La dura legge del surf

“Un amico serve quando hai torto. Quando hai ragione non ti serve a niente” (Bear; dal film ‘Un mercoledì da leoni’, 1978)

Di Red.Ticino7

Pubblichiamo l’editoriale apparso su Ticino7, allegato a laRegione

“Per quanto l’ideale olimpico coubertiniano sia poco sostenibile in un campo conflittuale come quello dello sport contemporaneo, in cui in ogni caso vince chi emerge e in cui dunque funzionano le medesime logiche di successo e di potere che segnano la selettività in altri ambiti del sociale, in molti contesti sportivi quotidiani ‘partecipare’ spetta a tutti: basta rispettare il proprio turno. Nel surf non è esattamente così, e in una sessione di surf può capitare, come è capitato più volte a me nelle prime uscite sulle spiagge della Gold Coast (in Australia, ndr), di non prendere neanche un’onda dopo qualche ora in acqua: per scarsa abilità, per la difficoltà a posizionarsi nei punti migliori, per poca intraprendenza in un contesto che non si conosce, ma soprattutto perché quasi sempre le onde sono già prese. La priorità è un privilegio che bisogna guadagnarsi, su queste coste, e non è difficile, per i più esperti, tagliare fuori i novellini o i meno in forma, remando più velocemente per arrivare prima sul picco e ottenere la precedenza. Nei giorni migliori, sulle line-up locali sembra vigere una sorta di legge della giungla, in cui il più forte sopravvive, in una mischia di surfisti agguerriti, tesi ed evidentemente infastiditi da tutti gli altri. Se la si osserva da vicino, tuttavia, si capisce che non si tratta di una legge del più forte, punto e basta, ma di una ‘logica’ del più forte, dove il più forte non è solo un arrogante che in virtù delle sue abilità trasgredisce i capisaldi della democrazia sportiva (non tutti possono vincere, ma tutti possono partecipare) e toglie opportunità agli altri, ma è uno che si merita di fare quello che fa”.

(da Surfers paradise. Un’etnografia del surf sulla Gold Coast australiana di Dario Nardini, Editore Ledizioni 2022)

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