Villeggiare. Il tempo delle libertà
Un originale documentario di Andrea Canetta – in onda alla RSI il 29 marzo nell’ambito di “Storie” – racconta le vacanze dei ticinesi tra gli anni ’50 e ’80 del secolo scorso.
Di Duccio Canestrini
Il Kenya, Napoli, la Tailandia. Che cos’hanno comune? Quasi nulla. Salvo essere destinazioni turistiche, più o meno esotiche. Salvo farci sognare un’evasione ora impossibile, in questo periodo di blocco della mobilità. Inutile smaniare, passerà. Che sia venuto il momento di rispolverare i souvenir di viaggio finiti sugli scaffali del garage? In un film d’archivio senza alcuna voce narrante, il regista Andrea Canetta ora ci propone un mosaico di flash vacanzieri che assembla vacanze documentate con la vecchia cinepresa Super 8 di papà, amatorialmente. Montaggio a stacco, accostamenti disinvolti. Sorrisi, pose plastiche, musica minimal. Zero commenti. Salvo qualche centellinata e brevissima intervista. A noi capire, a noi intuire relazioni, situazioni, motivazioni che hanno animato – tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta del secolo scorso – il tuffo degli svizzeri nel tempo liberato dal lavoro, il Tempo di vacanza.
Spiagge e corride
Indimenticabile la bambinetta che, evidentemente emulando la mamma, trascina una valigia enorme. E poi la testimonianza, in dialetto ticinese, di una signora, anonima e tranquilla ma evidentemente molto avventurosa, che nel 1974 mostra una sorprendente apertura mentale: bisogna andare via, staccare, vedere, esplorare la diversità del mondo. E i pericoli? Macché pericoli, se ti deve succedere qualcosa (di brutto) ti succede anche a casa! Sono immagini “ritrovate” che nel complesso suscitano tenerezza e molte emozioni. Ed è anche inevitabile la domanda: che cos’è cambiato nella vacanza, rispetto al secolo scorso? Be’, anzitutto i corpi nudi sulla spiaggia di Riccione: nessuno è tatuato, a differenza di oggi. Quanto all’abbigliamento è semplice ed elegante anche al mare, sono assenti mogli e mariti sbracati. C’è persino un pattinatore solitario, filmato in bianco e nero a Bolle di Magadino, che volteggia sulla superficie gelata del lago in giacca e cravatta. Cose di un altro mondo.
Voglia di andare
Di questi tempi è il turismo ad essere congelato. Ma passeranno i rischi di contagio e usciremo da questa crisi. Nel frattempo, il mondo con le sua grande varietà si presenta a noi senza necessariamente doverlo andare a cercare. Con i tassisti mediorientali, i ristoratori asiatici, la frutta esotica al supermercato, la musica afro. Usanze e culture diverse, messe in mostra anche al Musec, il bel Museo delle Culture di Lugano (che riaprirà i battenti il 19 aprile), dove non manca mai una riflessione antropologica sulla ricchezza della diversità. Quello che per fortuna non è cambiato, ha ragione l’anonima signora, è la sacrosanta voglia di andare.
PER SAPERNE DI PIÙ – Sette dritte, fra libri e film
Les vacances de Monsieur Hulot, film di Jacques Tati (1953)
Un classico, diretto da Jacques Tati. Il personaggio stralunato di Monsieur Hulot, in vacanza sulla costa bretone, appare qui per la prima volta, vestito di impermeabile e cappello.
Dal classico “Les vacances de Monsieur Hulot” (1953)
Dove vai in vacanza?, film in tre episodi, autori vari (1978)
Film collettivo nel quale il terzo episodio, intitolato Le Vacanze intelligenti, diretto e interpretato da Alberto Sordi, è un capolavoro di umorismo pre-vanziniano.
Dal film a episodi “Dove vai in vacanza?” (1978)
La storia della villeggiatura, di Maria Clelia Cardona (Edizioni Abele, 1994)
La villeggiatura (cioè fare vacanza in villa) raccontata come spazio privilegiato del piacere. I giochi, le feste e gli eccessi, vissuti come eccezione alla regola e come ritualità collettiva.
Breve storia delle vacanze, di Fruttero e Lucentini (Mondadori, 1994)
Dalla Bibbia al Club Méditerranée, un erudito e divertente excursus sugli usi e sui costumi vacanzieri dell’umanità.
L’invenzione del tempo libero, a cura di Alain Corbin (Laterza 1996)
Viaggio attraverso le molte facce del tempo libero. Dalle escursioni in montagna alle vacanze al mare, dal tennis della high society inglese al turismo popolare organizzato dal fascismo.
Andare a quel paese, di Duccio Canestrini (Feltrinelli, 2003).
Vademecum del turista responsabile. Per trasformarsi da consumatori di vacanze a protagonisti delle proprie avventure. Senza offendere la dignità altrui.
Turismo di massa e usura del mondo, di Rodolphe Christin (Elèuthera, 2019).
Dove il sociologo francese sostiene che la massificazione del desiderio turistico, camuffata da libertà di movimento, ha distrutto la dimensione simbolica del viaggio, trasformandolo in una “evasione”.