Te lo dico io…
L’informatizzazione e la digitalizzazione hanno aiutato parecchio il partito di saccenti. È una sindrome che dovrebbe preoccupare tutti.
Di laRegione
La sindrome è di quelle che dovrebbero preoccupare tutti, perché senza volerlo potremmo esserne le vittime o gli artefici. Si chiama «saccenza», ovvero chi «ostenta una sapienza superiore a quella realmente posseduta», «esibisce in modo presuntuoso e pedante le proprie cognizioni» recitano i dizionari. Presenti sovente senza titoli apparenti alla radio, in tv e – naturalmente – nel web e nei social, fra gli ambiti maggiormente colpiti vi è il mondo del lavoro. Me lo conferma un amico di vecchia data che opera nell’edilizia: «I clienti? Ogni tanto ti chiedi perché i lavori in casa non se li facciano da soli, vista la determinazione con la quale fanno osservazioni poco pertinenti e ti dicono le cose…». Un collega che nel mondo dell’editoria ci lavora da decenni, mi conferma che «oggi tutti sanno fare tutto; poco importa se poi quello che dicono non è chiaro, illeggibile, inadeguato agli standard di qualità o addirittura irrealizzabile». L’informatizzazione e la digitalizzazione hanno aiutato parecchio il partito di saccenti: chi opera nei media lo sa bene, e non è raro ricevere osservazioni rispetto al proprio lavoro, che per bontà del prodotto e dell’informazione ci si sforza e ci si augura venga sempre fatto in nome della qualità e della fruizione… Ma non sempre è così. E allora c’è chi pretende la pubblicazione di un’immagine, quelli che vogliono tutto e subito, chi invia e-mail dai toni minacciosi (senza motivo) o ancora il partito di chi «non toccate il mio testo» perché io sono questo e quello. Sovente senza la minima obiettività rispetto a ciò che hanno scritto e inviato, va da sé.