Amici miei. Tutto è meglio, tra maschi
Per gli esperti lʼamicizia tra gli uomini sta cambiando. Ecco il bromance: una fratellanza tutta al maschile a scapito di mogli, compagne e fidanzate?
Di Marco Jeitziner
Pubblichiamo un articolo apparso sabato su Ticino7, allegato a laRegione.
Mai sentito parlare di bromance? È l’acronimo inglese di brother (fratello) e romance (relazione, idillio, storia), un termine nato negli Stati Uniti e diventato popolare, tanto da farci film (da Superbad a Fratellastri a 40 anni), romanzi (come la serie di Lyssa Kay Adams), canzoni e quant’altro. Oggi Instagram conta 2,5 milioni di hashtag e Google fornisce 33,5 milioni di risultati correlati. In Europa però se ne parla poco, così in Svizzera e in Ticino. Anche per l’Associazione Ticinese Psicologi (atp.ch) il termine è pressoché sconosciuto, ma Lia Wächter, psicoterapeuta e sessuologa con studio a Lugano, ci ha fornito qualche chiave di lettura.
Empatia maschile
Secondo il dizionario Garzanti bromance significa “amicizia fraterna, legame di profonda amicizia (fra due uomini eterosessuali)”. Anche Wikipedia ha creato una voce: “stretto rapporto, non sessuale, tra due o più uomini”, un “rapporto sociale non erotico tra persone dello stesso sesso”. Niente di nuovo, direte, da sempre molti uomini soli o meno fanno (come le donne) comunella, eppure gli studiosi hanno notato un nuovo modo maschile di socializzare, in particolare tra i maschi nati negli anni Settanta e soprattutto tra i più giovani che, non a caso, sentiamo chiamarsi bro’ o fra’. Dunque vedere altri amici maschi, commenta Wächter, si spiega col fatto che “solitamente siamo più inclini a confidarci con chi pensiamo possa comprenderci e supportarci”, nel senso che tra maschi ci si intende meglio, così come tra donne. Quindi, aggiunge, “vivere con altri uomini un mondo di significati condivisi tutto al maschile agevola l’espressione del proprio stato interno, poiché si ha fiducia che l’altro possa capire, comprendere e non giudicare (un comportamento, un pensiero, un’emozione): si pensa che forse anche l’amico (o il gruppo di amici) provi o abbia provato in passato le stesse cose”. Ma non è tutto.
Più affettività
Un ruolo importante sembrano giocarlo lo sdoganamento dell’omosessualità e la liberazione da antichi pregiudizi. Nel bromance, sostiene Wächter, “penso che l’omosessualità in qualche modo c’entri”: siccome “l’omosessualità maschile socialmente non è più stigmatizzata o lo è sempre meno, c’è da parte dei ragazzi/uomini una minore pressione sociale sui comportamenti “omoaffettivi” che vengono accettati ed espressi con sempre maggiore serenità”. Gli scambi riguardano emozioni, desideri, confidenze, delusioni ecc., oltre che l’eterna complicità maschile quando si tratta di condividere esperienze e momenti. Ma nemmeno la sessualità, nelle sue svariate forme, si può escludere, e nemmeno in Ticino. Infatti, in un sito di incontri erotici scopriamo un annuncio intitolato proprio “bromance” , dove un 26enne di Lugano cerca “amici maschi etero (…) per parlare di ciò che ci eccita (…)”. Ciò non vuol dire che una relazione bromance sia per forza una storia di sesso o d’amore omosessuale.
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Tema poco studiato
Si è scritto molto sulle dinamiche femminili e di coppia, ma poco su quelle maschili, come se fossero meno importanti. Ciò vale sia per la letteratura scientifica che soprattutto per i media generalisti. Sociologi e psicologi, che preferiscono usare il termine “omosocialità”, stanno solo iniziando a studiare il bromance, mentre nei media svizzeri il tema è rarissimo. Quasi sempre è trattato da donne con curiosità e stupore. Nel 2017 il Blick riporta uno studio dell’Università britannica di Winchester secondo il quale, generalmente, c’è uno “sviluppo positivo” nel bromance, perché ha “un effetto positivo” sulla salute fisica e mentale dei maschi. Poi la Luzerner Zeitung in cui l’autrice, non senza preconcetti, afferma che “anche gli uomini hanno bisogno di amici”, perché “non sono dei lupi solitari come vengono idealizzati”, ma “le amicizie maschili sono un mistero per molte donne”. Il motivo? Secondo Lisa Wagner, docente all’Università di Zurigo, è che “le amicizie tra uomini sono diverse da quelle tra donne”, affermava nel 2019 su psychologie.ch. I primi funzionano “spalla a spalla” (scambio basato più su attività comuni), le seconde “faccia a faccia” (scambi più frequenti e approfonditi).
Questione di fiducia?
Proprio perché se ne parla poco, il bromance può non essere capito dalla partner, dare adito a incomprensioni o persino a ultimatum del tipo “o me o i tuoi amici”. Secondo Wächter, infatti, “se la compagna nel suo ruolo di confidente e alleata viene sostituita da un amico/gruppo di amici, dobbiamo immaginarci l’esistenza di una certa sfiducia di fondo nell’altro e nella sua capacità di comprendere e non giudicare”. Se così fosse, la presunta sfiducia di lui da dove arriva? Forse dal fatto che molti giovani maschi “non potevano parlare pienamente dei loro interessi, ansie, salute e desideri sessuali” con le fidanzate, perché si sentivano “costantemente impostati e auto-controllati” recitando il ruolo del “fidanzato adorante” per ottenere il risultato desiderato, cioè il sesso. Queste le ipotesi di Adam White, dell’università del Bedfordshire, in un suo studio pubblicato sulla rivista scientifica Men and Masculinities. Secondo la tesi di White nel bromance vi sarebbe quindi più indulgenza, meno giudizio, rancore ed imprevidibilità emotiva rispetto al rapporto uomo/donna. Per White ciò potrebbe anche svantaggiare le donne e la coppia.
Squilibri di coppia
A questo proposito la psicoterapeuta di Lugano Wächter nota: “Ciò che probabilmente non è funzionale alla relazione di coppia sono la qualità e la quantità: se il gruppo di amici o il ‘migliore amico’ si sostituisce all’intimità e complicità della coppia, questo genera uno squilibrio negli investimenti affettivi e probabilmente è un campanello d’allarme che indica che qualcosa, all’interno della stessa coppia o personalmente, non va”. Ciò vale anche per le amicizie femminili (il cosiddetto womance), ma è pur vero che è nei blog femminili che si leggono maggiori preoccupazioni (leggi riquadro). Solo leggerezze maschili o tanto investimento affettivo femminile? Nel suo studio a Lugano, Wächter “molto spesso” riscontra che uno dei due partner o entrambi percepiscono “trascuratezza da parte di un partner che preferirebbe passare il proprio tempo facendo altro, piuttosto che stare in coppia”. E magari proprio perché lui frequenta molto gli amici. In tal senso, per White ciò potrebbe non essere necessariamente un vantaggio per le donne che verrebbero private di fiducia, complicità, intimità ecc. Secondo Wächter, se così fosse, ciò “potrebbe essere visto come la declinazione di vecchie tattiche di evitamento del confronto o del conflitto con la partner donna”. Un problema non certo nuovo.
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Oppressioni sociali
L’evitamento del dialogo col sesso femminile ha radici antiche. Poiché “le donne sono, mediamente, maggiormente competenti nell’esprimere i propri sentimenti e stati d’animo”, spiega Wächter, “gli uomini, soprattutto per le questioni spiacevoli, tendono ancora molto a cercare di fronteggiare un fattore stressogeno senza condividere il proprio sentire” con la partner. Lo fanno magari al bar, alla partita, su internet, ma spesso tra maschi. Ciò si spiega col fatto che agli uomini, sin da bambini, si insegna poco o per niente ad aprirsi, confidarsi, esprimere i sentimenti. Questa è una “conquista socialmente piuttosto recente per il genere maschile”, conferma l’esperta. I modelli sociali impongono loro di farcela da soli, mostrarsi forti, indipendenti, infatti questi “retaggi maschilisti dei secoli scorsi sono ancora attivi, anche se sempre meno” , spiega Wächter: “Tendenzialmente prevedono che la bambina non venga scoraggiata quando esprime le sue emozioni e ricerca conforto o affetto, mentre il bambino in parte sì”. Ecco perché ci sono “maschi adulti a volte molto poco a loro agio con le proprie emozioni e l’espressione di esse”, afferma, e ovviamente “questa difficoltà non può che aumentare se l’interlocutore è una donna, poiché in questo caso è più probabile che si tema di non essere capiti”. Dello stesso avviso è uno dei pochi studiosi svizzeri dell’amicizia, il docente alla SUP di San Gallo Steve Stiehler: “Mostrare sentimenti è ancora un tabù per gli uomini” perché “i ragazzi non imparano a parlarne”, ha detto alla Schweizer Illustrierte.
Meno analfabeti emotivi?
Tuttavia qualcosa sta cambiando e il bromance è l’indizio di una nuova omosocialità. Per il sociologo Nils Hammarèn dell’Università di Gothenburg, “le ultime generazioni di uomini cresciuti da madri e padri femministi negli anni Settanta sono più aperte emotivamente e più espressive”, afferma un suo studio accademico pubblicato da Sage Open. Come Wächter, anche Hammarèn conferma che i giovani uomini non temono più di essere identificati come gay perché amano stare tra di loro, quindi “sono più a loro agio nell’esplorare amicizie più profonde con altri uomini”. Ma a scapito delle compagne e della coppia? Studi e sondaggi sui “Millennials” e gli “Z”, le nuove generazioni di 18-30enni, indicano che fanno fatica a coinvolgersi, a impegnarsi, a mettersi in gioco, stanno meno in coppia e fanno meno sesso dei loro nonni. Persino l’inglese Guardian si è chiesto nel 2018 se ci troviamo in una “recessione sessuale”. Chissà. Il bromance ha dunque varie ragioni e implicazioni, personali e di società, di famiglia e di scuola, ma forse potrebbe aprire la strada a un confronto emotivo uomo/donna più sincero e paritario.