Una signora veloce

Di laRegione

Nell’afa del primo fine settimana di giugno raccogli le ultime energie per lo strappo che da Aquila ti porta al cartello azzurro: «Olivone». Se non fosse per il solito traffico, invero poco rispettoso di chi pedala (ma è sempre colpa della strada, mai abbastanza larga, si sa), lo sforzo vale comunque la vista dal basso degli oltre 2’200 metri del Sosto, il «Cervino della Val di Blenio» secondo alcuni. Per i più piccoli il Toblerone de’ noantri. «Dai che arriva il falsopiano…» ti fai forza, mentre già lo misuri. Quando da dietro senti un brusio simile a un coleottero che ti ronza sul casco. Che la tua forma non sia delle migliori è già stato sottolineato a casa, un paio d’ore prima; ma che un gruppetto di ultra sessantenni ti superasse in scioltezza prima dell’agognato Gran premio della Montagna proprio non te l’aspettavi. Con un gesto d’orgoglio ti alzi sui pedali per provare a ricucire l’attimo del sorpasso: infame, inaspettato, vigliacco. «Chi siete? Cosa fate? Cosa portate? Sì, ma quanti siete?». Sono tre forestieri e i fiorini toscani li hanno sperperati in bici elettriche e caschi hi-tech. Dunque risparmia il fiato per riuscire a ordinare una Rivella blu al Posta (anche se sogni una birra da mezzo). All’albergo scendi dalla bici, allenti le scarpette e con teatralità ti tocchi il ginocchio malandato che ti porti dietro dalle medie. Ma un déjà vu ti ripresenta una doppia fila di denti vista poco prima: in gran forma riecco la capogruppo che ti ha soffiato la Maglia a pois, quella che ti spettava di diritto. Sorride, accenna un saluto. Ricambi, ma è un gesto di circostanza: nella discesa salderemo i conti, bella mia! Coraggio permettendo.

 

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