La Ficcanaso e l’eterno dilemma estivo: mare o montagna?
Perché scegliere quando si può aggiungere? Riusciremo a toccare tutte le mete desiderate, fregandocene delle latitudini. Forse.
Di laRegione
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Perché scegliere quando si può aggiungere? Massime tanto veritiere non possono valere soltanto per la valigia, pertanto abbiamo pensato bene di applicarle anche alle mete di vacanza. Il fatto che i giorni a disposizione siano sempre meno non può fermarci: riusciremo a toccare tutte le mete desiderate, fregandocene delle latitudini e prendendo in considerazione anche la possibilità di soggiorni in day hospital in alcune località. In questo modo le creature avranno la possibilità di godere di climi differenti, gli amici trascurati durante l’anno verranno recuperati e soprattutto cercheremo di fare quello che in ogni vita di coppia si cerca di fare ogni giorno con risultati contrastanti: salvare capra e cavoli.
In questo caso la capra e i cavoli sono il mare e la montagna, rispettivamente meta preferita di ognuno dei due componenti della coppia. Parlerò in prima persona, me lo concederete, come se tutto quello che state per leggere fosse successo realmente, nella ferma e manzoniana convinzione che quanto scrivo accada in tante delle nostre vite.
Quest’anno abbiamo cominciato con il mare, con un volo di linea, perché noi non voliamo low cost per scelta culturale ed è forse l’unico aspetto della vacanza su cui ci siamo trovati d’accordo. Un sacrosanto bagaglio in stiva ci ha consentito di portare tutto il necessario e di sfoggiare dei sandali che hanno attratto i complimenti di turisti e negozianti della località balneare in cui abbiamo sostato per poco più di 72 ore. Al mare abbiamo pescato meduse, nuotato con la maschera, raccolto conchiglie e visto i delfini. Il tempo di ripassare dal via per una sessione concentrata di lavatrici e siamo arrivati in montagna. Io inizio a dormire appena entro in macchina, lui propone playlist di tutto rispetto e si ferma su un passo dolomitico per dare il nome alle vette che abbiamo la fortuna di vedere. Al momento «indovina cos’è quello» mi esibisco in un name dropping geograficamente disinvolto e agghiacciante: le Tofane, il Sassongher, il Cervino, la Varella e risparmio il Monte Brè per carità di patria. Non che d’inverno le riconosca, aggiungo, ma almeno d’inverno ha senso andare in montagna.
Pochi giorni prima, in riva al mare di Sicilia, io raccontavo delle vacanze con i miei genitori: un mese in Sardegna o in Jugoslavia, con le chiappe bruciate dal sole, i capelli bianchi per la salsedine e le stelle marine pescate e ributtate in mare, i viaggi della speranza in cinque su una Uno con gommone ripiegato nel portapacchi e il motore incastrato tra le valigie nel bagagliaio, la borsa Mandarina Duck della mamma che custodiva salviette, fazzoletti, costumi, coralli, felicità. Al fresco delle Dolomiti persino lui diventa loquace ed esibisce la sua aneddotica di parte: la prima ferrata, la notte sul rifugio gelido prima di salire sul ghiacciaio, l’insolazione di suo padre, la Tridentina fatta a 13 anni e il guizzo rivolto oggi a una donna che non capisce e non capirà mai: che dici, ci proviamo?
Scorretti e sleali come i veri innamorati, sul finir delle vacanze attiviamo la survey di gradimento. Prendiamo le creature a tradimento e le interroghiamo su quanto fatto, pronti a segnare punti che l’anno successivo ci consentano di avere alleati nella sempiterna lotta. La grande vuole rinascere medusa (pare siano semi immortali, non devono sforzarsi a nuotare e viaggiano con la corrente nei più bei mari del mondo). La piccola giura che non farà più una gita in alta montagna e neppure un bagno in mare perché la piscina è molto più sicura. La battaglia, per l’anno venturo, è già aperta.
Instagram: @la_ficcanaso