Barbara Widmer, a capofitto nella musica
Sin da bambina ha compreso che questa sarebbe stata la sua vita e dallo scorso 1° settembre è direttore artistico dell’Orchestra della Svizzera italiana
Di Gino Driussi
Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.
Barbara Widmer, di origini svizzero-tedesche, è cresciuta nel Sopraceneri. Dopo aver completato gli studi musicali ed essersi laureata in musicologia e in letteratura italiana all’Università di Zurigo, ha conseguito il master in Cultural Management presso il Conservatorio della Svizzera italiana. Dopo diversi impieghi in ambito culturale, dal 2010 lavora per la Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana (FOSI), dapprima in qualità di assistente artistica, poi quale responsabile della produzione artistica. Nel gennaio 2022 è stata nominata membro della Direzione FOSI, a ottobre dello stesso anno direttore artistico ad interim. È direttore artistico dell’OSI dal 1° settembre 2023. È single e vive a Bellinzona.
Poco più di un anno fa, il 5 giugno 2023, la Fondazione dell’Orchestra della Svizzera italiana comunicava la nomina di Barbara Widmer a nuovo direttore artistico dell’OSI, contestualmente a quella di Samuel Flury quale direttore amministrativo. Entrambi ricoprivano già questa carica ad interim dopo le dimissioni di Christian Weidmann. “La prima sensazione che ho provato è stata sicuramente quella di tanta gratitudine, seguita da un senso di grande responsabilità che mi piombava addosso, anche nei confronti della società, ma comunque guidata dalla consapevolezza e dalla convinzione di volermi realizzare in questo ambito”.
Adesso facciamo un lungo passo indietro per capire a quando risalgono l’interesse e la passione di Barbara per la musica. “Non vengo da una famiglia di musicisti, ad eccezione di uno zio pianista. Ho iniziato a cantare a 4 anni, nel coro Calicantus di Locarno ed è lì che è cominciata la mia passione, in modo direi del tutto naturale, facendomi subito capire che la musica sarebbe diventata una parte importante della mia vita. Grazie al coro, ho avuto la fortuna di viaggiare tantissimo, già da piccolina, di vivere interessanti scambi culturali e questa apertura mi ha permesso sin da giovanissima di innamorarmi a 360 gradi della musica e del canto”.
Quando studiava a Zurigo, Barbara Widmer ha avuto occasione di collaborare con la prestigiosa Tonhalle, poi, nel 2010, ecco l’approdo all’OSI. “Mi ricordo ancora della telefonata che mi fece Denise Fedeli, che ricopriva il ruolo che svolgo oggi e che cercava un’assistente artistica. Ho fatto il concorso ed ho avuto la fortuna di entrare in quella che è diventata la mia casa. Sono veramente molto grata a Denise per i suoi preziosissimi insegnamenti, che mi hanno permesso di fare tutta questa strada”.
Una dimensione internazionale
In questa piacevole conversazione, ripercorriamo in particolare gli ultimi 7-8 anni dell’OSI, orchestra che, in particolare sotto la guida del maestro tedesco Markus Poschner come direttore principale, è cresciuta qualitativamente moltissimo anche fuori dai nostri confini, tanto da entusiasmare pubblico e critica tra i più esigenti e di esibirsi nelle sale, soprattutto europee, di maggior prestigio (come ad esempio nell’ultima tournée in Germania lo scorso aprile), senza dimenticare che i concerti dell’OSI al LAC e all’Auditorio di Besso registrano quasi sempre il tutto esaurito, segno del grande affetto con cui il pubblico la segue. “Siamo un po’ come una squadra di calcio, che ha i suoi tifosi! Il nostro obiettivo è di mantenere la qualità alla quale siamo giunti e, al di fuori della Svizzera italiana, di consolidare ulteriormente il nostro posizionamento a livello internazionale. Dobbiamo solo farci conoscere un po’ di più, ma siamo sulla buona strada”.
Avvicinare l’Osi al pubblico
Un punto importante al quale Barbara Widmer tiene moltissimo è quello di avvicinare l’OSI a un pubblico sempre più vasto e diversificato, di far conoscere la musica classica (che molti considerano ancora riservata a un’élite) a una cerchia sempre più ampia, in particolare alle prossime generazioni. Ci sono state e ci saranno ancora diverse iniziative in questo senso, anche molto originali, sotto il cappello del progetto ‘Be connected’, come i concerti per le scuole, che hanno attirato 10mila bambini in una settimana lo scorso maggio, quelli per le famiglie, i ‘Lunch with OSI’ e, ultima novità, i concerti conclusivi di ‘Io, tu e l’OSI’, a inizio giugno, che hanno visto, sempre sul palco del LAC e sotto la direzione del maestro ginevrino Philippe Béran, esibirsi insieme i professori dell’OSI e una cinquantina di musicisti non professionisti di ogni età e provenienza, dai nonni ai nipoti, che hanno superato diverse selezioni e hanno avuto il piacere di partecipare a un concerto che per loro rimarrà sicuramente un’esperienza indimenticabile. “Sono più che soddisfatta, direi stupita e persino commossa dall’interesse che hanno suscitato tutte queste iniziative. Molte di queste idee sono nate durante il Covid, quando tutto era fermo e abbiamo dovuto reinventarci. Mi sono resa conto che il mondo relativo al nostro mestiere, che percepiamo come la nostra missione, va fatto conoscere maggiormente e reso accessibile a tutti. Sento un senso di responsabilità rispetto alle future generazioni e credo fortemente che la musica e l’arte più in generale aiutino gli individui ad essere migliori: proprio partendo da questo concetto sono nati i nuovi format di cui abbiamo parlato”.
Il novantesimo compleanno
Il 2025 sarà un anno molto importante per l’OSI, poiché da una parte festeggerà il suo novantesimo compleanno (è nata nel 1935 come Radiorchestra) e dall’altra si congederà da Markus Poschner, il quale, dopo esserne stato per 10 anni direttore principale, assumerà questo ruolo presso l’Orchestra sinfonica di Basilea. “Avremo modo di presentare dettagliatamente tutti i festeggiamenti previsti. Posso anticipare che omaggeremo Poschner in particolare durante il weekend di Pentecoste dell’anno prossimo e che è prevista l’uscita di un libro sull’OSI curato da Lorenzo Sganzini”. E per quanto riguarda la successione di Poschner? “È un processo che richiede tempo. Ci sono certamente già delle idee, ma è come trovare il compagno di vita giusto, che sposi e sviluppi la nostra visione”.
Animata da un grande e contagioso entusiasmo, Barbara Widmer si investe totalmente in un ruolo che le calza sicuramente a pennello. Ma non vorrei congedarmi da lei senza chiederle se le resta il tempo per fare altro, per coltivare qualche hobby. “È chiaro che la mia posizione mi costringe a gettarmi a capofitto nel lavoro, ma è anche indispensabile ritagliarsi del tempo per cercare il proprio equilibrio. Io lo trovo nella pratica sportiva: corsa, bicicletta, palestra, insomma di tutto e di più e questo mi fa stare molto bene. Mettendo però al primo posto la famiglia e le amicizie”.