Ciao a tutti, sto benone
Andarsene e cambiare identità è possibile. Ma non tutti quelli che spariscono “se ne vanno” per davvero.
Di Giancarlo Fornasier
Era stanca di tutto. Dell’ex compagno, della figlia 20enne precaria, del socio in affari che c’era e non c’era, del denaro che non bastava mai, dell’ipoteca e del leasing, del tempo che passava e dei capelli sempre più grigi. Era stanca di non sapere quando e come avrebbe potuto staccare la spina, stanca delle pessime notizie sulla sua pensione (che «forse fra vent’anni, ma non si sa»), delle richieste di anticipo, del terzo pilastro, dei premi alti e dei tassi troppo bassi, delle politiche economiche globali, della fila per mangiare un panino a mezzogiorno, della macchina del caffè e del treno sempre strapieno.
C’era da capirla, eppure quando sparì a tutti sembrò di essere stati colpiti (senza segni premonitori) da un meteorite, per dire. Ma Luisa era da un bel po’ che ci pensava a reincarnarsi in Fantômas, l’eroe mutevole dai mille travestimenti e senza identità. Si badi bene, a fare l’eroina lei non ci pensava affatto: il «profilo basso» aveva iniziato a costruirselo quattro anni prima, in libreria, quando tra gli scaffali scovò una copia malconcia del Manuale di sparizione di Filippo D’Arino. Era un volume datato di almeno un decennio, ma che accese un lume: «Hai mai desiderato sparire completamente?», chiedeva l’autore nelle prime pagine. Come no: ieri, oggi e certamente anche domani, accennò Luisa in un pomeriggio d’aprile.
Ora di lei nessuno sa più nulla, ma è viva: lo attestano le due cartoline che tutti gli anni verso metà giugno (giorno del suo compleanno) e a Natale invia alla figlia. L’ultima è giunta dal Cile e riproduce un’opera del pittore iperrealista Robert Bechtle: che vorrà dire?