Ennio Flâianeur

‘La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. E la verità fulmina chi osa guardarla in faccia’

Di Alba Minadeo

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Basta fare una passeggiata sul lungolago di Lugano per scoprire che all’interno della Biblioteca cantonale è custodito il Fondo Flaiano, il corpus degli scritti del famoso intellettuale italiano, nonché sceneggiatore di Fellini, nato a Pescara il 5 marzo 1910 e morto a Roma il 20 novembre 1972.

Le Monde definì Ennio Flaiano le Flâneur perché vagabondava pigro e vigile per Roma (Diario Notturno, Bompiani, 1956), con il suo beffardo occhio indagatore. L’occhiale indiscreto era infatti il nome di una sua rubrica su Il Secolo XX (1945), i cui testi sono stati raccolti per Adelphi da Anna Longoni, curatrice e specialista dell’opera dello scrittore. Per Flaiano, la satira era insita nel modo di essere degli italiani: il funambolismo, il cinico parteggiare per il più forte, la “leggerezza di carattere”, l’intolleranza, la tendenza all’amnesia. Il pescarese gironzolava per l’urbe e annotava la metamorfosi della città. Con gli anni, “l’orrore, la pietà e anche lo sconforto” che questa decadenza gli suscitava, si acutizzarono, lo humour si fece più cupo, da cui La solitudine del satiro, l’omonimo libro composto postumo dall’amico Aldo Buzzi. Il mondo che lo circondava gli somigliava sempre meno, egli era confortato solo dalla sua inquieta ironia. Girovagava anche fra i generi: giornalismo, letteratura, elzeviri, epigrammi ed epitaffi, critica letteraria, cinematografica e teatrale, scenografia, traduzione. La sua biografia professionale è lunga (sessanta sceneggiature in trent’anni), ma la vita breve: morì il 20 novembre 1972, a sessantadue anni, dopo un secondo infarto.

Esule postumo

Come disse il critico letterario Massimo Raffaeli in un’intervista della RSI, la sua opera è intrisa di “un solo tema, ossessivo e paradossale, la fuga dall’italianità, da cui era immune”. In patria non era stato riconosciuto in vita (avendo pubblicato solo sei libri, mentre dopo la sua morte ne sono usciti almeno una trentina), perciò la moglie Rosetta scelse la Biblioteca cantonale di Lugano come luogo deputato ad accogliere il contenuto dei suoi cassetti. Ennio Flaiano era nato il 5 marzo 1910 a Pescara, settimo figlio di Citteo e della sua seconda moglie. A cinque anni venne affidato a una famiglia di Camerino, a sette sapeva fare un telegramma. Seguirono gli anni di collegio a Fermo, Chieti, Senigallia, Brescia e, dal 1922, a Roma. “Pessimo studente, arrivai a stento alla facoltà di architettura, senza terminarla”, scrisse.


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La ragazza di Via Panisperna

Dopo essere tornato dalla Campagna d’Etiopia, nel 1940 sposò Rosetta Rota, laureata in matematica, che lavorava presso il Regio Istituto di fisica dell’Università di Roma, insieme con gli altri giovani fisici guidati da Enrico Fermi. Nel 1942, nacque la figlia Luisa, colpita a otto mesi da encefalite, che le lascerà disabilità intellettiva, afasia e difficoltà a camminare. La chiamavano Lè-Lè: “Non è un diminutivo impostole” annota Flaiano nel Quaderno di Lè-Lè 1942-1943, “ma liberamente scelto da lei stessa: quando piange urla ‘lè-lè’ a intervalli regolari. Si è affacciata l’ipotesi che chieda del latte in francese”. Ecco il suo umorismo salvifico per allontanare la disperazione, alimentata dalla crudele indifferenza degli amici intellettuali che “non riuscivano neppure a guardare Luisa, giravano la faccia dall’altra parte”, compreso Fellini, che pare disse: “Ma perché non la rinchiudono?”. Questa la genesi della rottura tra i due, a cui si aggiunse l’episodio dell’Oscar a 8½ del 1964, di cui Flaiano era cosoggettista/sceneggiatore. Il titolo indica gli otto lungometraggi che Fellini girò, con il contributo fondamentale di Flaiano, e i tre film diretti a metà con altri registi. Durante il viaggio in aereo per Los Angeles, Flaiano fu messo in classe turistica, mentre Fellini in business. Dopo quindici anni, litigiosi ma sublimi, la collaborazione finì.


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Da sinistra: Flaiano, Fellini ed Ekberg

‘Tutto dovrà cambiare’

Il 5 marzo 1970, venne colpito da infarto e andò a vivere da solo in un residence, per mettere ordine tra i suoi scritti e cercare di dare alle stampe un corpus organico, che Anna Longoni ha definito “narrazione interrotta” , ma morì prima. La moglie Rosetta si stabilì definitivamente a Lugano, dove si era trasferita nel 1984, perché lì aveva trovato un Istituto in grado di curare la figlia, morta nel 1992: in sua memoria creò un fondo a favore dei disabili. Aveva vissuto anche a Ginevra, per far assistere la piccola Luisa presso un Istituto di rieducazione per bambini con ritardi cognitivi. Si spegnerà nel 2003, a novantuno anni, nella casa di riposo Rivabella di Magliaso.

La famiglia è sepolta nel cimitero di Maccarese, vicino a Fregene, dove abitò, a conferma dell’irrisolto rapporto di Flaiano con Roma. Nel 1974, fu creato a Pescara il Premio Flaiano Soggettisti e Sceneggiatori. Ma il flâianeur non fu solo quello.

Ho l’impressione che Flaiano sia stato ridotto alle sue battute (Aldo Buzzi)

Biblioteca cantonale Lugano

Nulla all’Italia ingrata

Il destino delle pagine perse
è di salvare non l’anima del lettore
ma le illusioni dell’autore.

(Ennio Flaiano, Autobiografia del blu di Prussia, Adelphi)

Rosetta Rota Flaiano decise di non lasciare nulla “all’Italia ingrata” e così donò tutto il materiale del marito, compresa la macchina per scrivere, alla Città di Lugano.

Il Fondo è conservato e consultabile presso la Biblioteca cantonale di Lugano (BCLU), il cui obiettivo principale è di tutelare la lingua italiana, minoritaria nella nostra nazione. Al suo interno esiste anche l’Archivio Prezzolini, acquistato dal Canton Ticino nel 1978, a cui nel 1994 si aggiunse il Fondo Guido Ceronetti e quindi quello di Ennio Flaiano, la cui conservatrice è Diana Rüesch. Quest’ultimo comprende materiale biografico, cinematografico (tra cui la prima stesura de La dolce vita), audiovisivo, iconografico, disegni; cartelle originali di Flaiano, miscellanea varia, scritti di architettura, interviste, traduzioni, adattamenti teatrali, progetti, periodici, cataloghi di mostre, corrispondenza (comprese le lettere da e a Fellini, da cui trapela un’amicizia basata su reciproca stima). L’opera narrativa di Ennio Flaiano si trova invece presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia.

Per approfondire: Ennio Flaiano, Soltanto le parole. Lettere di e a Ennio Flaiano, a cura di Anna Longoni e Diana Rüesch, Bompiani, 1995; Satira è vita, i disegni del Fondo Flaiano della Biblioteca cantonale di Lugano, con cinquanta brevi testi di Ennio Flaiano, Pendragon, 2002; Ennio Flaiano, Opere Scelte, a c. Anna Longoni con Maria Corti, Adelphi, 2010.

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