Una questione di cuori, che spariscono

Ti alzi il mattino e scopri che non c’è più nulla che batte, lì dentro. Sempre meglio che essere dimenticati dal cuore di chi si ama…

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

C’è ‘sto Andrea Dileva che, nel nuovo libro di Chiara Valerio Il cuore non si vede (Einaudi), si sveglia una mattina e, appunto, non ha più il cuore. È vivo eh, semplicemente non ha più il cuore. E la povera Laura, che gli appoggia la testa sul petto, non la prende benissimo. Manco Carla, amante con cui non va a letto – quando il concetto di sfiga assume venature dadaiste –, conforta più di tanto Andrea. Andrea che perde anche altri organi in seguito, come se l’autoconsunzione e l’aridità di una vita buttata e il calpestio dei sentimenti altrui – Santa Laura comes to town – portassero alla scomparsa di sé. Pur rimanendo vivi. Che forse  è la punizione peggiore. 
Ma se è vero – lo è, lo hanno cantato gli U2 in «Two hearts beat as one» – che due cuori battono come uno solo è vero anche che quando smette di batterne uno, smette pure l’altro. Non c’è vita senza quell’altro battito. Il non vivere da vivi. Procurato da sé stessi o da altri, quell’eterno limbo del sentimento ricordato con rimpianto e malinconia. E un dolore sordo che si propaga, strisciante.

«Due cuori battono come uno solo / due cuori battono come uno solo / due cuori…» (dal brano ‘Two hearts beat as one’, U2 nell’album War, 1983

«Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si era svegliato nel suo letto, senza il cuore» (dal romanzo Il cuore non si vede, Chiara Valerio; Einaudi 2019) 

 

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