto percorsi che affrontano altrettante tematiche, scaricabili in formato digitale su pgi.ch/didattica. Tra le date in calendario, il 2 ottobre al Palazzo Castelmur, in Bregaglia, Sara Francesca Hermann, Sarah Speiser, Ioana Butu saranno le protagoniste di una lettura scenica del romanzo, il 3 ottobre l’autore sarà ospite al Festival letterario ‘Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo’ con i traduttori, mentre il 18 novembre alle ore 18 Daniele sarà alla Biblioteca Cantonale di Bellinzona, nell’ambito di una tournée autunnale che porterà La luna nel baule a Zurigo, Coira e in diverse scuole.


Stampa, in Valle Bregaglia.

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