Babel 2020 – Brenda Navarro: due voci, molte donne
Potrete ascoltare l’autrice messicana a Bellizona, ospite del Festival di letteratura e traduzione, il prossimo 19 settembre al Teatro Sociale (ore 18.30).
Di Cristina Pinho
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione.
Messico. Daniel è al parco con sua madre, basta un attimo di distrazione e viene portato via. Da quel momento si chiamerà Leonel e vivrà con la sua rapitrice. Due donne agli antipodi per estrazione sociale e rapporto col mondo – la prima madre, suo malgrado, lacerata dai sensi di colpa per la perdita; la seconda alla ricerca ossessiva della propria “completezza” – sono le protagoniste di Case vuote, romanzo d’esordio dell’autrice messicana Brenda Navarro.
Brenda, al centro del libro troviamo due modi di vivere la maternità molto diversi, ma entrambi pieni di sofferenza. Cosa dicono queste due storie del nostro tempo?
“Spesso si romanticizza l’idea della maternità come uno stato per il quale ci si sente piene, nelle nostre società però questa comporta spesso il diventare dei soggetti con meno diritti. C’è un’erosione di personalità per cui all’essere ‘compagna di’ e ‘figlia di’ si aggiunge ‘madre di’, come se si appartenesse sempre a qualcosa di ulteriore eccetto che a sé stesse. Inoltre il lavoro delle donne, e in particolare delle madri, è ciò che sostiene tutti gli Stati; senza la loro cura verso i figli, i partner o i genitori, le società entrerebbero in crisi. È questo che ho voluto mostrare con il romanzo. Più voci abbiamo e più sincere siamo, maggiore è la possibilità di costruire concetti di maternità meno dolorosi. Siamo in tante a volere ovunque un mondo diverso e stiamo imparando a generare reti dentro e fuori dal nostro spazio comune: questo è il mio contributo”.
Le due voci in effetti si confessano con grande sincerità, talvolta esprimendo pensieri normalmente rifiutati e seppelliti nell’intimo dalle donne. Si rompe un tabù?
“A me sembrava normale parlare di certe sensazioni perché assumersi la cura di un essere vivente è qualcosa che consuma. Solo ascoltando le impressioni delle lettrici mi sono resa conto del mio privilegio di potermi esprimere e di quanto nell’ambito pubblico molti pensieri legittimi non trovino spazio. Essere arrabbiate in certe circostanze, dire che non ci piace nostro figlio se fa i capricci, non fa di noi persone mostruose; sono momenti circoscritti che non pregiudicano tutti gli altri di tenerezza. Il problema è la repressione di questi sentimenti che può portare a relazionarsi con gli altri in maniera violenta, generando violenza su scala maggiore”.
Il romanzo parte da un contesto tipicamente messicano ma riesce ad avere un respiro molto più ampio. Come?
“Nella versione in italiano la traduttrice ha costruito la seconda voce – che io ho modellato su un registro colloquiale messicano – pensando a una donna di estrazione popolare italiana e questo senza snaturarne l’essenza perché il sentimento espresso è universale. Anche la prima voce, che intellettualizza la perdita nelle sue varie accezioni, ha una portata trasversale. Quando l’intenzione è trasmettere dei sentimenti, le circostanze della trama e l’uso di un linguaggio locale o colto che sia non sono un ostacolo per travalicare i confini”.
Da cosa è scaturita l’esigenza di scrivere questo libro?
“L’idea è nata nel 2013 quando in Messico si passava da un governo che aveva intrapreso una sanguinosa guerra contro i narcos, portando il Paese in una spirale di violenza fatta di innumerevoli morti e sparizioni quotidiane di cui continuiamo a vivere le conseguenze, a un governo che puntava allo sviluppo facendo però come se niente di tutto ciò fosse mai accaduto. Provavo un grande dolore, e senza volermi appropriare della voce delle madri dei desaparecidos, ho reagito scrivendo questo romanzo”.
BABEL 2020 – COME PARTECIPARE
Anche quest’anno tutti gli incontri sono a entrata libera, ma per permettere al maggior numero possibile di persone di seguire il festival – e garantire la massima sicurezza nel pieno rispetto delle normative vigenti – chiediamo di prenotare il posto in Teatro contattando l’Ufficio turistico di Bellinzona per telefono allo 0041 (0)91 825 48 18 oppure via e-mail scrivendo a prenotazioni@babelfestival.com. Per la serata di apertura al Convento delle Agostiniane di Monte Carasso, è possibile prenotare tramite e-mail scrivendo a prenotazioni@babelfestival.com.