Problemi/soluzioni (elogio dell’altro sguardo)
Il punto di vista è fondamentale. E con occhi diversi anche il buio potrebbe apparire meno cupo
Di Redazione/T7
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
“Mi trovavo in una riserva indiana Hopi, in Arizona. Ero seduto accanto a un vecchio indiano, per assistere a una danza. Alla fine dello spettacolo, mentre già mi stavo alzando per andarmene, il vecchio mi trattenne per un braccio e mi mostrò una lucida pietra nera, grande come una noce. ‘Di che colore è?’, mi chiese a bruciapelo. ‘Black’ risposi. ‘Guardala bene, girala tra le dita’. La guardai bene. ‘È sempre nera’ dissi perplesso. (Mi stava prendendo in giro?). ‘Da’ qua’. Si riprese la pietra e la sollevò contro il sole. Era vetrosa, e si schiarì. ‘Vedi? È diventata trasparente’. D’accordo, pensai, ma allora? ‘Allora’, incalzò il vecchio, leggendomi in viso lo stupore, ‘questa pietra è come il tuo problema. Come tutti i problemi. Per quanto li rigiri tra le mani, sembrano sempre neri. Finché non cambi il modo di guardarli’. Poi me la regalò. Il souvenir che preferisco di gran lunga a tutti gli altri è quel sassetto diafano, quel problema virtuale risolto”.
(da Trofei di viaggio. Per un’antropologia del souvenir di Duccio Canestrini, Bollati Boringhieri, 2001-2022)