Passione e tradizione, l’abbiccì di Michele Tunesi

Vive in Capriasca, regione che apprezza per la sua genuinità e vivacità e dove ha deciso di coltivare la vite e produrre vino

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Nato quarant’anni fa sotto il segno del Toro, Michele è amante della natura, appassionato di arrampicata e inevitabilmente di montagna. Ha studiato materie tecnico-meccaniche, ma la vita, e soprattutto la volontà e il desiderio di andare oltre schemi preconfezionati, l’ha portato dove il suo cuore batte: con le mani nella terra, tra le vigne di Sala Capriasca, Lugaggia, Origlio e Medeglia e in continuo contatto con il mondo agricolo. A primeggiare tra le sue aspirazioni c’è quella di dare un valore aggiunto al territorio attraverso i vini capriaschesi che produce con dedizione e amore. Vive in Capriasca, regione che apprezza assai per la sua ‘personalità’ genuina, vivace e senza troppi orpelli. Lo indispongono la pigrizia e la mancanza di voglia di fare; si definisce placido, è molto raro infatti che si possa alterare.

Mica tutti da bambini hanno avuto la fortuna di farsi prendere per mano dai propri nonni mentre si passeggia, ascoltare le loro storie prima di addormentarsi o farsi contagiare da una loro passione. Michele Tunesi ha avuto il tempo e lo spazio di nutrirsi di bellezza grazie a nonno Elvezio da cui ha ereditato una gemma preziosa: l’amore per le passeggiate in montagna con tutti gli annessi e connessi. “Avevo da poco imparato a camminare e lui non ha aspettato un minuto: siamo subito partiti in esplorazione dell’Alpe Bolla e del Monte Boglia. Abbiamo macinato tanti chilometri insieme, era un camminatore indefesso. Mi ha pure insegnato a costruire archi, capanne, ho imparato molto da lui e con lui”. Dalle montagne, ai fiumi, al mare, Michele coltiva l’arte della scoperta nel viaggio e nella scoperta di luoghi vicini e lontani, unica condizione sine qua non è il contatto con la natura. “Sin da che ne ho memoria ho sempre sentito una profonda affinità con la natura, le sue leggi, le sue dinamiche, la sua imprevedibilità. Sfumature che non ho mai ritrovato a scuola e sul lavoro (prima che cambiassi settore). Dalla natura non si prescinde e da lei abbiamo il privilegio di trarre tutto nonostante si possa pensare che magari si potrebbe non prescindere dal fatto che sia fonte di vita”.

Piccoli ma buoni

Michele si diploma in ambito tecnico, trova lavoro, ne cambia un paio, ma c’è qualcosa che stona nonostante guadagni bene e non abbia nulla di cui lamentarsi, sente che gli manca qualcosa e, come cantava Antonello Venditti “certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano”, il richiamo della natura è più forte di qualsiasi altra cosa: “Trovo un lavoro part-time nel settore agricolo nella valle e, poco dopo, trovo degli appezzamenti di terreno nel comune di Capriasca. Sono tutti di dimensioni ridotte, in pendenza e quindi poco interessanti per le aziende più grandi”. Per Michele, oltre ad essere un’occasione preziosa da cogliere al volo, è una sfida: passa dal vinificare in casa a vinificare in una cantina nella valle. “Sono passato a una maggiore professionalizzazione, più diversificazione e a più volume da offrire al pubblico”.

Scintilla

Michele si avvicina al mondo della viticoltura insieme a due cugini, una decina di anni fa. “Dopo vari esperimenti, nel 2015 abbiamo vinificato il primo Merlot in purezza in una barrique in rovere. Non vorrei passare per vanitoso ma davvero era un prodotto notevole, che stiamo gustando tuttora”. Da quelle uve Michele si dice che c’è il fattore X, che può andare avanti su questa strada, c’è margine per migliorarsi, ma soprattutto la voglia di scoprire dove la vita lo porterà. “Non è il fattore meramente economico che basta come motivazione per intraprendere una attività come la mia, produco circa 2’000 bottiglie all’anno tra rosso e bianco (dal 2023 si è aggiunto anche un vino spumantizzato). Quello che mi muove è una scintilla scoccata nella pancia”.

Salto nel buio

“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno” è un’affermazione di Martin Luther King, ma calza a pennello addosso a Michele: “Sono abituato ai salti nel buio. Non sono fatto per fare ciò che non sento profondamente, non ho mai avuto paura di buttarmi in nuove avventure professionali”. La sua vita, soprattutto in periodo di vendemmia è tutt’altro che rilassata, lo incontro al volo tra una pausa e l’altra dalle sue vigne. Quando mi incontra si scusa, è pieno di terra, stanco, ma percepisco la sua voglia di fare bene, anche se le ore dormite nelle ultime notti sono poche.

Pazienza

È sotto i nostri occhi, la natura mai come adesso è imprevedibile, non è quindi scontato lavorare in un ambito che dipende totalmente dalle condizioni meteorologiche e dalla pressione della fauna selvatica. Pazienza, accettazione e una buona dose di fiducia sono indispensabili per chi vinifica. “La mia è una realtà piccola, quindi parto dal presupposto che devo lavorare molto bene in vigna per avere delle ottime uve. Questo è fondamentale per produrre del vino di qualità. Si dice infatti che il vino, quello buono, si fa in vigna. La parte in cui contribuisce la natura è ovviamente essenziale perché altrimenti la materia prima in entrata è di scarsa qualità”. La generosità della natura è un tassello fondamentale per la riuscita di un prodotto finale di alto livello al fine di avviare una vinificazione pregevole.

Tradizioni

Quanto è importante mantenere accese le tradizioni quando si parla di viticoltura? “La nostra terra offre molto, non solo in viticoltura, è perciò importante in tutti gli ambiti produttivi agricoli valorizzare il territorio passando per una buona gestione delle superfici verdi al fine di mantenere in salute prati, boschi, vigne e campi. Elementi che caratterizzano il territorio, che ne attestano l’importanza e che rappresentano le origini agricole da cui il Ticino proviene. Non dimentichiamo che siamo capaci di trasformare la materia prima ottenendo prodotti molto interessanti per la nicchia di persone che ne valorizzano l’origine locale, sarebbe un peccato affidarsi solo all’estero e ad altre regioni svizzere, seppur blasonate ed apprezzate. In Ticino non c’è solo Merlot, con il tempo le qualità si stanno diversificando, vista la predisposizione della terra non solo per il rosso, ma pure per il bianco. Le tradizioni vanno coltivate: se vuoi sapere dove vai, devi sapere da dove vieni”.


© Ti-Press / Pablo Gianinazzi

Maggiori info: www.cantinatunesi.ch.

Articoli simili