Cantare come un grillotalpa
Il nome è legato al suo “strillo”, come fa il grillo, e dimora nel sottosuolo come una talpa. E ricordatevi: non vanno uccisi ma portati fuori dal vostro orto!
Di Chiara Piccaluga
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.
È possibile incontrarlo in Europa, nel Nord Africa, in Asia occidentale e nel Nord America, predilige i terreni ricchi, grassi di humus e molto umidi. Ha una colorazione uniforme che varia dal marrone scuro al fulvo e al bruno intenso; da adulto raggiunge la lunghezza di circa 4-5 centimetri. Possiede due antenne sottilissime costituite da 120 piccoli segmenti – detti articoli –, zampe anteriori denticolate atte a scavare le gallerie nel terreno, due piccole ali anteriori e due posteriori più sviluppate. Le grillotalpe si potrebbe dire che “sentono con i piedi”. Questo paragone antropomorfico per dire che gli organi uditivi, costituiti da sottili membrane, sono situati sulle zampe anteriori.
Canti primaverili
È un lavoratore instancabile, un mangiatore formidabile ed è attivo prevalentemente di notte, oppure nelle giornate nuvolose. Nelle notti di primavera si può incontrare il grillotalpa intento ad attraversare i prati alla ricerca di prede; nel caso in cui il percorso sia ostacolato dall’acqua, senza esitazioni, l’attraversa e, sicuro, raggiunge velocemente la riva opposta. In primavera e all’inizio dell’estate (solo il maschio) canta alla sera e di notte dando all’ambiente una suggestiva atmosfera. Il canto è un forte e melodioso crepitio continuo costituito da sillabe ripetute regolarmente con frequenza di circa 30-50 volte al secondo. È udibile anche da una distanza di 600 metri, poiché prima di cantare si pone all’imboccatura della sua tana, che è fatta come una trombetta affondata nel suolo; essa amplifica il suono, proprio come un megafono, e così lo stridio diventa poderoso. La stridulazione viene prodotta sfregando il bordo delle tegmine nei grilli ed è un irresistibile richiamo per la femmina, che così può localizzarlo e raggiungerlo.
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Utile, ma non per gli agricoltori
L’accoppiamento avviene in giugno e le femmine, dotate di ovodepositore a forma di ago o sciabola, al terzo anno di età ovidepongono 200-300 uova in ooteche a forma sferica. Le femmine costruiscono delle camere sotterranee ampie 7-8 centimetri per incubare le uova. Dalla camera principale si diramano delle gallerie, la cui funzione sembra quella di assicurare che l’acqua non ristagni all’interno, evitando così la morte delle uova. Trascorsi circa 20 giorni le larvette escono dalle uova e per parecchio tempo rimangono una accanto all’altra; in seguito si disperdono nel terreno e in autunno, dopo aver compiuto due mute, si portano sotto i letamai o sotto i mucchi di sostanza organica in via di putrefazione a profondità di circa un metro. In primavera risalgono e compiono un’altra muta per passare allo stato di ninfa. In estate compaiono gli adulti che trascorrono il secondo inverno interrati.
Sarebbe un insetto utile – in quanto preda maggiolini, elateridi e altri animaletti dannosi per le colture – se non si nutrisse anche di tuberi e radici, facendo così concorrenza alle lumache, ma procurando purtroppo anche notevoli danni all’agricoltura. Predilige in particolare le barbabietole da zucchero e i tuberi di patata.
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