Lugano, ritorno a SlowLake
Dagli appunti del Covid-19 ecco una Zurigo viva a metà, l’ex Bronx alla Foce di Lugano e l’improvvisazione.
Di Marco Jeitziner
Pubblichiamo un contributo apparso in Ticino7, questa settimana allegato del venerdì (causa festività) a laRegione.
“Lugano, abbiamo un problema!”. Dalla missione Covid-19, l’asintomatico tentava di comunicare invano col Centro di controllo nasale di Cape San Martin. L’unica certezza di quei tempi incerti erano i tamponi nelle narici, le multe sensibilizzatrici da 100 franchi e, soprattutto, i bei ricordi da “lockdown”. A fine giugno, luglio pareva fosse il mese di una nuova fase dopo la “fase 3”, invece si torna a una semi “fase 2”. Oibò, si marciava all’indietro come gamberi di lago. Si era intrappolati in un circolo temporale come in quel film: luglio “mese della marmotta”.
Fuga zurighese
Per la sua missione Covid-19 l’asintomatico volle assicurarsi di quale (a)normalità ci fosse in quel di Züri City. Erano i giorni di nuove quarantene tra discotecari a causa di un maledetto infetto. Evitò qualsiasi club e trovò alloggio nella vivace Langstrasse. Subito si accorse che, rispetto alla cittadina sul Cassarate, in quella sulla Limmat giravano pochissime mascherine. Giretto al Bäckeranlage con le sue festicciole private, poi panino all’americana allo Stubä: non c’erano meno posti a sedere come a Sud, ma solo più plexiglas tra i tavoli. Dj e ambiente al Kern Bar, infine in Europaallee un vinello all’enoteca “Provins” vallesana, anche perché una merlottiana-ticinese forse manco esisteva. E poi? Beh, poi tutti a casa. A mezzanotte la città più vivace della Svizzera era morta: surreale. Si rifece il giorno dopo. Siccome sul Ceresio le rive accessibili erano rare (come gli asintomatici super contagiosi), trasse grande gioia a Wollishofen e nei parchi immacolati al Mythenquai. No, non fu un miraggio, quelle che vide erano davvero delle griglie pubbliche a gas! La cartolina turistica raccattata alla Rote Fabrik recitava un simpatico “I love Züri”. Giunse il tempo del rientro a Sud.
Una movida diversa
L’evento “SlowLake” gli ricordava vagamente un altro festival ante-virus. Nell’era del “Covid-19”, anche Lugano era un gamberone di lago cotto sulla pietra ollare, però si dava da fare come poteva, anche se con tanta, troppa improvvisazione. E metti un food-truck ma togli l’alcol, aggiungi sabbia ma non c’è lago, togli cestini e rimetti i securini, via i bocia ma inventa un’app ecc. ecc. Imposero mascherine nei treni e lui ne comprò una da un franco, made in China, e appena se la mise l’elastico si spezzò. Avevano dato la carica virale in picchiata, dunque era più probabile tagliarsi con una scheggia di vetro alla Foce del Cassarate che non infettarsi o infettare qualcuno. O forse no? Boh!
La Foce fu il tema del mese: da nuovo Bronx a deserto securizzato. Pare fosse come certi bassifondi metropolitani dove nemmeno la polizia osa andare. Due i rituali della cafonaggine giovanile. Il primo, far suonare più boombox possibili per avere il massimo della cacofonia. Il secondo, spaccare più vetro possibile a terra rendendoci tutti novelli fachiri. Proprio non si capiva come mai non riuscissero a centrare i grossi bidoni dell’immondizia… Il ritorno a “SlowLake” gli riservò un taglietto a un piede, mentre da Cape San Martin lanciarono nuovi razzi proibizionisti. La sera quel luogo splendido divenne mezzo vuoto, tutti erano dall’altra parte del fiume, inclusi molti giovani e benvenuti turisti elvetici. Oh, finalmente Lugano ritornò svizzera.
LITTERING
Il 9 luglio Lugano ha vietato l’accesso nei weekend dalle ore 20 alla Foce del Cassarate, possibile solo con un’app di tracciamento e al massimo 200 persone (fonte: cdt.ch). Finora con poco successo. Motivo: lo squallore giovanile riferito dal portale tio.ch già in maggio e poi ancora in luglio, constatabile ogni mattina dagli avventori che ne dibattono ogni giorno. Ora, se può capitare di “dimenticare” o di non vedere dei rifiuti quando è buio, alla Foce il littering è sistematico da mesi e in aumento da quest’anno. Pare che persino delle ragazze facciano a gara per chi sporca di più. Mal si capisce perché Lugano applichi poco la Legge anti-littering: una multa da 100 franchi farebbe ragionare certi personaggi. Mal si capisce perché mandare via la gente e punire tutti. Ma per alcuni l’importante è che qualcuno pulisca, e cioè che gli spazzini facciano il loro lavoro, così come la polizia. A Lugano quello che manca è un personaggio come “Bob”, alias Jean-Pierre Macherel, spazzino alla Gruyère arcistufo di pulire ogni volta, nonché gestore di una buvette. Come dice generations-plus.ch nel 2016 gli è bastato denunciare il littering tramite Facebook e poi YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=Icttg-VGTac) per ottenere soluzioni immediate (almeno il giorno dopo). “Bob” criticò anche i genitori dei mocciosi maleducati, rei di non avere “il coraggio” di andare a vedere dove andassero e quanto sporcassero. Come a Lugano, a meno che dei genitori ci confermino il contrario. Il video di “Bob”, visto oltre 100mila volte in meno di 48 ore, fece ripulire completamente il sito. Da chi? Dai genitori e dai loro figli zozzoni, giunti già la sera prima muniti di sacchi dell’immondizia. Ah, se sul Ceresio ci fosse uno come “Bob”!