Mettimi nel carrello
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Di laRegione
Inutile e anacronistico negarlo: internet è una grande invenzione, una fonte inesauribile di informazioni e una piattaforma senza rivali dove mostrare le proprie abilità e conoscenze. E acquisirne di nuove. Poi, certo, sta al nostro acume cogliere i dati obiettivi e affidabili, e scartare quelli dubbi e menzogneri. Anche di fronte al più bizzarro degli interessi e alla ricerca della più minuscola produzione (libraria, discografica, legata alla ceramica o alla metallurgia, o se collezioni meteoriti e piante carnivore), nessun problema: se ciò che desideri esiste, è in vendita e ha un prezzo (nuovo o di seconda mano) difficile che qualcuno non ne abbia fatto un’opportunità di commercio digitale. Spesso si accusa la rete di essere uno sterminato bazar del consumismo, dove per pochi franchi porti a casa oggetti che hanno la vita di un chicco di grandine a Ferragosto. E il bello è che sono loro a cercarti, grazie a quei mirabolanti meccanismi che vivono nei motori di ricerca: per errore hai guardato 20 secondi di un tutorial su YouTube che spiega il «punto croce»? Trascorsi una manciata di minuti, nel tuo portale di news preferito qualcuno ti offre un grazioso set di ferri da maglia e 20 gomitoli di lana, direttamente dalla Nuova Zelanda. Che fai? Rinunci? No, metti tutto nel carrello, sospinto da un «codice promozionale» che garantisce uno sconto del 30% e un «irrinunciabile» buono acquisto per la tua prossima visita. Per spiegare alla tua dolce metà che hai speso 150 franchi in «lana vergine» facendo un affarone avrai tutto il tempo del mondo. Una vita intera (forse).