Realtà e palcoscenici
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Di laRegione
Vi sono città che hanno costruito il loro mito contemporaneo al cinema. Da Roma (Caro diario) a Londra (Trainspotting) a Tokyo (Lost in Translation). Per non parlare di New York. La prima volta che sbarcai nella Grande Mela non vi furono Central Park o Statua della Libertà che potessero fermarmi. La prima meta fu al 138 Bergen Street, all’altezza di Hoyt Street: lì si trova il «Brooklyn Inn», un bar con pareti in legno scuro (stile pub inglese) dove nel 1994 furono girate alcune scene del film Smoke di Wayne Wang e Paul Auster. Tratto da una sceneggiatura dello stesso Auster, in verità la pellicola è quasi tutta ambientata in una tabaccheria – nel film gestita da uno stratosferico Harvey Keitel – tra la 16esima e Prospect Park West. La delusione fu enorme quando mi resi però conto che quel negozio semplicemente «non esisteva»; ovvero, era stato riscostruito solo per il film (e il sequel Blue in the face), ispirandosi a un punto vendita di Manhattan. In seguito mi consolai scoprendo che durante le riprese la tabaccheria appariva così autentica che molti passanti durante le pause della produzione tentavano di entrarci alla ricerca di sigarette. Sin dagli anni Trenta anche il Ticino è stato un set ideale per produzioni cinematografiche, una tradizione che la Ticino Film Commission oggi coltiva e promuove, conscia dell’enorme visibilità che le arti visive possono regalare al cantone. Il concorso fotografico «Scatta la location» da poco chiusosi va in questa direzione. Se volete scoprire le foto premiate, l’appuntamento è tra sette giorni su queste pagine. Non temete, questa volta è «tutto vero»…