Sotto lo sguardo vigile di Selene Alcini

Oggi è una agente di custodia in carcere, ma nelle sue molteplici vite precedenti si è dedicata a molto altro. È tutto “scritto” sulla pelle…

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un articolo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.

Nata l’11 aprile 1988, a 18 anni conquista il suo agognato diploma di estetista e va a vivere da sola. Una personalità indipendente che sa cosa vuole e come raggiungere gli obiettivi che si prefigge nella vita. Come a 26 anni, quando molla il mondo sbrilluccicoso da estetista e indossa la divisa da agente di custodia in carcere. Ama il suo ʻzoo casalingoʼ (carpe e pesci tropicali compresi), restaura mobili antichi, adora i tatuaggi – il suo corpo è una mappa di storie di vita vissuta – e i piercing. I pizzi & merletti li ha appesi al chiodo, ma l’anima rimane profondamente ‘dark’, tra musica punk, metal, techno e abbigliamento rigorosamente nero. Senza dimenticare che ha posato come modella tatuata, partecipato a videoclip musicali e animato locali discotecari…

Alla voce “alternativo” l’autorevole enciclopedia Treccani dice anche: “Stile di vita che si contrappone polemicamente ai modelli ufficiali, condivisi e dominanti”. Che Selene sia fuori dal mucchio lo si capisce all’istante, non tanto perché è tatuata come se non ci fosse un domani o perché sprizza energia da tutti i pori quando parla di quello che fa e di come lo fa. Dietro all’extension delle ciglia e le unghie – che manco Morticia Addams – c’è una donna decisa e pragmatica. “Ho fatto parte di un mondo un po’ alternativo da quando avevo 14 anni: dallo skatepark ai concerti punk e metal, poi, crescendo, mi sono spostata nel rarefatto mondo new-wave/dark”. La passione per l’estetica è scoppiata prestissimo: “Mia mamma non si truccava mai, non andava dall’estetista, pochissimo dal parrucchiere e non si capacitava di come io, già a tre anni, dicessi che da grande sarei diventata un’estetista. Adoravo i trucchi, i glitter, la moda. Ancora oggi mia mamma si chiede da chi abbia preso”. Quando Selene usciva con il nonno – bimba furba – mirava unicamente a farsi comprare un rossetto, altro che bambole o merendine. “Il bisogno di prendermi cura del mio aspetto perdura ancora oggi. Adoro connettermi con la mia parte femminile. Sono un’esteta in generale”. La sua casa parla di lei: arredamento di color bianco candido che si mischia con tonalità nere e rosse, tutto equilibrato nella sua visione d’insieme e mai pacchiano.

Se bella vuoi apparire…

Prima di cambiare rotta e virare su un altro mestiere, diametralmente opposto al mondo della bellezza, Selene ha lavorato in vari centri estetici. “Non ho cambiato lavoro perché il mondo dell’estetica non mi piacesse più, avevo bisogno di rapporti umani più profondi. È naturale cercare un po’ di leggerezza quando si va dall’estetista, ma dopo 10 anni per me, che ero quella che ascoltava, gli argomenti erano troppo frivoli; temi importanti a tratti ma non fondamentali”. Selene è sempre stata molto socievole ed estroversa, ma c’era qualcosa che le mancava, voleva occuparsi di questioni più intime, vere, umane. “La vita casualmente mi ha fatto scoprire il mestiere dell’agente di custodia e mi si è aperto un mondo”. Per i detenuti è molto importante, oltre alla divisa, avere davanti una persona estroversa e soprattutto empatica: “Spesso per loro non è facile esprimersi visto che vivono in una situazione di isolamento nella quale i contatti con l’esterno sono limitati. L’attitudine dell’agente di custodia è fondamentale, è necessario essere fermi senza mai dimenticare che si lavora con esseri umani”.

A favore dei più deboli

Agente penitenziario donna in un ambiente pieno di uomini, tra colleghi e detenuti, un ambiente in cui può essere utile corazzarsi un po’ , soprattutto se un po’ sensibile. “Mi ricordo che, prima di cominciare a lavorare al carcere giudiziario della Farera, a Cadro, mi chiesero se ero pronta a gestire prevalentemente uomini. Non ho mai fatto differenze nemmeno nella mia vita quotidiana”. Selene non è timorosa ed ha un senso della giustizia molto marcato. “Mi sono sempre indignata davanti alle prevaricazioni e alle ingiustizie… e ogni tanto mi sono messa anche in pericolo per questa propensione nel mettermi dalla parte dei più deboli. I miei amici – e pure mio marito – mi devono tenere per il bavero prima che io mi butti nella mischia per pacificare situazioni apparentemente bellicose”. La paura non è nel vocabolario di Selene, quando si tratta di giustizia. “Sono sempre stata una ragazza appariscente e di conseguenza sono sempre stata pronta al confronto e a difendermi… con la testa e le parole”.

Dal visibile all’invisibile

Il Ticino è uno dei pochi cantoni in Svizzera che ha una scuola interna per formare agenti di custodia. “Dopo questa formazione ho cominciato la scuola federale a Friborgo e lì ho scelto, come lavoro di diploma, la carcerazione delle persone transgender. È un universo che ho sempre frequentato naturalmente. In carcere però ho scoperto che non era così, anzi, che era totalmente tabù, vuoi perché le persone transgender sono poche, vuoi perché non si conosce il tema”. Selene ha scelto questo argomento con lo scopo di creare una sorta di vademecum che possa chiarire quali sono i bisogni di persone transgender in detenzione, e sopra ogni cosa fornire gli strumenti agli agenti di custodia che si relazionano con loro. “Il progetto finale è di tradurlo nelle lingue nazionali e distribuirlo alle varie strutture carcerarie in Svizzera, per colmare un vuoto e finalmente rendere visibili persone invisibili”.

 

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