L’amore (e altre ballate)
Pubblichiamo un contributo apparso nella rubrica “Libere associazioni” su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Di laRegione
«Quando mi giro, vedo che mio padre è tornato in salotto. È al telefono che discute con qualcuno, o scherza, e lavora per la mia eredità»
(brano tratto da Una cosa sull’amore)
«Anche se conosce la storia, la gente non ne ha mai abbastanza… Perché collega le storie a sé, suppongo, e amiamo tutti sentir parlare di noi, purché i personaggi nelle storie siano noi, ma non noi. Non siamo noi alla fine»
(brano tratto da La ballata di Buster Scruggs)
Breve come un video su YouTube o la puntata di una serie: la nuova estetica del frammento ci fa transitare velocemente da un contenuto all’altro, riducendo la nostra soglia di attenzione. Eppure, quando a lavorare con i formati ridotti sono dei maestri, anche la scheggia ne esce nobilitata. Lo dimostrano i fratelli Coen con il western La ballata di Buster Scruggs, disponibile su Netflix (e in qualche sparuta sala nel mondo): un’opera divisa sì in episodi, ma coesa come i grandi racconti di frontiera, e condita dallo humour nero dei due registi.
Così, fra un Tom Waits avido cercatore d’oro e un encomiabile attore sostituito da una gallina, emerge il peccato originale di un Paese che ha sempre avuto un rapporto controverso con il denaro. Le fredde logiche del profitto irrompono anche tra le pagine della raccolta di Jeffrey Eugenides Una cosa sull’amore (Mondadori). Dieci racconti concepiti in 22 anni – nel caso del film dei Coen gli anni sono 25 – che danno voce a personaggi nel pieno di una crisi emotiva, ideologica o spirituale. Dettata, inesorabilmente, dall’incapacità di conciliare amore e affetti con la dimensione più prosaica dell’esistenza. Dal vecchio west all’oggi, il sogno americano scricchiola sempre nello stesso punto.