Quel gran genio di Lucio (Dalla)

Nato a Bologna il 4 marzo 1943, oggi avrebbe compiuto 80 anni. Lo ricordiamo con uno dei suoi lavori più intensi, esemplare per contenuti e musica

Di Alessandro “Tondo” Bassanini

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

I MIEI MIGLIORI CENTO
Lucio Dalla – Lucio Dalla (1979)

Definito comunista e gay da mio padre, Lucio Dalla e la sua musica erano severamente vietati in casa nostra. A pensarci oggi, sembra impossibile, ma crescendo in un piccolo villaggio del Nord Italia in una famiglia italiana conservatrice, questa era la norma. Ricordo ancora come fosse ieri quando mio padre ha preso d’assalto la mia scuola media e mi ha allontanato dall’aula perché ha scoperto che il giorno prima la classe era stata “esposta” a una replica di Jesus Christ Superstar di Andrew Lloyd Webber. Mentre mi trascinava via, le sue ultime parole allo staff furono “God Damn Hippies” e non avrei mai più rivisto i miei compagni di classe. Qual è stato il risultato di questa rigida censura su di me? Chiaramente l’assoluta necessità per me di inseguire ogni idea comunista, ogni forma d’arte profana e una curiosità infinita per tutto ciò che era proibito, in fondo ho CONSUMATO gli album di Lucio Dalla, e questo è un album gigante. Ai miei amici americani, cosa posso dire? C’è chi dice che Jim Morrison e Bob Dylan siano poeti, beh, Lucio Dalla per noi italiani cresciuti negli anni Settanta è semplicemente il film della nostra vita e ogni canzone dipinge in infiniti dettagli quello che era la vita quotidiana per molti di noi. Prendi la traccia 1 dal lato B ‘Anna e Marco’, a un certo punto il testo va: “… poi c’è qualcuno che trova una moto, si può andare in città…”. “… e poi qualcuno trova uno scooter, possiamo andare in città…”. Parole innocue, eppure chi è cresciuto nella disperazione che era la periferia o la campagna italiana SA che semplicemente non avevi niente da fare tutto il giorno, tempi immensi pieni di noia… poi c’è qualcuno che trova una moto, si può “andare in città”… e noi tre salivamo su un Ciao 50cc e come pagliacci da circo sputavamo verso la città, pieni di gioia immensa e al pensiero che avremmo potuto incontrare una ragazza, o al massimo prendere un gelato. L’album omonimo di Lucio Dalla del 1979 è un disco memorabile, e rimarrà tale per il resto della mia vita, e ogni canzone continuerà ad avere un significato speciale per la maggior parte degli italiani che sono cresciuti ascoltandola. A parte le meravigliose melodie, i magnifici arrangiamenti del maestro Gian Piero Reverberi, la vera forza di questo disco sono i testi e il modo in cui catturano un piccolo momento insignificante, oppure un concetto gigantesco come il futuro (‘L’anno che verrà’), o meglio eppure la vita stessa (‘L’ultima luna’). Ascolto questo disco da oltre 40 anni, non ricordo una sola volta in cui ho saltato una canzone, l’ho interrotta o non mi è piaciuta. Ogni volta evoca felicità, tristezza, amore, dolore e gioia ed emotivamente per me questo disco è per sempre nella mia Top 10 e musicalmente facilmente nella mia Top 100.

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