Ibiza, amor y libertad
State organizzando le vacanze? Non preoccupatevi, in questa meravigliosa isola c’è posto anche per voi
Di laRegione
Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.
Il poeta ribelle Carlos Oroza la amava visceralmente. Per lei lasciò Madrid abbandonandosi a una vita dove si respirava un’atmosfera di libertà, uno stato di grazia fonte di ispirazione e creatività esplosiva. La sua musa era un’isola nel Mar Mediterraneo, indovinate quale?
Una delle isole spagnole dell’arcipelago delle Baleari famosa soprattutto per la sua anima nottambula. Mecca europea del divertimento «sul cubo» e della trasgressione. Quello che succede lì rimane nell’album dei ricordi che a fine estate viene soffiato via dall’altra anima di Ibiza (o Eivissa): quella dai ritmi cadenzati. «What a dream» cantava Patti Page nel 1954, spopolando nelle classifiche dei singoli più venduti negli Stati Uniti. A proposito di sogni, proprio in quell’anno Joan Mari, anonimo carpentiere di Sant Carles, diede il la a uno degli emblemi di Eivissa: «Las Dalias», nato come ritrovo per gli isolani in cerca di due chiacchiere e una bevuta a cui il figlio Juan, a metà anni Ottanta, ha aggiunto un mercatino hippie esterno. Un crocevia dove negli anni Bob Marley, Keith Richards, Janis Joplin e altri artisti amavano rifugiarsi lontano dalle luci della ribalta.
Sono passati 65 anni e ci si chiede se, come spesso accade, l’energia di quell’epoca esista ancora. «Tutto è cambiato, l’isola, la gente, il mondo», Juanito (così lo chiamano tutti) mi parla lentamente (forse teme che il mio spagnolo non sia lesto): «Mio padre aprì ‘Las Dalias’ pensando alla gente del posto, a quell’epoca non c’erano turisti, alberghi, aeroporto e tantomeno discoteche. Sono nato nel 1961, quando ero piccolo gli avventori del ristorante erano soprattutto turisti inglesi che alloggiavano a Sant Antoni (la località più glamour dell’isola, ndr). Tutte le sere tavole imbandite, allegria e fiumi di champagne tra uomini in smoking e donne vestite da dive di Hollywood». Negli anni Settanta spuntano hotel che popolano le coste e si accaparrano le zone più ambite dell’isola. Strutture che oggi hanno una cera piuttosto obsoleta e che devono fare i conti con il passare degli anni. «Il boom turistico di Ibiza esplose negli anni Ottanta. Di pari passo sbocciarono le prime quattro bancarelle fuori dal nostro ristorante; oggi sono più di 200, mi pare incredibile».
Istinto
Spesso il propulsore di un successo annunciato è il classico «salto nel buio». Era il 1985, Juanito molla l’Università di Madrid e torna a Sant Carles, proponendo al padre di dedicare uno spazio nel giardino del ristorante ad una sorta di mercatino di seconda mano. «Una manciata di bancarelle che ogni settimana aumentava vertiginosamente. Arte di tutti i tipi: fabbri che trasformano il ferro in oggetti di arredamento freak, orafi dal tocco alternativo, cartomanti, c’era pure una ragazza svizzera che faceva dei dolci tipici pieni di burro, deliziosi». Dopo più di 40 anni ci sono 3 facce del popolare mercatino: estivo, notturno – perché di giorno stare sotto la «stinca» del sole a 40 gradi non è molto piacevole – e, dulcis in fundo, quello natalizio in cui si può sorseggiare del gustoso «Glühwein». «Durante la stagione ‘caliente’ abbiamo dalle 15mila alle 20mila persone che ci vengono a far visita tutti i giorni. Mai avrei pensato che ‘Las Dalias’ arrivasse a toccare vette così alte. Sono felice di aver seguito un’intuizione, mio padre ne sarebbe felice se fosse qui oggi». «Erano gli anni della guerra in Vietnam, del movimento culturale hippie, e molti giovani trovarono in Ibiza un luogo dove non importava a nessuno se avevi i capelli lunghi, ti vestivi in modo alternativo o se frequentavi le spiagge nudiste. Si respirava aria di libertà dove la parola d’ordine era: sii te stesso; ovvio, rispettando sempre la legge». Juanito parla di Eivissa con trasporto, passione. Si percepisce il suo andarne profondamente fiero. «In quegli anni le case di campagna vennero praticamente abbandonate, gli isolani scelsero la modernità delle città dove la luce, l’acqua e le comodità erano a portata di mano. Gli hippie furono una manna dal cielo: si innamorarono di quelle abitazioni spartane, immerse nella natura, dove per usare l’acqua corrente si andava fuori al pozzo e si illuminava casa alla luce romantica delle candele. Avvenne uno scambio spontaneo, autoctoni e stranieri trovarono il proprio spazio per convivere in armonia». C’era quell’integrazione che oggi sembra una chimera.
Dai campi alla musica elettronica
Prima di trasformarsi nella culla della fiesta Ibiza era un’isola rurale, dove l’attività principale era il lavoro nei campi. «Quando esplose il boom del turismo i campesinos di giorno lavoravano la terra, e la sera andavano a lavorare negli alberghi. L’evoluzione fa parte dell’essere umano, non c’è niente di male nel vivere la trasformazione di un luogo, anzi. Oggi l’isola è etichettata come luogo discotecaro e di perdizione. Sì, anche, ma non dimentichiamoci che, soprattutto a nord, ci sono luoghi incontaminati e con una natura incredibile dove il tempo si ferma: Santa Agnès de Corona, Portinatx, Cala de Sant Vincent. Nella mia vita non ho viaggiato quanto avrei voluto ma penso, e non lo dico in maniera arrogante o superiore, che come Ibiza non c’è nulla». Un’isola in cui coesistono energie apparentemente contrastanti che possono convivere in maniera complementare e totalmente libera».
SETTE COSE DA FARE & VEDERE
Anita
Il bar-ufficio postale divenne ritrovo degli hippies negli anni Sessanta. Oggi un’istituzione a Sant Carles. Qui si può sorseggiare la gutosa hierba ibicenca, un liquore a base di anice da gustare col flaò (torta di formaggio fresco).
Es Vedrà
Una roccia alta 382 metri in mezzo al mare a sud ovest di Ibiza su cui aleggiano leggende e misteri. Ora immaginatela al tramonto…
Yoga
L’isola è il luogo perfetto per trovare il «retreat di yoga» adatto alle proprie esigenze. Vuoi mettere fare un saluto al sole in riva al mare appena sveglio?
Mercatino hippie
«Las Dalias» è un’istituzione ibizenca: sarebbe una grave pecca non farci un giro e lustrarsi gli occhi con le innumerevoli creazioni variopinte che fanno caplino dalle bancarelle.
Santa Gertrudis
Una graziosa cittadina incastonata nel centro dell’isola dove si respira l’aria di un tempo.
Cala Boix
Un’insenatura nascosta tra le rocce dove ci si può rifugiare per respirare appieno la vastità del mare e connettersi con sé stessi.
Santa Eularia
Ideale per chi vuole trascorrere una vacanza rilassante in questo paesino tutto bianco che si affaccia a est ed è bagnato dall’unico fiume che scorre nelle Isole Baleari.