Fra Edy: uomo della gente che vive nella quotidianità

‘Volevo fare il prete, ma non mi piaceva l’idea di vivere da solo, di mangiare da solo’. Una bella storia

Di Sara Rossi Guidicelli

Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Fra Edy, al secolo Edy Rossi-Pedruzzi, è il guardiano della comunità dei Cappuccini di Faido. Vive e lavora nel convento, si occupa di varie attività, è stato cappellano all’ospedale e in casa anziani, va nelle scuole per l’istruzione religiosa. Crede che la compagnia e l’amicizia siano la parte fondamentale del ruolo di un frate. «Non faccio digiuni e non c’è bisogno di sottolinearlo», ride. «Trovo più importante condividere un momento, parlando della vita e dei suoi problemi». Per spostarsi guida
un veicolo elettrico Kyburz cabinato che viaggia a 30 km/h.

Nel 1991 Edy Rossi-Pedruzzi era un candidato all’ordine dei Cappuccini al Convento dei Frati di Lugano. Cresciuto a Bellinzona e poi ad Airolo, Edy si era iscritto al Liceo di Lucino. Padre Angelico, di fronte al suo desiderio di entrare in convento, gli aveva fatto una proposta concreta: «Vieni e guarda com’è. Capisci subito se sei fatto per questa vita».
E quella vita di lavoro in casa, nella vigna, in cucina, quella vita di preghiera, al giovane Edy era piaciuta. «Volevo fare il prete, ma non mi piaceva l’idea di vivere da solo, di mangiare da solo. Se i preti potessero sposarsi, non so se avrei scelto la vita del convento…», spiega schiettamente con la sua solita piega scherzosa.

La casa ritrovata

Ha studiato Teologia e Dottrina sociale della Chiesa. «Per me la vita del frate è nelle case della gente, nelle case anziani, a scuola. Per la strada. I frati devono occuparsi dei problemi della società, quindi il territorio lo dobbiamo conoscere. Se una mattina vado a fare una commissione, ci metto ore e ore, perché la nostra deve essere una vita all’ascolto degli altri, e di quanto bisogno d’ascolto c’è in giro ce ne rendiamo conto ogni volta che usciamo».
Nel 1993 ha preso i voti, nel 1996 è avvenuta la professione solenne e nel 2000 l’ordinazione sacerdotale, a Faido. «Ho passato un anno di noviziato nella Svizzera tedesca, ma poi ero contentissimo di tornare in Ticino. Mi dicevano che un Cappuccino è ovunque frate, ma io sono molto legato al territorio: qui a Faido mi sento veramente al mio posto». Ostello e convento, insieme a numerosi volontari, fanno l’orto e organizzano doposcuola, cineforum, colonia diurna estiva, serate a tema e molto altro. «Ci sono giornate dove vado all’asilo al mattino, in casa anziani al pomeriggio, poi passo in camera ardente e torno a
casa dove nel nostro giardino giocano i bambini», racconta Fra Edy.

Oltre la spiritualità

Siamo nel Chiostro del convento e da un’ora parliamo del percorso che fa un uomo per diventare frate e del ruolo che ha tra la gente. Faccio notare a Fra Edy che non ha mai ancora tirato in ballo il nome del Signore, mai una volta è stata pronunciata la parola Dio. Fra Edy ride: «Ti sembro un po’ ateo?». Poi mi racconta che per lui la religione è il vestito della spiritualità. «L’uomo ha dentro qualcosa che lo porta a guardare oltre, più in là, per questo si dice che è un animale spirituale. La religione è lo strumento per coltivare questa nostra parte intima e per realizzare bene la nostra vita. Lo dico anche in Chiesa: credere deve aiutarci a vivere bene; se invece la fede ci riempie di paure e diventa una gabbia, allora lasciamo perdere».
Fra Edy è per una Chiesa «in uscita», come dice Papa Francesco. Meno messe, se le chiese sono vuote, mantenendo le celebrazioni con più gente e più canti, più animazione. «A volte mi sembra un problema di comunicazione: abbiamo un ricco contenuto ma a volte non sappiamo come coinvolgere la gente, i giovani nel nostro messaggio. Dobbiamo imparare. Qui abbiamo creato un gruppo di lavoro con le parrocchie della Media valle per snellire l’amministrazione e ristudiare il piano delle celebrazioni. Ci vuole coraggio, bisogna liberarsi da quella gabbia e tenere solo il vestito».

Incontri importanti

Fra Edy ha avuto molti padri che gli hanno dato voglia di seguire un percorso religioso; ne cita alcuni, dicendo che ve ne sono molti altri: don Battista Ferrari, don Angelo Crivelli (con il quale ha fondato in gioventù il Gruppo Giovani della parrocchia di Airolo), don Eugenio Corecco, Frate Angelico, Padre Callisto… Ma uno può forse essere ricordato come il primo: Fra Gioanìn, di Bellinzona, che lui da bambino vedeva passare dalla finestra. «Era una figura mite, semplice, mi colpiva. Andava a fare la spesa e lo vedevo tornare con le borse piene; poi una volta si è fermato e ho visto che tirava fuori da una busta una tavoletta di cioccolato e se la metteva nella tasca del saio. Quel gesto mi commuove ancora oggi: nel suo essere dedito completamente agli altri, si era forse voluto tenere qualcosa per sé…».
La mia chiacchierata finisce in refettorio, con gli altri frati del convento e alcuni ospiti invitati. Si parla del più e del meno, di attualità, ma a tratti tutti stiamo zitti a gustarci i meravigliosi bucatini al sugo di guanciale di cinghiale e pomodori dell’orto di Fra Davide. Poi ognuno torna alle proprie occupazioni, più pratiche che contemplative.

 

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