La lingua dei dati con Donata Columbro

Fosse per lei correrebbe e basta, ma è più forte la spinta di occuparsi del mondo…

Di Natascia Bandecchi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Nata a Torino nel 1984, Donata studia scienze politiche con indirizzo in sviluppo e cooperazione, poi relazioni internazionali e tutela dei diritti umani. Perché? Perché il suo sogno è lavorare per un’Ong, viaggiare, andare in Africa (dove trascorrerà molto tempo) e salvare il mondo. Vuole anche diventare giornalista e le coincidenze della vita la conducono a lavorare per un mensile edito da una federazione di Ong. Il suo cammino professionale è davvero ricco: diventa divulgatrice, scrittrice, esperta di dati… e, ci si chiederà, ‘ma che c’entrano i dati con chi vuole salvare il mondo?’. Spoiler: un po’ c’entrano i videogame, la passione di sua mamma per i libri, la corsa e il voler umanizzare le cifre.

Un friccico al cuore quando penso a quei favolosi anni Ottanta e scoprii le meraviglie dei videogame, erano i tempi dell’Atari 2600 e dei mattoncini colorati da colpire con la pallina di Breakout. Sì, sono stata una geek cresciuta tra le meraviglie del suo giardino di casa, e le classiche ginocchia sbucciate, e i joystick da smanettare giocando con gli arcade game dell’epoca. Un po’ come Donata Columbro: “Sono sempre stata un po’ nerd, mio padre è informatico. Sono cresciuta in una casa con più computer che persone e quindi avevo la libertà di sperimentare, toccare, giocare”. Era l’epoca del Commodore 64 e tra i suoi videogame preferiti c’erano Prince of Persia e Monkey Island. “Mia mamma invece è sempre stata una grande lettrice, quindi la casa era piena di libri da sfogliare e leggere. Quindi oggi che faccio? Scrivo libri che si occupano anche di tecnologia”.

Corsa e dati

Le congiunture internazionali e lo sviluppo della tecnologia permettono a Donata di vivere il momento in cui i dati sono diventati pervasivi da dentro, shift che avviene dal 2012. Era l’epoca dei primi dispositivi per misurare il sonno, i passi, le calorie consumate. “Già ai tempi dell’università ho iniziato ad avere un nuovo punto di vista sui dati poi, quando ho cominciato a correre – ho avuto la fortuna di trovare un allenatore che è anche un data analist sportivo –, ho imparato a decifrare le mie performance anche grazie ai dati”.

Voglio fare la giornalista!

È pazzesco di come spesso i bambini siano già in chiaro su cosa vorranno fare da grandi – io per esempio volevo fare la doppiatrice, ci sono andata vicino visto che oggi la voce la uso, ma a un microfono in radio. Donata invece? “Non ho avuto un’epifania con i dati, ma con il giornalismo. Forse ero in prima elementare, avevo scritto una notizia: ‘Saddam Hussein invade il Kuwait’. Seguivo già il telegiornale e le vicende internazionali. Non avevo sviluppato la notizia, ma ricordo nitidamente il titolo. Mi affascinava il fatto di scoprire ‘cose’ e poi raccontarle attraverso la scrittura… e, dulcis in fundo, associavo al mestiere del giornalista il fatto che viaggiasse per il mondo”.

Umanizzare i dati

Spesso si pensa che le statistiche e i dati in generale siano sterili e privi di vita, ma ci si dimentica che oltre grafici e numeri ci sono persone. Una delle sfide per chi maneggia, come Donata, questo sapere è proprio quello di cambiar loro l’abito e dare informazioni esaustive a chi li consulta. “Ci immaginiamo il dato uscito da Excel, freddo e incasellato, ma in realtà a me affascina la storia che c’è dietro la sua produzione. La combinazione dei due mondi per me è avvenuta quando ho scoperto la mappa del giornalista Gabriele Del Grande ‘The migrants files’ (www.themigrantsfiles.com) che mostrava le persone morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. In quel momento ho avuto la consapevolezza che il dato potesse rivelarci qualcosa che prima non si conosceva, tra cui storie inesplorate fino a lì”. Con il tempo Donata scopre come si possa andare oltre la visione stereotipata di Paesi del Sud del mondo. Spesso sono proprio loro a rivelare una marcia in più in ambito tecnologico, come per esempio la sua amata Africa. “Non tutti sanno che i pagamenti via mobile sono stati inventati in Kenya, e non dalle multinazionali della Silicon Valley. Mi piace avere la possibilità di ribaltare le cose, vedendole da un altro punto di vista”.

Insegnamento

I dati sempre più fanno parte della nostra vita e Columbro si impegna ad aiutare chi la segue a comprenderli. Missione che espleta anche attraverso l’insegnamento che svolge presso l’Università IULM di Milano, l’Università Luiss di Roma e l’USI, Università della Svizzera italiana. “Quando insegno è il momento dell’anno in cui ho un’esperienza tridimensionale e vado oltre ciò che produco. Per me è prezioso insegnare perché capisco quali possono essere gli ostacoli per decifrare questa materia, oppure leggere nei volti degli studenti lo stupore di una nuova rivelazione che fino a prima sembrava indecifrabile”.

Come fa a fare tutto?

Donata è una donna dinamica – si era capito? –. Oltre a essere giornalista, divulgatrice e scrittrice – il suo ultimo libro si intitola ‘Quando i dati discriminano’ (Il Margine) –, è autrice della newsletter ‘Ti spiego il dato’, insegna, corre come se non ci fosse un domani, è mamma di due bimbi: Filippo e Orlando, e si è iscritta quest’anno all’università alla facoltà di filosofia. “Meno male che ho ripreso a studiare, perché mio figlio Filippo di 6 anni ultimamente mi pone domande esistenziali e sull’universo”.

Maggiori info: www.donatacolumbro.it e www.tispiegoildato.it

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