Swiss Riot Girls: il coraggio e le idee fanno la differenza

Un podcast della RSI ricorda 7 donne fuori dagli schemi, controcorrente, che hanno lasciato il segno. Alcune sono svizzere, altre da noi ci hanno vissuto

Di Valentina Grignoli

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, allegato del sabato a laRegione

Sono donne e sono le protagoniste del nuovo podcast quindicinale Anna – Swiss Riot Girls! – disponibile dal 20 ottobre – con il primo episodio sulla piattaforma rsi.ch/podcast. Di loro parleremo perché, seppure abbiano fatto il diavolo a quattro per rimanere impresse nella storia e nella società, oggi in pochi si ricordano chi sono… Eppure hanno lottato anche per noi, donne e ragazze di oggi. Sette donne e sette ritratti, e per ognuno un diritto calpestato commentato da ragazze e ragazzi che frequentano le scuole superiori, ai quali si passa il testimone per continuare la battaglia, se vorranno. Ma chi sono le Swiss Riot Girls protagoniste del podcast? Anna Göldi, Emma Herwegh, Elsa Barberis, Leny Bider, Gabrielle Perret-Gentil, Annemarie Schwarzenbach e Sabina Spielrein. Solo sette, ma in realtà molte di più. Abbiamo scelto di dare voce a loro perché testimoni di un’epoca, un ambito e un diritto particolare.

Perché mai un podcast simile?

Ricorrono i cinquant’anni del voto alle donne in Svizzera. Pochissimi, e sembra oggi incredibile a me, mamma e professionista quarantenne, che appena più di mezzo secolo fa il Paese in cui vivo non volesse dar voce alle donne. Qualche anno fa scrivevo un articolo sulla mostra realizzata da Amnesty International per ricordare il suffragio femminile attraverso le immagini di propaganda. Ho stampato le campagne pubblicitarie di allora e le ho tenute vicine a me, mi avevano risvegliata. Dopo è arrivato lo sciopero del 14 giugno, un momento incredibile e indimenticabile. Realizzando poi un documentario per la radio sulla prima volta al voto di alcune donne ticinesi, svizzere e immigrate, mi sono imbattuta nel progetto Omaggio21: una collezione di ritratti che storiche, scienziate della cultura e della civiltà e sociologhe di tutta la Svizzera hanno scelto e presentato, circa otto per cantone. Quante storie, quanti ritratti, che mai avevo sentito e che spesso mi divertivano per la loro irriverenza. Di queste poi i ragazzi delle classi superiori di ogni cantone ne eleggevano due da esporre graficamente sui muri di Berna. Parallelamente ascoltavo il podcast della scrittrice Michela Murgia (‘Morgana’), nella quale racconta di donne conosciute fuori dagli schemi, strane, pericolose, esagerate, tutte diverse e difficili da collocare, ma che in comune hanno che si sono fatte e gestite da sole. Ho deciso allora di proporre un podcast, tutto svizzero e al femminile, che raccontasse le protagoniste di avventure non conosciute da tutti, ma soprattutto non amate da tutti. Che magari non avevano le virtù delle brave ragazze, ma che avevano lottato coi denti e a volte con la vita.


Anni Novanta: la copertina del primo numero della fanzine americana ‘Riot Grrrl’ di Molly Neuman e Allison Wolfe. Simbolo delle controculture, per produrre una fanzine bastavano idee, dei fogli A4, una macchina da scrivere, una fotocopiatrice e ritagli di carta stampata. © Fales Library NYU / Feminist Press

Donne riottose, ragazze che gridano, e fanno rumore con la propria musica

Spazzare via la polvere dal passato e renderlo appetibile ai ragazzi di oggi, perché le storie gli parlino e li facciano discutere, è una sfida che mi ha sempre affascinata. Il podcast quindi è dedicato a loro. Non con il loro linguaggio – sarebbe tremendamente artificioso visto che a scriverlo è una 40enne – ma con un clin d’oeil alla ragazza che sono stata e alla musica della mia adolescenza negli anni Novanta. Negli States esisteva un movimento musicale femminista e indie/punk rock chiamato Riot Grrrl. Forse qualcuno ricorderà le fantastiche Bikini Kill, le Sleater Kinney, Le Tigre… Perché quindi non affiancarle alle mie lady svizzere un po’ più attempate? Questa musica, e un brano che caratterizza fortemente la protagonista di ogni episodio, comporranno una colonna sonora eterogenea e decisamente folle. Ma non solo, il podcast per ancorarsi alla contemporaneità ha avuto bisogno di una ragazza che oggi fa gridare e ballare il pubblico giovane. La musica di Camilla Sparksss – artista svizzero-canadese che spazia dall’electro punk alla dance – è venuta a noi come la cosa più naturale del mondo! La sua voce colora la sigla, e il materiale dei suoi brani dà vita alle protagoniste di Anna – Swiss Riot Girls!


Un cartellone di propaganda contro il voto alle donne.

Siamo in tanti

C’è la mia voce, sono una giornalista e lavoro nel mondo dell’audio, ma c’è anche quella delle ragazze e dei ragazzi che hanno accettato di commentare le storie di Anna, Elsa, Leny e le altre. Il podcast è prodotto dal settore digitale del Dipartimento cultura e società della Rsi, e Amnesty International ci ha aiutato a fare rete. L’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino mi ha avvicinata a Omaggio 21 e fornito materiale in quello scrigno di storie che si trova a Massagno; e la Casa museo Luigi Rossi ci ha dato la foto, a me carissima, che ritrae una ragazza in posa per il dipinto Canto dell’aurora qui reso in chiave decisamente più pop. L’Associazione ticinese degli insegnanti di storia spero avrà il piacere e la voglia di fare ascoltare e commentare i podcast anche ai loro studenti!


Immagine tratta dalla copertina del libro di Eveline Hasler ‘L’ultima strega’ (Armando Dadò Editore, 2013) dedicata alla figura di Anna Göldi.

LA ‘STREGA’
Anna Göldi è stata l’ultima strega a essere uccisa in Europa, la prima a essere riabilitata nel mondo. Cosa significa? Che 200 anni dopo la sua morte in un processo di stregoneria, Anna viene dichiarata innocente. Lei è una donna a servizio di una nobile famiglia tra le alte vette di Glarona quando viene condannata: una delle figlie del medico Jakob Tschudi, il suo ex datore di lavoro, ha iniziato a vomitare spilli. Non due ma fino a 100. È il 1782, e Anna è accusata di avvelenamento perché quando stava ancora lì, come cameriera, la piccola Anneliggeli gli spilli li trovava nel latte. Ma sarà vero? Di certo c’è solo che la stessa Anna, attraente e florida 46enne che non dimostra la sua età ma che porta con sé parecchi segreti, aveva giorni prima denunciato il dottor Tschudi per molestie sessuali, a un tribunale di cui lo stesso faceva parte come giurato. E che dopo quel giorno lui e la sua famiglia non le avevano più dato tregua. Fino alla fine.

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