Per una gravidanza secondo natura
Sempre più donne rivendicano la libertà di scegliere come fare nascere i propri figli. Ecco perché la figura della levatrice sta tornando centrale.
Di laRegione
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
In Svizzera il numero di parti cesarei programmati è decisamente elevato rispetto a molti altri Paesi europei. C’è chi contesta eccessivi controlli e interventi di medicalizzazione, ribadendo il nostro essere mammiferi e la capacità per madre e figlio di compiere insieme l’atto del parto, in un luogo calmo e sicuro.
Un tempo sia nascere sia partorire erano «attività a rischio». Poi, da tre secoli a questa parte, nel mondo occidentale la medicina ha fatto enormi progressi e il pericolo di complicazioni durante il parto è drasticamente diminuito. La seconda metà del Novecento ha portato anche l’idea che si può partorire senza dolore, per esempio facendo uso dell’anestesia epidurale, e che la donna deve essere parte attiva nelle decisioni che riguardano la gravidanza, il parto, l’allattamento. Negli ultimi anni invece la riflessione sui ‘modi di nascere’ si sta orientando verso una visione meno medica e più naturale, basata su studi che indicano il parto fisiologico (senza nessun tipo di intervento) come quello più sano in assoluto per la madre e il nascituro e in cui i soccorsi intervengono solo in caso di problemi, come in ogni altro ambito della nostra vita.
Diversi modi di partorire
Come molte nuove tendenze ‘naturali’, anche questa giunge da Nord; Paesi come Canada, Olanda e Inghilterra hanno un’elevatissima quota di parti in casa e la Svezia è presa a modello per ogni modalità di accudimento di madre-bambino al momento della nascita. Nella Svizzera interna sempre più ospedali offrono la possibilità di partorire in un ambiente intimo unicamente con il partner e la levatrice.
Nel nostro cantone la Federazione delle levatrici chiede di poter seguire le proprie clienti anche in ospedale, come indipendenti. D’altronde, come mi disse una volta una mamma alpinista: «Ci scegliamo il parrucchiere, il ginecologo e l’ortolano di fiducia: perché non possiamo decidere chi ci fa partorire?».
Un gruppo di levatrici ha aperto alcuni anni fa, con il sostegno dell’Associazione Nascere Bene Ticino, la Casa maternità e nascita Lediecilune, a Lugano, non lontano dall’Ospedale Civico con il quale ha un accordo per il trasferimento in caso di difficoltà impreviste. Al Civico inoltre esiste da qualche anno l’ambulatorio della gravidanza fisiologica che offre un’assistenza personalizzata delle levatrici già durante la gestazione. A Mendrisio e Locarno si sta cercando di ridurre gli interventi di routine, mentre alla maternità di Bellinzona si studia l’introduzione di un sistema di levatrici indipendenti accreditate…
Quando lo dice anche il medico
Una delle prime esperienze svizzere di reparto maternità gestito da levatrici è stata promossa da una dottoressa ticinese: Monya Todesco Bernasconi, primaria di ostetricia e medicina perinatale all’Ospedale cantonale di Aarau. «Lavoro al centro di perinatologia di Aarau da molti anni. In collaborazione con i neonatologi siamo specializzati in gravidanze ad alto rischio. Ma se si tratta di gravidanze fisiologiche e parti al termine non c’è bisogno di noi in prima linea. La cosa migliore è quando le donne possono partorire senza nessun tipo di intervento medico, perciò ho lanciato l’idea di offrire alle partorienti la possibilità di essere prese a carico in una casa delle nascite gestita da levatrici ma parte integrante dell’ospedale. Da due anni abbiamo ottimi risultati. Le donne con una gravidanza fisiologica senza complicazioni scelgono spesso questa opzione e vengono seguite dai primi mesi di gestazione fino al periodo post parto dalle levatrici. Io continuo invece a occuparmi del reparto di maternità, che resta ovviamente aperto per tutti i casi in cui sono necessari interventi di medicalizzazione e per chi lo preferisce».
Nelle case della nascita non vengono usati medicamenti, come invece avviene spesso in ospedale, per esempio per aumentare le doglie o diminuire il dolore. «Possono sembrare buoni sistemi», prosegue la dottoressa, «ma ogni medicamento ha sempre i suoi effetti indesiderati e gli interventi non necessari possono anche essere nocivi. Tutta la letteratura medica indica che laddove i parti sono fisiologici madre e figlio stanno meglio». In Ticino invece due bambini su tre nascono con un importante intervento medico, come l’induzione (28%), il cesareo programmato (17%), il cesareo secondario (12%) e l’uso di forcipe o ventosa (10%). Secondo molte associazioni, ma anche secondo la dottoressa Todesco e alcuni suoi colleghi, c’è un ricorso eccessivo agli interventi medici.
A lume di candela
Michel Odent, medico e chirurgo, grande specialista della natalità, è stato uno dei primi a spiegare scientificamente quello che le levatrici sanno fin dalla notte dei tempi: per partorire serve soprattutto un luogo intimo e tranquillo. «Quando una donna entra in travaglio, la sua neocorteccia deve mettersi a riposo, perché partorire non è un lavoro che dipende dal cervello razionale, pensante. Il parto è per tutti i mammiferi un evento fisiologico involontario gestito da un cocktail di ormoni (ossitocina, endorfine, prolattina ecc.) rilasciati dalle strutture cerebrali più primitive, arcaiche, non controllabili, e per non inibirne il funzionamento la neocorteccia deve disattivarsi. È il concetto di ‘inibizione neocorticale’, lo stesso dell’orgasmo. Visto che il parto è un processo involontario, la parola chiave da un profilo fisiologico è ‘protezione’. La donna deve essere protetta da tutto quello che può stimolare la sua neocorteccia, ovvero non va stimolata la sua adrenalina e il linguaggio è il suo nemico. Una stanza buia e familiare, con meno persone possibile che fanno il meno possibile è l’ideale, ovviamente se non ci sono complicazioni».
Il tempo è la chiave di tutto
«Per un’ostetricia sicura e di qualità» è una mozione pendente, sottoscritta nel 2016 da diversi parlamentari del Gran Consiglio, per la creazione di reparti gestiti da levatrici per le mamme con una gravidanza a basso rischio che desiderano un parto fisiologico. Francesca Coppa Dotti, copresidente della Federazione ticinese delle levatrici, mi dice che il Ticino si sta ancora battendo per ottenere quello che al di là delle Alpi è già prassi normale: partorire con la levatrice scelta dalla famiglia, che conosce la futura mamma, che sa cosa desidera e quanto dolore può sopportare. «È molto importante, perché si lavora sulla fiducia. Io posso certamente essere in grado di aiutare una partoriente sconosciuta, ma non sarà mai la stessa cosa. Il mio mestiere è proprio questo: accompagnare dall’inizio alla fine una donna incinta e poi neomadre, parlando con lei del parto prima che accada».
La materia più pregiata è il tempo, sottolinea la levatrice Francesca Coppa Dotti. «Essere discreta. Dedicarsi alla partoriente e basta durante il travaglio. Seguire il suo ritmo. Accompagnare e rassicurare. A volte si pensa che anticipando e velocizzando il parto sia meglio, invece a volte bisogna saper fare un passo indietro. È un’arte che noi abbiamo imparato: lasciar fare alla natura. Il tempo costa e noi levatrici indipendenti ne disponiamo. Per questo bisogna distinguere tra gravidanza a rischio e gravidanza fisiologica».
Come mi disse quella volta la mamma alpinista: «Io sono partita in sala parto come per qualsiasi altra avventura della mia vita: senza portarmi il medico. Se un giorno scalando una montagna dovessi cadere ovviamente chiamerei i soccorsi, ma quando preparo lo zaino so che prima di tutto è un affare tra me e la montagna».
IL DIBATTITO
Meno cesarei, meno ansia e costi, più levatrici
La Svizzera è uno dei Paesi europei con il tasso di parti cesarei più elevato, (32,3% nel 2017), circa il doppio rispetto ai Paesi scandinavi. Secondo l’Oms l’intervento medico è necessario unicamente in caso di rischi o complicazioni: solo il 10-15% dei cesarei sarebbe dunque giustificato da un’indicazione medica. Scrive su Medical Humanities pochi mesi fa il dottor Giacomo Simonetti, specialista in pediatria e nefrologia pediatrica, primario del servizio di pediatria all’Eoc: «La funzione del parto naturale è di trasmettere al neonato un certo microbioma da parte della mamma». Ciò concerne diversi aspetti: il passaggio vaginale, il contatto pelle a pelle e l’allattamento. Questi tre elementi portano a una riduzione dei rischi di malattie, soprattutto infiammatorie e immunologiche».
Se il cesareo andrebbe evitato, perché il 31% delle nascite ospedaliere in Ticino avviene in questo modo (26% all’Eoc, 40% nelle maternità private nel solo 2016)? «Forse perché si compie il cesareo anche su donne a basso rischio», ipotizza Delta Geiler Caroli, presidente onoraria e cofondatrice dell’Associazione Nascere Bene Ticino. «I motivi sono diversi e spesso all’origine c’è paura dell’imprevisto o del dolore da parte dei genitori e/o del medico. Il cesareo programmato è anche più redditizio e più comodo per la clinica/l’ospedale e per il medico». Nascere Bene promuove la cultura della midwifery, che favorisce il rispetto e la dignità della donna mediante un rapporto empatico con una levatrice di fiducia che la accompagna: «Vogliamo informare le donne affinché siano libere di scegliere, rimanendo protagoniste del loro parto», spiega ancora Delta Geiler Caroli. «Bisognerebbe far conoscere il parto fisiologico a domicilio e in Casa della nascita, e soprattutto offrire questa scelta anche nei nostri ospedali creando le condizioni di intimità che lo favoriscono mediante l’assistenza personalizzata e un controllo naturale del dolore (vedi esempio di Aarau). Le evidenze scientifiche confermano che fa bene sul piano fisico ed emotivo mentre l’eccessiva medicalizzazione di gravidanza e parto può creare ansia e lasciare un ricordo traumatico, oltre che far lievitare i costi della sanità».
L’APPUNTAMENTO
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (che ricorrerà il prossimo 25 novembre), martedì 12 novembre dalle ore 9 alle 17.30 all’ex Asilo Ciani a Lugano il Dipartimento sanità e socialità (DSS) e l’Associazione Nascere Bene Ticino hanno organizzato una giornata di riflessione dal titolo Nascita e violenza: una relazione pensabile? Al convegno parteciperanno tra gli altri il chirurgo ostetrico Michel Odent e la primaria ostetrica Monya Todesco Bernasconi. Per informazioni vi rimandiamo al sito ti.ch/nascitaeviolenza.