Sogno, 20 marzo 2020

Una poesia inedita di Vanni Bianconi, fra code, isolamenti e brutti sogni.

Di Vanni Bianconi

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato nelle pagine de laRegione.

Il fiume è la Moscova
scesi nel sottopasso
attraversiamo il ponte
è notte, metà marzo,

arrivati a metà fiume
il ponte si apre, si eleva,
come fuori dal sogno
i ponti sulla Neva

noi ci guardiamo
ci teniamo stretti
non io a te tu a me
ma al suo parapetto 

che si alza piano nell’aria
ci allontana dall’acqua
ciò che conoscevamo
si fa sempre più obliquo –

la congrega dei campanili
statue agli eroi sbagliati
code al supermercato
code per gli ospedali

e obliquo rimane lo sguardo:
se da qui l’abbraccia tutto
non sa cosa promettere
dovessimo tornare indietro –

appesi senza toccarci
siamo stretti al metallo
(come fuori dal sogno
il mio collo e la tua spalla)

senza sapere quando
culmina, si ferma, ritorna,
se terremo duro, e perché,
come fuori dal sogno. 

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