La scelta di Amanda

Responsabile di un’importante azienda, Amanda Pizzagalli è soprattutto una credente che non ha avuto paura di “cambiare”.

Di laRegione

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

“Non so se sia stato più emozionante vedere come mi guardava mia madre mentre mi battezzavo oppure guardare lei mentre si battezzava”. Amanda Pizzagalli, cresciuta fino ai 20 anni come cattolica, ha scoperto per caso la religione protestante evangelica e si è convertita; prima lei, poi sua madre. Pensava che volessi intervistarla solo sul suo percorso da apprendista a direttrice di una ditta di pavimentazioni e si sorprende che invece mi interessi anche il suo percorso religioso. 
Ma è difficile scindere l’uno dall’altro, perché Amanda Pizzagalli comincia a parlare di sé stessa così: «Lavoro per Cogesa dal 2006, anche se nel mezzo sono partita 3 anni a studiare tedesco; l’anno scorso ho preso la posizione di presidente del Consiglio di amministrazione. Come fanno sempre le donne, all’inizio pensavo di rifiutare perché non mi sentivo all’altezza… Poi però ho pregato molto e il Signore mi ha detto che era la cosa giusta e che mi avrebbe guidata. Così ho sentito che non portavo tutto il fardello da sola sulle mie spalle e ho accettato. Nella mia vita accade proprio questo: arrivo fino a un certo punto, poi quando sono giunta sulla soglia del mio limite, arriva Lui».

Percorso religioso
Dopo un’infanzia segnata da un’educazione cattolica, è seguita l’adolescenza e come accade a molti anche Amanda si è allontanata dalla Chiesa. Per caso poi un giorno ha accompagnato una cugina a un culto evangelico. «Non ne avevo nessuna voglia, ma ha insistito e allora ci sono andata. Sono entrata nel tempio e mi ha colpita subito il modo spontaneo di pregare e di stare insieme. Io ero credente perché me lo avevano insegnato, ma non avevo nessun dialogo con il Signore. Lì ho visto persone che vivevano davvero quello che stavano facendo, e quello che stavano facendo era cercare Dio. La mia vera fede è cominciata lì, era arrivato il mio momento; dopo un anno mi sono battezzata di nuovo, questa volta con consapevolezza». Era il 2010, aveva 21 anni. 
I suoi genitori hanno accettato la conversione della figlia e dopo qualche tempo la mamma e la sorella l’hanno seguita: «Ora mia madre organizza eventi benefici per raccogliere fondi e acquistare beni primari destinati alle persone che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, e mia sorella è una sua grande aiutante».

Da un culto all’altro
I protestanti evangelici, mi spiega, hanno la stessa fede dei cattolici, ma hanno un rapporto diverso con le figure ecclesiastiche e hanno i pastori che si sposano. Durante il culto si canta molto e si suona; chiunque può dire: «Ho portato una canzone» oppure «ho una parola da dire». Il luogo è un grande salone con il posto per il culto, una saletta con una maestra che tiene i bambini durante la funzione, la cucina e i bagni. La loro comunità, basata a Lugano, ha una coppia di sposi che la guida. «È come se avessimo un pastore e una pastora, cioè una famiglia che conduce il culto e tiene unito il gregge. Ci vuole l’uomo per l’equilibrio e la donna per la tenerezza. Secondo noi una coppia con figli è l’ideale per capire tutti i problemi di ogni membro».

La vita ha più senso
Amanda è diventata responsabile del Gruppo Giovani, che all’inizio consisteva in quattro persone. «Ho iniziato a studiare teologia anche per questo: volevo capire come attirare i giovani alla fede, mostrare loro che se sei credente tutto il creato è pieno di senso. Ho l’impressione che nei Paesi più benestanti ci sia meno spiritualità, come se i soldi potessero davvero dare il benessere. Ma il soldo è un ottimo servo e un pessimo padrone». Amanda ha organizzato il culto del venerdì, dedicato ai ragazzi, in cui si prega e si parla di paure, di sogni, di fede e delle difficoltà della vita. Si legge il Libro come un testo spirituale, ma anche come un manuale pratico di vita. Si va in viaggio missionario. «Adesso siamo 30 ragazzi», annuncia.
Mentre lavorava, prima di diventare direttrice, Amanda aveva fatto la maturità serale e poi si era iscritta a Teologia all’Università di Como. Ora ha da poco concluso la sua tesi, in cui racconta dei duecento Locarnesi riformati che nel 1555 dovettero fuggire in esilio verso Zurigo, perché in Ticino le famiglie protestanti venivano perseguitate.
In questo inizio di primavera è stata a Gerusalemme e lì ha cercato di non sentire i mercanti della Via Dolorosa, quelli che da ogni parte cercano di venderti una croce, una boccetta di acqua santa, una kippah, una mano di Fatima. «Avevamo una guida che ha preso la chitarra e ha cominciato a suonare. Abbiamo percorso tutta la strada cantando. Era una metafora della vita. Attraversa la vita cantando e per te sarà più facile».

IL PERSONAGGIO
Amanda Pizzagalli ha 30 anni. È alla testa di Cogesa, ditta ticinese per le pavimentazioni stradali, industriali e sportive. È molto credente e considera che «il progetto della Chiesa sia il più fenomenale che Dio abbia mai escogitato». Si considera benedetta perché ha buone amiche, anche se molte di loro non credono come lei. È evangelica e sa che il nostro pianeta è stato formato da un Big Bang, ma ritiene ovvio che lo start lo abbia dato Lui. 

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