I misteri dell’ideologia secondo “Harry Potter”

Quando un videogioco tocca i nervi scoperti della sessualità (accettata, dibattuta o combattuta). Anche se, spesso, è solo una questione di principi…

Di Mirko Sebastiani

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione

Cosa unisce un videogioco basato su uno dei franchise di maggior successo di tutti i tempi, gli attivisti per i diritti delle persone transgender, un sacco di dilemmi etici e morali e Twitter? La magia, ovviamente.

Harry Potter è, alla pari di Star Wars, uno di quei franchise di cui tutti, volenti o nolenti, hanno sentito parlare. Non a caso la sua autrice, J.K. Rowling, è la scrittrice più ricca del mondo, con un patrimonio stimato che gravita attorno al miliardo di dollari. Autrice, che negli ultimi anni è tornata alla ribalta, non per le sue doti letterarie, ma per alcuni commenti che l’hanno resa, almeno su internet, uno dei tanti nemici della comunità Lgbtq+. E adesso, con l’uscita di un videogioco basato sull’universo da lei creato, la faida sta raggiungendo un clamore quasi irreale.

Operazione nostalgia

Quella scritta dalla Rowling è una saga di libri da cui sono stati tratti molteplici film, videogiochi, opere teatrali e tanto altro, passando dall’essere una semplice storia per ragazzi a un fenomeno globale che coinvolge persone di tutte le età, ma soprattutto i Millennial, ossia la generazione cresciuta leggendo suddetti libri. Con queste premesse, è scontato dire che quando, nel 2020, è stato annunciato un nuovo videogioco basato sulla serie, in cui i giocatori possono creare un personaggio a loro immagine e vivere le proprie avventure all’interno della famosa scuola di magia, i fan sono andati in brodo di giuggiole. Il problema è che, grazie alle sopracitate dichiarazioni dell’autrice, sembra che anche il solo giocare a questo videogame abbia acquisito una valenza politica.


Fotogramma tratto da videogioco “Hogwarts Legacy”.

Il tweet della discordia

Tutto è iniziato nel 2019, quando la Rowling ha preso le difese di una ricercatrice britannica, accusata di transfobia per aver dichiarato che “il sesso biologico è un dato oggettivo e che le donne trans non sono vere donne”. Da quel momento la Rowling stessa è stata accusata di transfobia da diverse comunità online, venendo in seguito etichettata come Terf (Trans-Exclusionary Radical Feminist, un termine usato in maniera dispregiativa per identificare quelle femministe che discriminano le donne transessuali). Reputazione che la scrittrice non ha mancato di confermare con ulteriori esternazioni su questa lunghezza d’onda.

La disputa su ‘Hogwarts Legacy’

La faida tra i sedicenti ‘alleati’ della causa transgender e la Rowling, combattuta prevalentemente su Twitter, non ha mancato di coinvolgere anche l’universo narrativo creato dall’autrice, che però, avendo smesso da tempo di essere attualità, non ha scaldato gli animi più di quel tanto. La storia è però cambiata quando, all’inizio di febbraio, è uscito Hogwarts Legacy, il tanto atteso videogioco. Già nei giorni precedenti all’uscita si è potuto assistere a una vera e propria campagna politica contro il gioco, malgrado i suoi sviluppatori abbiano, già da anni, affermato che la Rowling non avesse in alcun modo collaborato alla creazione di Hogwarts Legacy. A ogni modo, la narrativa in rete, polarizzata come solo su internet può essere, è riassumibile come segue: se compri questo videogame stai supportando la Rowling, e quindi sei transfobico. Il che ha portato, non senza una certa ironia, le persone che transfobiche lo sono per davvero a interessarsi al gioco, quando di Harry Potter non gliene era mai fregato nulla prima di allora.


La scrittrice J.K. Rowling. La sua saga le ha regalato una vera fortuna economica.

Bullismo ed etica

Nei giorni successivi all’uscita, la battaglia si è intensificata. Gli acquirenti del gioco sono stati vittime di cyberbullismo a più riprese. Una ragazza, che stava giocando in diretta streaming, è stata insultata fino alle lacrime. In rete si possono trovare guide su come nascondere, in un mondo sempre più connesso, ai propri amici in rete di star giocando ad Hogwarts Legacy. Come storicamente spesso accade, quando gli oppressi si prendono la rivincita, finiscono per assomigliare tristemente agli oppressori.
L’aspetto più tragicomico della faccenda è che la fanbase di Harry Potter è stata storicamente contraddistinta da una grande vicinanza alla causa Lgbtq+, mentre le persone più conservative hanno spesso snobbato questo universo alternativo. Questo ha portato molte persone di fronte a un dilemma etico non da poco: rinunciare a un gioco attesissimo e desiderato da anni, o mettere da parte i propri principi? Alcune testate giornalistiche del settore hanno anche scritto di come questo gioco, per quanto stupendo e ricolmo di nostalgica magia, faccia sentire intrinsecamente in colpa. È solo un videogioco o è una presa di posizione politica? E soprattutto, nel mondo di oggi, è possibile separare l’artista dalla sua arte? Chissà se esisterà mai un incantesimo per rispondere a queste domande…


Fotogramma tratto da videogioco “Hogwarts Legacy”.


Il primo della serie, apparso in italiano nel 1998.

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