Cosa, non ti ricordi il finale?!
Quando tutto “è solo noia” e le attività casalinghe si sono esaurite, provate a salire su un albero coi vostri figli. Partendo dalle pagine di un classico, per eempio.
Di Laura (la Ficcanaso)
Pubblichiamo un contributo apparso in Ticino7, allegato del sabato nelle pagine de laRegione.
“Se andiamo in cortile porto con me il quaderno della noia. Certamente avrò qualcosa da scriverci”. Consapevoli che la positività è tutto, specie nell’infanzia, convinciamo le creature all’ora d’aria. Ci tiriamo dei frisbee, giochiamo a palla, malediciamo per l’ennesima volta l’aver perso le chiavi della bicicletta, guardiamo il triangolo di cielo azzurro. All’adulta che invece di lavorare si impegna a farla ridere riserva un’occhiata compassionevole: “Si vede che lo fai solo per farci divertire”. Ero pronta alla regressione, forte delle mie letture impegnate fatte di newsletter Parenting del New York Times. E invece mi ritrovo di fronte a sprazzi di preadolescenza che hanno pensato bene di approfittare della pandemia globale.
Il pongo, che nelle prime settimane sembrava magico, diventa proibito. Noioso il pongo, noioso il libro, noiosa la doccia, noioso darsi lo smalto, noioso tagliarsi i capelli. L’inizio dello scontro è arrivato con Il barone rampante di Italo Calvino. L’audiolibro ci ha innamorati, facevamo quasi tenerezza la sera tutti incantati ad ascoltarlo. Ridere a sentire di Cosimo Piovasco di Rondò che stabilisce il suo bagno nel fiume Merdonzo, intenerirsi e piangere per l’amicizia libresca e avventurosa con il bandito Gian de Brughi, sognare di fronte all’amore del Barone per Violetta. “Si conobbero. Lui conobbe lei e sé stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e sé stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così”. Un pezzetto ogni sera, sembrava di salire sugli alberi anche a noi. Fino al capitolo finale. Che gli adulti non si ricordino il finale viene considerato imperdonabile. “Cosa leggete a fare se non ricordate il finale? E soprattutto se non ricordate se si sposano o no?”.
Il vero finale, così poetico e fedele alla natura del Barone, non soddisfa l’uditorio bambino. Ci arrampichiamo sugli specchi dicendo che il viaggio conta più della meta, tiriamo in ballo i gusti, il bello di discutere di cose di cui non siamo d’accordo. Fino a ieri eravamo l’adulto salvifico e depositario di certezze. Oggi siamo ebeti di mezza età che cercano di far ridere e non ricordano il finale dei libri. Non tutto si è fermato. Noi siamo andati avanti. E ci godiamo il viaggio (senza trascurare il finale).