L’intelligenza artificiale impacchettata sotto l’albero
È utile, brillante, onnipresente, ma siamo davvero pronti a lasciar giocare i nostri figli con il nuovo prodigio della tecnologia?
Di Katiuscia Cidali
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato a laRegione
Parte oggi la nostra nuova rubrica sulla salute mentale, perché la testa, proprio come una libreria, ogni tanto va riordinata: c’è sempre una pagina infilata al contrario, un volume che sporge troppo e una storia lasciata a metà. Questo sarà dunque uno spazio dove mettere in fila pensieri, dubbi e quelle domande che ci fanno compagnia alle tre di notte.
In questo primo appuntamento, affrontiamo un ospite che si è già accomodato sul nostro divano senza chiedere permesso: la tecnologia. È utile, brillante, onnipresente, ma siamo davvero pronti a lasciar giocare l’intelligenza artificiale con i nostri figli? Proviamo a capirlo insieme qui, senza filtri e con un sopracciglio sollevato.
È ancora il tempo delle caldarroste in piazza e delle prime foglie ingiallite sugli alberi, e già i grandi magazzini cercano di proiettarci verso il Natale. Giorno dopo giorno, sugli scaffali si moltiplicano le proposte per i più piccoli: giocattoli che fanno brillare gli occhi ai bambini e costringono i genitori a studiare percorsi alternativi per evitare interi reparti, pur di non passare davanti a quelle irresistibili ‘esche’. Tra le proposte più classiche e quelle più tecnologiche ce n’è una che ha catturato la mia attenzione. È un giocattolo in vendita da Manor, che viene definito come ‘La magica novità con l’IA’. Si tratta in sostanza – cito la spiegazione del negozio – di un amico ologramma interattivo che stimola la creatività e la curiosità con storie avvincenti, indovinelli divertenti e conversazioni magiche, senza bisogno di passare il tempo davanti allo schermo. Il giocattolo, che si chiama ‘AI Crystal Ball Ellie & Dragon Ember’, si presenta come una sorta di sfera con all’interno un personaggio (un drago o una fata), che è appunto un ologramma che può interagire con bambini dai sei anni in su.
Un gioco, tante domande
Bene, verrebbe da dire, ben venga un gioco stimolante che possa intrattenere un bambino tenendolo lontano da tablet e telefonini. Questa nuova proposta mi incuriosisce e voglio saperne di più: cercando in rete, tra le poche informazioni presenti, apprendo che il giocattolo può ricordare nome, progressi e preferenze di chi lo utilizza. E così iniziano a sorgermi diverse domande: un gioco di questo tipo è davvero adatto a un bambino di soli sei anni? I dati raccolti dalla sfera magica come vengono gestiti? Siamo pronti a far conoscere l’intelligenza artificiale ai bambini?
Riguardo ai dati e alla privacy il portavoce Manor conferma che il giocattolo è collegato alla rete internet, ma assicura che il produttore Artificial Imagery Products, LLC di New York, “conferma che il prodotto è rigorosamente conforme alle disposizioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE (GDPR)”. Mentre, riguardo all’età, il portavoce risponde che “il consiglio del produttore è di mettere in funzione l’articolo insieme ai genitori”. Chiediamo a Manor se non ritenga che sarebbe stato corretto specificare che il gioco può ricordare nome, progressi e preferenze del bambino. La risposta: “Queste informazioni sono anch’esse regolamentate nelle norme sulla protezione dei dati. I progressi e i promemoria possono essere salvati finché non vengono eliminati da un genitore”.
D’accordo, insomma, apprendiamo che il gioco è rivolto a utenti dai sei anni in su, ma che per finire dev’essere gestito insieme a un adulto… Facciamo presente un altro punto: definire ‘conversazioni magiche’ quelle che un bambino può intrattenere con il gioco può non essere chiaro per un genitore. E chiediamo quindi se questi aspetti sensibili non andrebbero spiegati meglio al cliente. Concisa la risposta del portavoce Manor: “‘Conversazioni magiche’ si riferisce ai principali personaggi dell’AI Ball – l’elfa ‘Ellie’ e il drago ‘Ember’, con i quali si può interagire”. Rimaniamo scettici di fronte a questa spiegazione e chiediamo dunque come vengano scelti i nuovi giochi per bambini da mettere in vendita. “Nella selezione – risponde il portavoce – prestiamo attenzione a proporre un mix equilibrato di giocattoli classici per tutte le fasce d’età, dei marchi di giocattoli più conosciuti, delle tendenze attuali e delle novità, tra le quali rientra l’AI Crystal Ball”. Novità, che è anche l’unico giocattolo proposto da Manor con IA.

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La psicologa
‘La relazione virtuale è troppo compiacente’
Alla luce delle criticità emerse interpelliamo Michela Bernasconi-Pilati, psicologa e psicoterapeuta, per chiederle se intraveda dei rischi nel portare nelle case questi giochi. Il primo tema su cui poniamo l’attenzione è quello della magia, perché un bambino di sei anni ha una concezione tutta sua di questa dimensione, come può dunque gestire le conversazioni con l’intelligenza artificiale e capire che l’ologramma è soltanto un personaggio virtuale? «In genere un bambino di sei anni integra in maniera naturale ciò che è magico con ciò che è reale, la distinzione tra le due dimensioni non è netta e chiara; questa confusione permane nelle rielaborazioni delle esperienze. Anche per un adulto non è sempre scontato restare in questa distinzione, immaginiamoci per un bambino».
Infatti anche gli adulti – evidenzia – quando si interfacciano con l’IA, pur sapendo che l’interlocutore è generato da un sistema informatico, nello scambio si comportano come se si trattasse di un’altra persona. «L’essere umano è profondamente legato al linguaggio: quando la risposta che riceve è simile a un vero scambio tra persone, la linea di confine si fa sottile e la mente emotiva smette di distinguere. Il semplice gesto di salutare o ringraziare una chat di intelligenza artificiale rivela quanto sia difficile separare davvero il razionale dall’emotivo, nonostante le nostre competenze cognitive», spiega Bernasconi-Pilati.
E se il bambino non fa la distinzione, qual è il rischio? «In generale i problemi maggiori sono a livello relazionale e di costruzione di identità. Nello scambio con l’IA si assiste a un’interazione costruita su misura per il destinatario: immediata e veloce, la risposta è progettata per restituire un’immagine di sé sempre positiva e rassicurante». Senza ostacoli da affrontare, il bambino non impara a risolvere i problemi: la frustrazione è ridotta al minimo, così come lo spazio per le emozioni negative, come se queste non dovessero essere vissute. Tutto ciò non lo aiuta a percepirsi come parte del mondo, ma piuttosto come il suo centro. «L’interazione con questo personaggio virtuale potrebbe diventare una modalità in cui specchiarsi per sentirsi unicamente giusti, perché impostato sulla gratificazione, in contrapposizione agli scambi reali che non lo sono sempre. Per sviluppare una personalità sicura, ma anche empatica e sociale ci vuole un buon equilibrio dei vari aspetti, che vengono distribuiti dalle stesse fonti».
Quello che a prima vista parrebbe un enorme vantaggio, finisce per avere contraccolpi emotivi importanti. Come già detto, «l’immediatezza e la disponibilità della risposta in realtà possono portare il bambino a non sviluppare pazienza e creatività, qualità che sviluppa per sopportare gli spazi e i vuoti creati dalla latenza tra richiesta e risposta». Quando il bambino si rivolge all’adulto, capita che questi non possa occuparsi immediatamente dei suoi bisogni (di stimolazione e gioco); quest’ultimo impara che deve anche un po’ cavarsela da solo e trova il modo di inventarsi qualcosa. Il bambino esplora così modalità tutte sue di realizzare e riconquistare benessere. «Gli stessi oggetti a sua disposizione possono animarsi per diventare protagonisti di una narrazione di gioco su misura del bambino, che impara a gestire i limiti e le imperfezioni sia del mondo esterno che le sue, trovando buoni compromessi». Per tutto questo sono necessari creatività, coraggio e fantasia. Tutte caratteristiche fondamentali per affrontare la vita anche in futuro.
